di Monica De Santis
Bonus e proroghe, la legge di Bilancio 2021, presentata dal Governo Draghi, rappresenta o dovrebbe rappresentare, una nuova tappa del tentativo di ammortizzare l’impatto causato dal Covid-19 e di rilanciare l’economia in Italia. La legge di Bilancio conterrà misure in deficit per 23,4 miliardi, pari all’1,245% del Pil. È quanto emerge dalla tabella contenuta del Documento programmatico di Bilancio.Nel complesso – si legge nel Dpb – il biennio 2021-2022 registrerà comunque un recupero più marcato del prodotto rispetto a quanto previsto nel Programma di stabilità, con un livello di Pil reale che già nel 2022 risulterebbe lievemente superiore a quello del 2019.Per i due anni seguenti – si spiega – considerato l’effetto congiunto della revisione delle esogene e delle ipotesi relative al Pnrr, si confermano sostanzialmente le previsioni del Programma di stabilità, con una crescita che pur rallentando rispetto al 2021-2022, sarebbe nettamente superiore alla tendenza pre-crisi. Per capire quali sono le novità più importanti di questa nuova manovra di bilancio 2021, ci siamo rivolti al commercialista salernitano Carlo De Luca, consigliere nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili “Il Consiglio dei Ministri ha approvato in data 19 ottobre 2021 il ‘Documento programmatico di bilancio per il 2022’, che illustra le principali linee di intervento che verranno declinate nel disegno di legge di bilancio e gli effetti sui principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica. Le risorse a disposizione ammonterebbero a circa 23 miliardi nel 2022 (pari all’1,245% del Pil): la cifra più consistente, tra gli 8 e i 9 miliardi, dovrebbe essere impiegata per una riduzione del cuneo fiscale. D’altronde, come si legge nel comunicato stampa pubblicato dal Governo, ‘La manovra di bilancio ha l’obiettivo di sostenere l’economia nella fase di uscita dalla pandemia e rafforzare il tasso di crescita nel medio termine. Si mira, inoltre, a ridurre il carico fiscale per famiglie e imprese’. I principali interventi riguardano i seguenti ambiti: Fisco: si prevede un primo intervento di riduzione degli oneri fiscali; il rinvio al 2023 della plastic tax e della sugar tax; il taglio dal 22% al 10% dell’Iva su prodotti assorbenti per l’igiene femminile. Si stanziano risorse per contenere gli oneri energetici nel 2022. Sanità: il Fondo Sanitario Nazionale viene incrementato, rispetto al 2021, di 2 miliardi in ciascun anno fino al 2024. Nuove risorse sono destinate al fondo per i farmaci innovativi e alla spesa per i vaccini e farmaci per arginare la pandemia Covid-19. Scuola, ricerca e università: viene aumentata la dotazione del Fondo di Finanziamento ordinario per l’Università e del Fondo Italiano per la Scienza e viene creato un nuovo fondo per la ricerca applicata. Le borse di studio per gli specializzandi in medicina vengono portate in via permanente a 12.000 l’anno. Viene disposta la proroga fino a giugno dei contratti a tempo determinato stipulati dagli insegnanti durante l’emergenza Covid-19. Regioni ed enti locali: viene incrementato il Fondo per il Trasporto Pubblico Locale e vengono stanziate risorse aggiuntive per gli enti locali per garantire i livelli essenziali a regime per asili nido e per la manutenzione della viabilità provinciale. Investimenti pubblici: vengono previsti stanziamenti aggiuntivi per le amministrazioni centrali e locali dal 2022 al 2036; viene aumentata la dotazione del Fondo di Sviluppo e Coesione per il periodo 2022-2030; vengono stanziate risorse per il Giubileo di Roma e per le Olimpiadi di Milano-Cortina”. Quali ripercussioni si possono avere sul territorio campano? “In primo luogo, per le Regioni del Mezzogiorno, tra cui la Campania, sarebbe fondamentale capire se la Commissione Europea ha autorizzato la proroga al 31.12.2022 del credito imposta mezzogiorno (già previsto nella precedente Legge di Bilancio). Lo chiedono le imprese per effettuare una necessaria programmazione degli investimenti. Inoltre, è da valutare positivamente la previsione di 4 miliardi nel 2022 come ‘sostegno alle imprese e supporto all’ingresso nei mercati internazionali per supportare il consolidamento della ripresa economica’. Le misure riguardano la ‘proroga di incentivi fiscali collegati a Transizione 4.0, risorse per sostenere l’internazionalizzazione, proroga del contributo a favore delle PMI per l’acquisto di beni strumentali (cd nuova Sabatini), nuove risorse per il fondo di garanzia PMI’”. Sembra che i datori di lavoro di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia possono usufruire di un esonero parziale sui contributi previdenziali, del 30% fino al 2025, del 20% nel 2026-2027 e del 10% fino al 2029. Che benefici tutto questo può portare? “L’esonero contributivo può essere sicuramente una giusta manovra tesa a tutelare i livelli occupazionali. Importante anche la possibile fruizione di tale sgravio da parte dei datori di lavoro con sede legale in Regione diversa da quelle ammesse, a condizione che la prestazione lavorativa si svolga in una delle Regioni previste. Tutto questo, però, sarà strettamente legato ad una riforma del reddito di cittadinanza, opportuna quanto necessaria. Il livello di spesa del Reddito di cittadinanza, infatti, è stato allineato a quello dell’anno 2021: sono previsti correttivi alle modalità di corresponsione e soprattutto bisognerà rafforzare i controlli. Nel quadro complessivo, tali misure vanno necessariamente abbinate alla riforma pensionistica (addio a quota 100, si passa a Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023 per una platea di 50mila persone in due anni) e alla riforma degli ammortizzatori sociali per la quale il governo stanzierà nel 2022 altri 3 miliardi di euro (di cui 1,5 miliardi di euro già appostati con la sospensione del cashback)”. L’esenzione Imu è prevista per stabilimenti balneari e termali, agriturismi e villaggi turistici, case vacanze, bed and breakfast, campeggi, discoteche e sale. Lasciati fuori invece ristoranti, bar e piccole attività commerciali. Le sembra una decisione equa? “Il tema dell’equità (non solo fiscale) è sempre caldo in Italia: il principio della giustizia contributiva dovrebbe godere della massima attenzione in tutte le moderne democrazie, laddove proprio dal sistema fiscale dipende la capacità di uno stato di tutelare esigenze ormai universalmente giudicate «primarie» per ogni cittadino, come la sanità e l’educazione. Si spera in una spinta generalizzata allo sviluppo e alla crescita delle aziende, in particolare di quelle che operano nei settori più colpiti dalla pandemia: si faccia il possibile per garantire condizioni imprenditoriali e di sistema favorevoli. Se non c’è reddito non potranno esserci investimenti e occupazione, con una conseguente riduzione dei consumi. Oggi più che mai le imprese hanno bisogno soprattutto di una reale sburocratizzazione e digitalizzazione del sistema paese, più di ogni altra forma di assistenzialismo (momentanea). È doveroso da parte del Governo guardare a misure economiche concrete che garantiscano l’uguaglianza e promuovano la solidarietà.