De Luca sindaco, il centrodestra ha già rinunciato a vincere - Le Cronache Ultimora
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De Luca sindaco, il centrodestra ha già rinunciato a vincere

De Luca sindaco, il centrodestra ha già rinunciato a vincere

di Alberto Cuomo

Il discorso tenuto da De Luca alla recente conferenza-stampa, a proposito dell’impugnazione presso la Suprema Corte della legge regionale approvata, utile a consentirgli un eventuale terzo mandato presidenziale, non meriterebbe alcun commento e, del resto, data la dovuta notizia (la Campania è pur sempre una importante regione del Sud) la gran parte dei quotidiani si è astenuta dall’offrire considerazioni. Se ne può parlare tuttavia solo in quanto esemplarmente sintetico dei vari cattivi caratteri della politica deluchiana. Uno dei punti centrali del discorso, che ricorre spesso nelle parole dell’ex sindaco di Salerno, oggi anatra zoppa alla presidenza della Campania, è la definizione della politica come sacrificio. De Luca utilizza spesso perifrasi anche più colorite, quali ad esempio “buttare il sangue” o “faticare” nel suo amministrare. Il concetto viene usato in vari modi, sia per rilevare una differenza tra sè e quelli che definisce scaldasedie del Parlamento o “parassiti” del suo partito al centro, sia per sottolineare la necessità, per il suo presunto grande lavoro svolto, di una propria riconferma nel ruolo presidenziale. Di solito si dice la politica sia un servizio, che viene offerto per una sorta di vocazione di quanti si candidano a rappresentare i cittadini e, pertanto, se il cosiddetto “sacrificio” nel servire i cittadini divenisse troppo oneroso sarebbe normale non volerlo più sopportare, sì che non si comprende perché De Luca voglia persistere in esso: che aspiri a divenire un martire della politica? Uno da santificare? Un nuovo diverso Cristo al modo dei massoni del 700? Forse qui il senso della citazione delle parole (in parte) del Papa: “non abbiate paura…aprite il cuore alla speranza… e date la possibilità ai cittadini di decidere da chi essere governati”. C’è altresì da dire che, anche se il suo incarico di presidente regionale comportasse sacrifici, sarebbe comunque ben retribuito considerando lo stipendio mensile di ben 13.700 euro secondo quanto riferiscono i siti Thewam e Money.it, cui aggiungere i rimborsi spese. Introiti che gli hanno consentito di sfoggiare abiti costosi e di avviare l’acquisto, per il figlio Piero, quando era referendario alla Corte di Giustizia europea, di un appartamento da favola molto costoso nel paradiso fiscale del Lussemburgo. Un altro topos nei discorsi di De Luca e ripreso in quello per la conferenza-stampa riguarda, in tema di sacrificio, il suo lamentare un accanimento contro la propria persona: “la decisione del governo è contra personam” dal momento, a suo dire, non ha preso alcuna misura contraria a leggi elettorali regionali analoghe a quella approvata dalla Campania. Ma, nel verificare che le leggi elettorali delle altre regioni non sono state approvate durante il governo Meloni, il lamentare sovente, come gli accade, una persecuzione è comunque in genere ricorrente in soggetti paranoici caratterizzati da disturbo istrionico della personalità e da narcisismo. Istrionismo e narcisismo che sono propri agli attori: che, consapevole della prossima sconfitta elettorale, De Luca voglia intraprendere la carriera teatrale o cinematografica? Che voglia sostituire Crozza? E per quale motivo, pur sapendo di un possibile naufragio, continua a chiamare a raccolta i consiglieri regionali eletti con lui affermando che “per me non cambia nulla, andiamo avanti…la mia posizione non cambia di una virgola e non cambierà”? Il fatto che non si dimette per prendere alla sprovvista, in una anticipazione del voto, i suoi avversari, della destra o del suo stesso partito, è rivelativo di come tenga a tenere unita la sua maggioranza e che privilegi l’attuale propria condizione di presidente uscente a quella incerta di candidato. Nel suo discorso ha richiamato spesso la sanità regionale, l’impossibilità di gestirla nei primi quattro anni del proprio mandato e le difficoltà a farlo nel periodo del Covid. E la sanità è la voce più significativa nei bilanci della Regione, il 70 per cento secondo De Luca ovvero circa 12 miliardi di euro, già stanziati dal governo, oltre ad altri miliardi derivanti dal Pnrr. Un bel gruzzolo quindi da amministrare con l’avallo del Consiglio, ovvero proprio dei suoi consiglieri di maggioranza, per nuovi ospedali, case di comunità, pagamenti alle strutture private etc. E sarà un caso che proprio poco tempo fa la Corte dei Conti abbia condannato la Regione nel corso della gestione di De Luca a pagare ben 600mila euro per aver allestito gli inutili pass per il Covid di competenza ministeriale. Insomma sembra che, diversamente di come ha affermato, abbia a cuore più che le nostre famiglie, la povera gente e i problemi concreti, il management amministrativo che, anche se tornasse sindaco di Salerno sarebbe ben più misero di quello regionale. Il viceministro Cirielli ha ipotizzato il ritorno di De Luca in tale ruolo. Viene da chiedere: la destra ha già rinunciato ad avere un proprio sindaco a Salerno?

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