Alberto Cuomo
“O ci è o ci fa”… lo gnorri, direbbero a Roma. De Luca sembra non voler comprendere, o non saper capire, che il terzo mandato per un rappresentante del popolo, con potere decisionale monocratico, sia pure elettivo, è antidemocratico. Non è stato forse per un suo potere autonomo attribuire a sé stesso le deleghe alla sanità, un settore dove scorre più denaro pubblico, non certo da lui ben gestito, rivolto a bandire appalti, per ospedali inutili, come a Salerno, o per aziende sanitarie private, invece che per assumere medici e infermieri nei nosocomi pubblici? E non starebbe già qui il motivo per non candidarlo per un terzo mandato? Perché non mettere alla prova altri nella gestione della sanità che vede la Campania agli ultimi posti nella qualità del servizio? E pure, fingendo un sapere, si è esercitato nel definire il concetto di democrazia a proposito di Israele, e del genocidio dei palestinesi. C’è da dire che De Luca, o chi per lui, prende a piene mani da internet, per cui la sua cultura, in ogni campo dello scibile per carità, è da internauta. Si pensi a ciò che ha detto a proposito di papa Francesco alla sua morte, alle citazioni cioè di Ignazio Silone ne “L’avventura di un povero cristiano” riguardanti Celestino V e il tema del “cristiano assurdo”, riprese da un articolo di Sergio Di Benedetto del Dicembre 2015, abbondantemente riportato sul web. Quanto alla democrazia ha spiegato che questa forma di governo si fonda su valori e se, quindi, Israele causa la morte di migliaia di bambini, la sua forma di governo non è democratica. L’interpretazione della democrazia come sistema di valori è rintracciabile nella prima frase che si apre in internet, qualunque sia il browser, Google, Bing, Edge etc.: “Sì, la democrazia può essere vista come un sistema di valori, oltre che un sistema di governo. La democrazia si basa su principi fondamentali come l’uguaglianza, la libertà, la partecipazione e il rispetto dei diritti umani, che possono essere considerati valori intrinseci. Questi valori non sono solo strumenti per il funzionamento del sistema democratico, ma costituiscono anche l’essenza stessa della democrazia e ciò che la rende desiderabile”. Già in tale frase si evince che la democrazia “può” essere un sistema di valori, essendo invece un sistema di governo che – come è nella nostra Costituzione – può avere a cuore alcuni valori, la libertà, l’uguaglianza etc. i quali vengono puntualmente definiti nei suoi atti costitutivi. A seguire i modi culturali di De Luca il concetto di guerra, viene definito in wikipedia: “La guerra è un fenomeno sociale che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati. Nel suo significato tradizionale, la guerra è un conflitto tra Stati sovrani o coalizioni per la risoluzione, di regola in ultima istanza, di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti, ma in ogni caso parziali, conflitti di interessi ideologici e economici”. Ancora una volta l’azione di un paese, anche nel caso della guerra, che non è un valore, viene rinviata alla costituzione di stati sovrani (l’anomalia legale della guerra a Gaza è nel fatto che uno stato sovrano combatte direttamente un popolo) dove la sovranità di uno stato deve essere riconosciuta da organi internazionali (emblematica è la vicenda dell’isola delle rose non riconosciuta). Per sua propria definizione la democrazia, a prescindere dei valori richiamati da De Luca, è un sistema di governo che si fonda sulla sovranità del popolo. L’essenza della democrazia è quindi nella possibilità che il popolo eserciti le proprie scelte. Nelle democrazie rappresentative, detto in termini molto ristretti, il popolo si affida a propri rappresentanti che effettuano le scelte in suo nome e per suo conto. In questo senso, nei sistemi democratici, chiunque può assurgere al ruolo di rappresentante popolare, sebbene a regolare la scelta dei rappresentanti si allestisce un dispositivo tecnico per la loro elezione. Tale dispositivo, del tutto tecnico, non può annullare l’essenza della democrazia che vuole ciascuno sia nella possibilità di essere un rappresentante. A rigore, dal momento essere rappresentanti non è un mestiere o una professione, sarebbe opportuno far ruotare i rappresentanti, così come era in Grecia. Ciò però evita la continuità amministrativa necessaria. I legislatori di diverse democrazie hanno quindi previsto la rotazione dei rappresentanti, ovvero del rappresentante, in ruoli in cui la rappresentazione conduce con se un forte potere, tale da annullare la possibilità per i cittadini di aspirare ad un tale ruolo. Di qui il venir meno della possibilità di un terzo mandato per i vertici di città medio-grandi, per le presidenze di enti pubblici e ordini, in molti paesi occidentali per i capi di Stato e in Italia, per i presidenti regionali. Tanto più quando la scarsa affluenza al voto denoti una disaffezione alla democrazia in cui i ruoli non mutano e spesso si trasferiscono da padre in figlio. Che Salvini e gli uomini della Lega non comprendano una regola così elementare è nelle corde di chi è più a destra della destra, ma che De Luca non capisca, o finga di non capire, proponendo giustificazioni varie al suo ritorno in campo regionale non può smuovere quanti credono, malgrado tutto, nella democrazia. Considerando che il suo partito, il Pd, qualunque sia la regola elettorale, non lo candiderà, sarebbe persino auspicabile, onde dar prova di credere alle proprie parole, si candidi, con proprie liste, e senza le sinistre, al vertice regionale qualora il governo renda possibile il terzo mandato. Se non lo facesse sarebbe infatti egli stesso un pinguino. Un pinguino che avrà un sonoro mazziatone tanto da doversi togliere di mezzo per sempre con i figli e il suo ipocrita sistema.





