di Andrea Pellegrino
Lo smaltimento delle ecoballe in Campania finisce al centro dell’inchiesta della procura napoletana che coinvolge il vicepresidente della giunta regionale – con delega all’ambiente – Fulvio Bonavitacola. L’inchiesta – coordinata dai sostituti procuratori Fragliasso, De Renzis e Vanacore – vede 23 indagati in tutto, ma nel caso specifico, il vicegovernatore risponde dei reati di concorso e di omissione in atti di uffici insieme a Lucia Pagnozzi, responsabile della struttura di missione per lo smaltimento delle ecoballe. Ma l’indagine potrebbe portare altri sviluppi attraverso persone ancora da identificare. Sotto “esame” la mancata tempestività e rimozione delle ecoballe. Al 8 gennaio, infatti, risultato smaltite solo 458 tonnellate di rifiuti a fronte di ulteriori 3.849.912 tonnellate di ecoballe ancora da smaltire. Ma la Procura contesta anche la mancata realizzazione dell’impianto per la produzione di Css (combustibile solido secondario) di Caivano «i cui progetti di fattibilità tecnico-economica erano stati approvati rispettivamente il 31.7.2018 e i cui progetti esecutivi avrebbero dovuto essere approvati entro ottobre 2019 e la cui realizzazione, con avvio del servizio di trattamento dei Rsb, dovrebbero avvenire rispettivamente entro dicembre 2020 e settembre 2020, con conseguente smaltimento degli Rsb, come da cronoprogramma non prima del dicembre 2022 per l’impianto di recupero di materia di Giugliano (400.000 tonnellate di Rsb da smaltire in due anni per un quantitativo di 200.000 tonnellate all’anno) e non prima del settembre 2023 per l’impianto di Css di Caivano (1.200.000) tonnellate di Rsb da smaltire in tre anni per un quantitativo di 400.000 tonnellate all’anno)». Secondo le accuse mosse, la Procura immagina «un danno patrimoniale di rilevante gravità allo Stato italiano che ha versato alla Comunità europea, alla data del novembre 2018, la somma di euro 151.640.000 (anticipata dal Mef e richiesta senza esito alla Regione Campania, in quanto ritenuta responsabile per le infrazioni accertate dalla Corte di Giustizia europea con sentenza del 2015) e deve versare alla comunità europea altri 43.8000.00 euro per i periodi del 17 luglio 18 al 16 gennaio 2019 e 17 gennaio 2019 al 16 luglio 2019 per un totale di somme versate e da versare alla comunità europea pari ad euro 195.440.000».