di Andrea Pellegrino
Ci sono volute anche due ordinanze sindacali per far aprire (e far proseguire l’attività) il sito di compostaggio di Salerno, finito ora sotto la lente d’ingrandimento dell’ex pm Raffaele Cantone, presidente dell’autorità anticorruzione. Due ordinanze firmate dal sindaco (allora facente funzioni) Vincenzo Napoli costretto ad assumersi la responsabilità della prosecuzione delle attività, per “colpa” della polizza fideiussoria non presentata dalla Daneco Impianti alla Regione Campania. La prima ordinanza è del 2 maggio 2015. Nel testo si legge: «Il 30 aprile la Daneco ha comunicato al Comune di non aver ottenuto il rinnovo dell’autorizzazione all’esercizio da parte della Regione Campania a causa, secondo gli uffici regionali dell’inadeguatezza della polizza fideiussoria». Stesse premesse anche per la seconda ordinanza del 15 maggio che proroga l’attività dell’impianto fino alla risoluzione del caso, affidandolo all’Ati. Secondo le carte, infatti, a bloccare il tutto sarebbe stato il passaggio dalla gestione provvisoria affidata all’Ati Daneco – Rcm – Ros Roca a quello definitivo, avvenuto attraverso gara del Comune, alla Daneco Impianti. Passaggio ed aggiudica che ha determinato la richiesta di Autorizzazione integrata ambientale da parte della società alla Regione Campania e di conseguenza la successiva contestazione della polizza fideiussoria da parte del settore regionale ambiente e salute. Il 6 maggio del 2015, il dirigente Antonello Barretta scrive al Comune di Salerno: «Allo stato l’impianto è privo di autorizzazione all’esercizio che potrà riprendere previa presentazione della polizza bancaria e/o assicurativa da parte del soggetto individuato o direttamente dal Comune stesso». Ma da Palazzo di Città scatta la seconda ordinanza, dopo che: «durante la conferenza dei servizi tenutasi il 14 maggio non si è ancora addivenuto al termine dell’iter burocratico relativo all’interpretazione della validità della polizza». Atti questi che sono finiti poi nella corposa denuncia presentata dall’ex assessore all’ambiente Giovanni Romano alla Procura della Repubblica di Salerno, alla Corte dei Conti e all’Anac di Cantone. Quest’ultima già in campo per accertare la verità sulla gestione sul sito di compostaggio di Salerno.