Di Antonio Manzo
Ha sussurrato a Dio e parlato, con voce piana, agli uomini del suo tempo. Ora don Comincio Lanzara al cospetto di Dio sarà costretto ad alzare un po’ il tono di voce, essendo portavoce e testimone fedele di oltre mezzo secolo della Chiesa salernitana. Chissà da dove partirà, don Comincio Lanzara, spentosi all’età di 81 anni. Si dichiarerà testimone privilegiato della chiesa salernitana, capace, perché lui ne era davvero capace, di interpretare uomini e tempi con la ragione misericordiosa e di giudicarli con i pregi e difetti.
Don Comincio ha vissuto così: interprete fedele del disegno di Dio da trasferire nella società, capendo gli uomini e favorendoli nelle loro potenzialità. Quando gli storici dovranno fronteggiare una rilettura della Chiesa salernitana, per oltre mezzo secolo, non potranno prescindere dall’opera silenziosa, ma penetrante, del ministero sacerdotale di don Comincio Lanzara passato attraverso ben quattro arcivescovi in un lungo tempo che va dagli anni della ricostruzione ad oggi. Don Comincio Lanzara fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1964, dall’arcivescovo Demetrio Moscato. Erano gli anni della ricostruzione guidata anche da un illuminato pastore che ebbe in Alfonso Menna, sindaco dell’ epoca, alleato speciale, a partire dalla città di Salerno. Don Comincio aveva 24 anni quando fu ordinato sacerdote, insieme a tanti giovani del suo tempo che si contraddistinsero in una vasta e proficua azione pastorale enunciata e praticata dall’arcivescovo Moscato. Fu proprio quest’ultimo a puntare su questo giovane sacerdote avviandolo al ruolo di cerimoniere della Curia che avrebbe servito anche i suoi successori Pollio, Grimaldi, Pierro e Moretti, fino ai primi mesi di Bellandi. L’arcivescovo Moscato capì che quel giovane sacerdote aveva un carisma organizzativo e pastorale che poteva esser utile all’opera diocesana ben oltre i chilometri, milioni e milioni, compiuti con la Fiat vescovile guidata in una vasta diocesi dal fedelissimo autista Vincenzo. Spesso a bordo si poteva trovare un terzetto storico, il vescovo, l’autista Vincenzo e don Comincio. Sono anche gli anni dello stretto rapporto della chiesa salernitana con la politica con gli esponenti più in vista della società civile che usufruendo dell’intelligente mediazione di don Comincio, intrecceranno il loro lavoro con quello pastorale della curia salernitana.
Proprio il sacerdote di Salerno appena trentenne aprì le porte all’allora leader DC Carmine De Martino avviando i numerosi progetti di costruzione e ricostruzione delle chiese salernitane. E’ solo uno dei tanti meriti della storia sacerdotale di Don Comincio che avrebbe assecondato in tal modo il primo passo di una Chiesa meridionale verso la crescita pastorale progressiva.
Fu Don Comincio che iniziò a dare forma e sostanza alla gestione della colonia San Giuseppe, residenza estiva del clero salernitano che alla fine degli anni ’90 avrebbe subito una trasformazione radicale in villaggio vacanze grazie all’intuito imprenditoriale dell’allora vescovo Pierro e del fedelissimo sacerdote.
I protagonisti pagarono sia pure con il silenzio ed il rispetto verso le istituzioni un alto prezzo in una inchiesta penale sull’utilizzo dei fondi per trasformare la colonia in moderno villaggio. Non è tuttavia questa la sede per rinvangare cronache giudiziarie recenti vissute da chi fu coinvolto con amarezza e dolori.
Va ricordato che Don Comincio non era nuovo ad azioni di sviluppo della carità religiosa. Fu l’uomo- sacerdote- che “inventò” la Caritas diocesana in tempi nei quali l’assistenza ai poveri era del tutto destrutturato rispetto alle necessità reali del tempo.
Non fu solo un sacerdote dal piglio imprenditoriale inenarrabile ma fu anche il silenzioso protagonista dell’azione di ricerca storica promossa dai vescovi Grimaldi e Pierro con svariate iniziative e convegni dall’alto profilo scientifico. Va menzionata a tal proposito anche la creazione della sede salernitana dell’ateneo Suor Orsola Benincasa-da lui fortemente voluta- per la preparazione di assistenti sociali in grado di fronteggiare i tempi del nuovo Millennio.
Il cruccio dell’anzianità di Don Comincio è stato quello di non aver potuto portare alla luce splendide opere del sottosuolo della Chiesa-gioiello di San Giorgio, a pochi passi dal Duomo, che lui ha diretto fino alla fine.
Ci sarà ancora da lumeggiare tratti e caratteristiche di un personaggio, uomo, sacerdote a servizio della Chiesa salernitana. Don Comincio consegnerà a Dio il racconto di oltre mezzo secolo di missione sacerdotale dopo aver promesso ad un uomo del suo tempo una lunga intervista che non potrà mai più essere realizzata.