di Michele Capone
C’era un tempo in cui a Salerno vi era una cittadella dello sport. Un posto dove chi praticava uno sport poteva incontrarsi e vivere la pratica sportiva, sia come atleta che dirigente o semplice appassionato. Si trattava di una “piazza” sportiva che accoglieva gli appassionati e praticanti salernitani. Era il tempo del Vestuti, che diventava, ogni pomeriggio la “piazza” dello sport. Non solo un luogo fisico, sotto le torri del vecchio stadio, ma un posto dove s’incontravano uomini di sport, personificazione delle discipline che si praticavano in quello spazio. S’incrociavano Lino Schiavone e Alfonso Carella, dirigenti della Nedo Nadi, Matteo Senatore dell’Indomita, il maestro Santucci con i pugili della Pugilistica Salernitana e i cestiti della Salernitana versione Basket e della Gioventù Nuova e Paravia dopo, e poi i tanti frequentatori della pista d’atletica, e poi c’era lui, l’impersonificazione della Salernitana giovanile, Mario Saracino, Era rispettosamente soprannominato Don Mario Saracino. Definirlo come allenatore delle giovanili granata è riduttivo. Saracino, mediano di ruolo, ha vestito il granata come calciatore e come allenatore, come il secondo pronto a subentrare nei momenti difficili e a ritornare sulla panchina della formazione Berretti (allora la Primavera era riservata alle formazioni di A e B). Carriera – Dopo i primi calci nella formazione dei Fasci Giovanili di Combattimento, passa alla Salernitana. Il 1 luglio 1938, con la maglia biancoceleste, vince la finale centromeridionale del campionato dei giovani fascisti battendo il Messina per 2-0 (Di quella squadra facevano parte anche Margiotta, Volpe e Iacovazzo). È il preludio all’esordio che avverrà solo a maggio. Saracino sarà schierato da Sallustro nelle ultime 4 partite del campionato di serie B 38/39. Il 14 maggio a Palermo (3-0 per i rosanero) sarà in campo per la prima volta, e la domenica successiva, esordirà al Vestuti contro il Casale (5-0 per i biancocelesti salernitani). Resterà in granata nel campionato misto 45/46 e vestirà anche le maglie della Cavese, Scafatese e Nocerina. Allenatore – Dagli anni 50 diviene l’allenatore in seconda della Salernitana e delle giovanili. Non era ancora il tempo degli staff e gli allenatori della prima squadra come collaboratore avevano a disposizione il tecnico delle giovanili. In diverse occasioni Saracino dovette far fronte agli esoneri, non infrequenti, sbrigandosela sempre egregiamente. Allenò, in due occasioni, la prima squadra della Salernitana nel campionato di Serie B. Nel 1954-1955, sostituì Enrico Carpitelli all’11ª giornata, riuscendo a cogliere un filotto di 14 risultati consecutivi, che salvò la squadra dalla retrocessione. Nel 1956, invece, sostituì Antonio Valese, ma, stavolta, non riuscì a impedire la retrocessione della squadra in Serie C. Nel 1957, Saracino guidò, ancora, la squadra durante il breve interregno tra Carpitelli e Giovanni Varglien.[28] Nel 1969, in Serie C, affiancò il calciatore Antonio Pasinato alla guida della squadra, prima di essere sostituito da Guido Gratton.[29] Sul finire della stagione 1976-1977, gli toccò coadiuvare un altro allenatore-giocatore, ossia Lucio Mujesan. Saracino è stato, negli anni settanta, anche allenatore della Salernitana Femminile. Il mister delle giovanili- Mario Saracino per tutti è stato il tecnico delle giovanili, il riferimento del calcio giovanile cittadino.Per noi ragazzi dei quartieri, per dirla con il linguaggio odierno, che giocavamo sull’asfalto del fabbrikone a Torrione, o al campo della Ciampa di cavallo, o a Pastena dove sorgeranno i Magazzini Picciotti o a San Giovanniello o a Canalone, il sogno era di “provare” con Don Mario, come tutti lo chiamavano. Saracino con i suoi ragazzi ha vinto nel1969 il Trofeo Berretti (la competizione giovanile riservata alle formazioni di serie C). Un’impresa che il compianto Fulvio De Maio, portiere di quella formazione, ricordava con grande affetto. Saracino è stato anche un grande talent scout. Dalla sua scuola hanno preso il via verso la serie A Santucci (Pescara), Capone (Napoli), Gentile (Genoa e Atalanta). Ma chi era Mario Saracino? Chi scrive ha assistito, sul finire degli anni 70, ad un derby del Trofeo Berretti, tra i granata e la Nocerina, con un pubblico sulle tribune che partecipava attento alla partita. I granata s’imposero, ed anche in quella squadra c’erano giovani calciatori che avrebbero indossato la maglia della prima squadra, Salvatore Capone e Mimmo Santucci. Quello che mi colpì è quello che avvenne al termine della partita. Quando Saracino uscì dal campo per passare nello spazio antistante la tribuna, venne circondato da tifosi che si congratulavano con una deferenza e un rispetto che non si riservano nemmeno ad un tecnico della prima squadra. Mario Saracino, maestro di calcio, scopritore di talenti, granata per sempre.