di Olga Chieffi
Tutti noi abbiamo qualche volta provato a canticchiare la cavatina di Rosina, protagonista del Barbiere rossiniano, la povera vittima degli usi e delle consuetudini, ma non così vittima, perché la docilità è femmina, quindi già preparata dalla nascita a graffiare gli avversari. Rosina è il personaggio cui è stato affidato il penultimo appuntamento de’ “I mercoledì della lirica” promossi dal Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, ospiti della Chiesa di Santa Maria de’ Lama. Alle ore 20, riflettori puntati su Camilla Farias che dedicherà “Una voce poco fa” ad un pubblico che ama da sempre questo personaggio, con un consenso che non accenna a diminuire, perché ha trovato qui il Rossini migliore, affidato ad un soggetto ineguagliabile. Ritorna la Valeria Feola camerista con il Mozart di “An Chloe”, K. 524, su testo di J.G. Jacobi, una lirica d’amore nella forma di piccolo rondò, mosso e sbarazzino, leggiadramente all’italiana. Adriana Caprio vestirà i panni di Adina dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti per “Benedette queste carte” con quelle ombreggiature minori che non mancano nella cavatina in Mi maggiore “Della crudele Isotta”, dove tutto è parodia, in primo luogo la scelta di uno scanzonato ritmo di valzer. Ed ecco Christian d’Aquino per “Je crois entendre encore” da Les Pecheurs des perles un’opera dove il genio di Georges Bizet emerge nella cura dei particolari e nella messa a punto della tinta esotica che attraversa l’intero lavoro. La romanza di Nadir è una raffinatissima barcarola in 6/8 condotta nel segno della più estenuante malinconia e del desiderio erotico, che offre passaggio un esito drammaturgico-musicale indimenticabile proprio nel si acuto in pianissimo del tenore. Dopo aver rifiutato una Maria Antonietta propostagli da Illica, e una Carlotta Corday da Targioni-Tozzetti e Menasci, Mascagni aveva però continuato a pensare a un’opera ambientata nel clima della Rivoluzione Francese, ma non gradiva la presenza di nessun grande personaggio storico. Ed ecco la perla della serata che offrirà Giulia Moscato interpretando la Mariella de’ “Il Piccolo Marat”. Due le arie che regalerà il soprano, “Ah! Maledetto!” e “La mamma ritrovò”. Mascagni stesso, il quale con quest’opera datata 1921, chiude il suo percorso operistico, spiega le novità del suo lavoro: “Il Piccolo Marat è forte, ha muscoli d’acciaio. La sua forza è nella sua voce: non parla, non canta; urla! urla! urla! Ho scritto l’opera coi pugni tesi, come l’anima mia! Non si cerchi melodia, non si cerchi cultura: nel Marat non c’è che sangue! È l’inno della mia coscienza”. Un passo indietro con l’aria di Donna Elvira, dal secondo atto del Don Giovanni di Mozart, che sarà eseguita da Sara Zito. Donna Elvira è un personaggio più moderno, o almeno del carattere delineato con una vivacità tale da renderlo il più vicino ai personaggi del melodramma romantico che inizierà pochi decenni più tardi. Personaggio sempre attivo e mutevole a seconda delle circostanze, maggiormente reattivo in risposta ad ogni evento della vicenda, in quest’ aria “In quali eccessi … Mi tradì quell’alma ingrata”, si compongono le due componenti caratteriali che l’hanno fin qui dominata, amore e vendetta, si sublimano nell’espressione della più nobile pietà, o meglio compassione. Ritorniamo alla grande liederestica con Sommerabend di Johannes Brahms, il primo dei Sechs Lieder dell’op. 85, scritti tra il 1877 e il 1879, in cui l’autore è ispirato dal melos popolare di altri paesi, per far ritorno sempre, salvo che per la ritmica, ai suoi personalissimi modi d’espressione. Ritorna la Rosina di Camilla Farias per “Contro un cor che accende amore”, un rondò dall’elaborata e piacevole coloratura. Il conte d’Almaviva, sempre fingendo di essere il nuovo insegnante di musica di Rosina, inizia la sua lezione di canto con lei; si trovano nella sala di musica, e il dottor Bartolo è li presente e li sorveglia. Rosina sceglie di cantare l’aria de’ “L’inutile precauzione”, il brano adatto ad esprimere i sentimenti dei due giovani innamorati attesta che il vero amore avrà sempre la meglio sulla tirannica sorveglianza. Daniel Romero de la Rocha sarà il Duca di Mantova per la sua entrata del secondo atto, “Ella mi fu rapita”, dove dovrà mantenere purezza di linea tale da apportare una nuova profondità al ruolo, ovvero uno schiavo del sesso occasionale, che aspira ora, invece alla fedeltà. Lucie Monjanel darà voce alla Charlotte del Werther di Jules Massenet per “Werther! Qui m’aurait dit la place”, l’aria dal terzo atto, l’aria delle lettere: costei nell’opera ama consciamente Werther, ed è lacerata tra il desiderio di lui e i suoi doveri di sposa, che rivela in questa scena e aria di rara costruzione musicale. Ritorna Adina, con Adriana Caprio, per l’aria “Prendi, per me sei libero”, un’aria di baule di Maria Malibran nell’opera di Gaetano Donizetti. Le “arie di baule” o “di sostituzione” sono state, per molto tempo, una sorta di biglietto da visita dei virtuosi di canto dei secoli passati, composte ad hoc dai musicisti più in voga. Molto più curioso il fatto che una grande interprete sia anche autrice della musica, lo testimonia un manoscritto originale conservato presso la Biblioteca Musicale Gaetano Donizetti. L’inizio del brano suona malinconico e patetico, ma il canto di Adina diventa sempre più civettuolo. Adina non vuol dichiararsi per prima per mantenere il punto e lo rivelano le colorature che riempiono la linea melodica, per ammaliare Nemorino. Finale rossiniano con Rosita Rendina che impersonerà Rosina e Maurizio Bove, il barbiere più famoso di Siviglia, sensale di matrimonio, alla ricerca di un biglietto già scritto, nel duetto “Dunque, io son”.