di Enzo Sica
SALERNO – «Una promozione incredibile, una cavalcata che ci permette di entrare nella storia di una grande società come la Salernitana. E dopo 23 anni di attesa questa serie A ripaga la eccezionale tifoseria granata che non ha mai smesso di credere di poter tagliare quel magico traguardo». L’euforia di Milan Djuric, 31 anni, bosniaco, seconda punta della Salernitana la percepiamo anche telefonicamente da Pesaro dove lo abbiamo raggiunto e dove si trova in vacanza. Perchè proprio a Pesaro, Milan? «Guardi la mia famiglia, papà e mamma, si sono trasferiti qui nel 1990 dalla Bosnia. Avevamo dei parenti in questa città, ci siamo subito integrati e siamo rimasti nel vostro Paese. Ma qualche puntata in Bosnia qualche volta ancora la faccio» Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di qualche anno. Lei da tre anni è un calciatore granata. Un signor calciatore sia in campo che fuori. Tante altre squadre, però, ci sono precedentemente nel suo curriculum di calciatore. Tra le altre Trapani, Cittadella, Cesena con una promozione in Romagna dalla B alla A stagione 2009 – 2010 con Bisoli allenatore. Poi il trasferimento al Bristol City, seconda divisione inglese, quattro anni fa prima che arrivasse la Salernitana con il direttore Angelo Fabiani per portarla a giocare in serie B nella Salernitana-. E’ così, Milan? «Diciamo che il direttore ha fatto di tutto per portarmi a giocare nella Salernitana. E’ stato costante nelle trattative con gli inglesi, anche molto veloce e devo dire che quel trasferimento, visto che era mia intenzione ritornare in Italia, mi ha gratificato molto» Diciamo, però, che i tuoi primi mesi a Salerno sono stati alquanto difficili? «Ero reduce da tre interventi che mi avevano in un certo qual modo frenato e non riuscivo a riprendere quella forma che avrei potuto mettere a disposizione della mia squadra. E’ stato difficile ma con costanza e grande spirito di sacrificio credo di essere tornato a buoni livelli» Dodici gol l’anno scorso, solo 5 quest’anno ma l’apporto al gruppo è stato sempre di una generosità incredibile? «Il mio unico rammarico è solo quello, il fatto di non aver contribuito con qualche gol in più a questa eccezionale promozione. Ma vorrei sottolineare che non si vince se alle spalle non c’è un grande gruppo. E questa Salernitana se è arrivata in serie A ha davvero potenzialità enormi» Un grande gruppo ed un tecnico come Castori che è stata la classica ciliegina sulla torta? «Certamente si. Conoscevo le qualità del mister, è stato mio allenatore qualche anno fa in un altro club. Lui è un grande motivatore che non lascia nulla al caso. Ci sprona continuamente e si è visto dall’inizio di stagione che siamo stati in classifica costantemente nelle prime posizioni, non allontanandoci troppo dal quarto, sesto posto». Quando ha pensato che in questo lungo e complesso campionato potesse arrivare direttamente la promozione in serie A? «Dopo la gara contro il Venezia, vinta nei minuti di recupero con la doppietta di Gondo e con tanto scarico di adrenalina ho pensato che la strada era ancora lunga ma le probabilità di arrivare subito al secondo posto erano intatte» Però la sconfitta interna contro il Monza dopo tanti giorni con il campionato sospeso e poi ripartito per i casi di covid nel Pescara poteva frenarvi o no? «Certo non è stato bello perdere per la seconda volta in casa contro una squadra che mirava al secondo posto ma posso dire che con i miei compagni ci siamo guardati negli occhi al termine della gara stringendo quasi un patto per riprenderci subito. Un episodio non poteva mandare all’aria un torneo eccezionale. Dunque sapevamo che potevamo farcela ancora» E sono arrivate le ultime vittorie con l’apoteosi di Pescara «Alla fine, come dicevo, il gruppo ha vinto. Quel gruppo di eccezionali compagni di squadra che è stata la forza trainante di questa storica promozione che ci ha fatto entrare nella storia ed ha gratificato tutti noi» Anche a dispetto di chi non ci credeva o pensava che non ci sareste arrivati come seconda. E’ così Milan? «Ad inizio di stagione erano altre le squadre che puntavano alla serie A. Ad esempio la Spal che addirittura è finita fuori dai play off ma anche altre compagini come il Lecce o il Monza. Noi siamo stati la sorpresa positiva anche se ho qualche rammarico» In che senso? «Quello di non aver visto il grande pubblico di Salerno allo stadio Arechi. Il covid ha tenuto lontano i tifosi che non hanno potuto assistere alle nostra cavalcata. Ma immagini cosa sarebbe stato l’Arechi nelle ultime decisive partite con i tifosi della curva sud e anche di altri settori? Una polveriera che ci avrebbe spinto ancora di più. E posso dirle che tra i miei pensieri futuri c’è quello di rivedere i tifosi in serie A fin dalle prime giornate. Purtroppo non si sono goduti la serie B ma alle gare di serie A devono assistere» Cosa vi hanno detto i proprietari Lotito e Mezzaroma quando vi hanno incontrato per la festa all’Arechi? «Erano felici ed emozionati anche loro per aver tagliato questo traguardo. Non è facile partire dalla serie D e arrivare in serie A in dieci anni. Loro ci sono riusciti con grande caparbietà riportando il calcio importante in una città come Salerno che vive queste giornate eccezionali per la promozione. Prima di partire ho visto una città con tante bandiere granata, tanti striscioni che mi hanno ancora una volta emozionato. Ed aspetto con ansia l’inizio della prossima stagione per giocare in serie A con questa maglia granata»..