di Marta Naddei Una sola pillola per curare tutti i mali. Nessun farmaco salvavita. Attese lunghe anche una settimana per ottenere la visita di un medico. Mancanza dei principali mezzi di soccorso e degli strumenti sanitari di base. Tutto questo accade nelle carceri italiane, anche in quelle di Salerno e della sua provincia. Una lettera aperta a Stefano Caldoro e Antonio Squillante per fermare il “massacro nelle carceri” e garantire l’assistenza sanitaria ai detenuti. Una lettera aperta che, ben presto, grazie ai consiglieri regionali Gennaro Mucciolo e Dario Barbirotti assumerà anche la valenza di interrogazione allo stesso presidente della Regione Campania. Ieri mattina, il segretario dei Radicali Salerno, associazione “Maurizio Provenza, Donato Salzano – insieme ai consiglieri regionali Mucciolo e Barbirotti, quelli comunali Marco Petillo ed Emiliano Torre, al componente nazionale del Partito socialista Pasquale Mucciolo e alla segretaria del circolo “Franco Fiore” di Nessuno tocchi Caino – ha presentato non solo l’iniziativa della presentazione della lettera aperta, ma ha anche annunciato l’inizio delle due settimane di digiuno a staffetta, sulla scorta di quello intrapreso da Marco Pannella e Rita Bernardini. Alla base della forma di protesta non violenta le disumane condizioni in cui versano le case circondariali anche sotto l’aspetto sanitario, con i servizi minimi che mancano. Dal 1999 quello che era il cosiddetto “Fondo per la sanità penitenziaria” è stato dirottato – per effetto del decreto Bindi – al Ministero della Salute, quindi attraverso gli assessorati alla sanità regionali alle Asl per poi arrivare alle infermerie e ai centri clinici degli istituti di pena. Fondi di cui però non si ha traccia da ormai 15 anni e di cui, soprattutto non si vedono i frutti dal momento che l’assistenza sanitaria nelle case circondariale è veramente risicata. Ed è proprio questo ciò che intendono sapere – e che chiedono a Caldoro e Squillante – i sottoscrittori della lettera aperta. «Bisogna fermare il massacro nelle carceri – ha detto Salzano – Tutti dimenticano, ma noi no e per questo abbiamo deciso di intraprendere questa protesta. Se entro quindici giorni né Caldoro né Squillante dovessero rispondere io sono pronto a proseguire con lo sciopero della fame ad oltranza». «Non si può privare un detenuto di uno dei diritti fondamentali, garantito dalla Costituzione» – ha commentato Gennaro Mucciolo, ringraziando i Radicali per l’impegno profuso. Così come l’altro consigliere regionale presente, Dario Barbirotti ha ricordato come «l’Unione Europea ci ha più volte condannato per i nostri comportamenti nei confronti dei detenuti, spesso stipati – in otto o nove – all’interno di una stanza più piccola di questa. Se queste persone escono dal carcere nella convinzione di essere state maltrattate, abbiamo fallito nel progetto di recupero». Oltre a Donato Salzano, Gennaro Mucciolo, Dario Barbirotti, Pasquale Mucciolo, Emiliano Torre e Fiorinda Mirabile (quest’ultima si farà anche promotrice della richiesta di istituzione al Sud di un Icam, ovvero l’istituto di detenzione attenuata per donne con figli), hanno aderito alla protesta il deputato Michele Ragosta, il presidente della Camera penale salernitana Silverio Sica, Loredana De Simone, Sofia Campana, Marco Navarra, Carlo Padovano, Massimiliano Franco, i familiari dei detenuti Lella Zarrella e Carmela Rosciano; la vedova del signor Tedesco Anna Sammartino; Michele Lombardi e Emilio Loffredo, Rita Giordano, Franco Colace, Massimo Torre, e i consiglieri comunali Marco Petillo e Felice Santoro.
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