«Robè, non mi sparare. Robè, non mi sparare! Io non dico niente. Non parlo di niente. Non dico niente». Angelo Rinaldi avrebbe supplicato Roberto Esposito che aveva appena sparato a Antonio Procida di non ucciderlo. Ma l’arma era già puntata nella sua direzione e Roberto dopo avergli detto “Voi siete scostumati” avrebbe premuto il grilletto. Il racconto delle fasi dell’omicidio di Angelo Rinaldi e Antonio Procida sono state illustrate dal collaboratore di giustizia Sabino De Maio al magistrato Silvio Marco Guarriello. Il collaboratore dice di conoscere i particolari dell’esecuzione, fin dalle fasi della preparazione della stessa perchè gli sarebbero stati raccontati da Roberto Esposito, ritenuto dagli inquirenti l’esecutore materiale del duplice omicidio avvenuto nel maggio del 2015. La conversazione confidenziale sarebbe avvenuta in una cella del carcere di Fuorni che De Maio e Esposito avrebbero condiviso per un periodo. Roberto Esposito avrebbe raccontato al collaboratore del duplice omicidio “un altro poco nei minimi dettagli”. I due detenuti prima dell’arresto di De Maio, non si conoscevano personalmente, ma dopo la detenzione nella stessa cella, (da quanto afferma De Maio), tra i due si sarebbe instaurato un ottimo rapporto addirittuta al punto che ipotizzarono di “fare qualcosa insieme” una volta liberi. Sabino De Maio ha spiegato che Roberto Esposito era molto amico dei Vaccaro e che il motivo alla base della sentenza di morte sarebbe stato il litigio che Procida ebbe con Matteo Vaccaro la mattina dell’omicidio. Successivamente al litigio, sempre secondo il racconto del collaboratore di giustizia che, a suo dire, ripercorre quanto confidatogli da Esposito, Guido Vaccaro (figlio di Matteo) si sarebbe recato da Roberto Esposito dicendo «Robè hai visto che hanno fatto a papà? Che dobbiamo fare? Come dobbiamo fare?». Secca sarebbe stata la risposta di Esposito: «….amma sparà». Pare che Guido abbia esternato ad Esposito qualche timore in quanto non capace di un gesto simile. Timori che sarebbero stati immediatamente rassicicurati da Esposito: «Non ti preoccupare vieni insieme a me e ti faccio vedere come si fa». L’organizzazione dell’esecuzione «Lui ha studiato tutto perchè è in gamba è capace di far questi lavori». Sabino De Maio pare apprezzare le capacità di Esposito. Poi racconta nel dettaglio le fasi sia della preparzione che dell’esecuzione della sentenza di morte. A detta del collaboratore Esposito avrebbe indossato scarpe e vestiti più grandi, perchè diceva che «con le scarpe più grandi non possono prendere le misure degli arti, con il giubbino più grande non possono prendere le misure». Esposito sarebbe stato a conoscenza anche di dove erano collocate le telecamere e fino a quando «sapeva dove stavano le telecamere lui stava senza guanti, ma dopo ha usato i guanti quelli larghi quelli che usano… tipo giardinaggio. Non usava guantio di lattice perchè dice che non erano buoni». In realtà forse era una questione di praticità i guanti da giardinaggio come conferma De Maio:«si mettono e si tolgono facilmente». Oraganizzato il tutto: «Si misero sul motorino con Guido e incrociarono… perchè sapevano già che dovevano passare da quella strada… Procida e Rinaldi». La pistola La pistola era del killer. «….L’unico capace di questa cosa era Roberto perchè Guido, detto da Roberto, non era capace». Dunque, l’imput sarebbe partito dai Vaccaro, per quel litigio avvenuto la mattina davanto al bar e il conseguente schiaffo. Ma l’organizzazione era stata di Esposito «perchè la pistola ce l’aveva lui e non la dava a nessuno perchè diceva che la pistola è del killer e, se la tiene il killer, sa lui dove metterla, sa come farla scomparire..» L’omicidio Esposito avrebbe premuto il grilletto prima contro Procida, ferendolo mortalmente e successivamente contro Rinaldi che nel frattempo lo implorava di non ucciderlo garantendogli che avrebbe tenuto la bocca chiusa. Ma, dopo aver pronunciato la frase «Voi siete scostumati», Esposito avrebbe “lavato” l’affronto fatto a Matteo Vaccaro. Il tentativo di Roberto di incastrare padre e figlio Lavata l’offesa, subìta da Matteo Vaccaro la mattina, Esposito, Guido Vaccaro ed il papà Matteo si sarebbero immediatamente incontrati per congratularsi, «per salutarsi, per baciarsi». Seondo il racconto di De Maio, Esposito avrebbe stretto la mano di Guido e Matteo Vaccaro mentre ancora indossava i guanti. L’intento pare fosse quello di trasferire la polvere da spare sulle mani di padre e figlio probabilmente per depistare le indagini. «Poi si tolse i guanti e si lavò le mani con l’urina, èerchè dice che l’urina non fa trovare nessuna traccia». Il tentativo sarebbe stato quello di eliminare le tracce di polvere da sparo in modo che se sottoposto a stub questo sarebbe stato, secondo la loro convinzione, negativo. Successivamente Roberto Esposito si sarebbe recato a casa della suocera. «Dice che stava dalla suocera, e dopo un po’ di tempo sono arrivati i carabinieri e sono andati a prenderlo». Il boss Matteo Vaccaro Un boss, così Sabino De Maio, considera Matteo Vaccaro. «Nel nostro ambiente è stato sempre reputato come una persona che gestiva e che comandava, Come io so, raccontato sempre da Roberto, una volta era legato ad Ardoino, poi dopo stava da solo, dice che stavano loro sul territorio». Procida e Rinaldi personaggi che agivano in proprio Rinaldi e Procida pare fossero degli spacciatori a detta di De Maio «..Facevano i fatti loro…. facevano i soldi, spaciavano, si erano messi con Ciro Marigliano, e non davano niente a nessuno, in poche parole davano fastidio sul territorio, tra Ogliara …». Procida e Rinaldi pare fossero anche andati da Marigliano a chiedere consiglio su come muoversi. Particolare questo che avrebbe scatenato la rabbia di Esposito a seguito del consiglio fornito da Marigliano. Infatti, pare che questi avesse consigliato ai due spacciatori di eliminare Esposito in quanto “il più pericoloso”. Anche questo particolare sarebbe stato rivelato da Esposito a De Maio. Esposito ha negato di aver fatto confidenze di alcun tipo a Sabino De Maio.