di Andrea Pellegrino
Vincenzo De Luca diserta il secondo confronto televisivo. Ieri era atteso al Tgr Campania nell’ambito della tribuna elettorale, insieme agli altri candidati alla presidenza della Regione Campania, ed invece l’ex sindaco di Salerno ha preferito altro. «Basta confronti tv», ha detto Vincenzo De Luca, «Sono stati fatti, ora sono in giro tra la gente, in strada ad ascoltare problemi e proporre soluzioni. Io posso farlo». Ed è la seconda volta, dopo Matrix, che la sedia di Vincenzo De Luca resta vuota. Peccato, dice Caldoro: «Avrei voluto parlare con lui della legge Severino e della scelta del Pd che è contro la legalità e contro le leggi dello Stato». «Nella sciagurata ipotesi che venisse eletto – rincara il governatore uscente – non potrà ricoprire la carica di presidente della Regione e per la Campania sarà il caos istituzionale». E sulla legge Severino ad affondare il colpo è anche Salvatore Vozza (candidato presidente con Sinistra al lavoro per la Campania): «Chi vota il Pd, che non è espressione del centrosinistra perché ha imbarcato pezzi di destra, dà il proprio voto per far eleggere gli impresentabili». «Non era opportuno candidare chi è stato condannato in primo grado», rimarca, nel corso del confronto televisivo Marco Esposito (candidato di Mo!), mentre per Valeria Ciarambino (candidata con il Movimento 5 Stelle): «il Pd doveva pensarci prima e non candidare De Luca». Ed ancora Stefano Caldoro: «I cittadini e le imprese non possono assistere al danno che nascerebbe dalla vicenda. Con autorevolezza un esponente del Pd ed ex premier Enrico Letta è intervenuto dicendo ‘se l’avesse candidato Berlusconi il Pd sarebbe sceso in piazza’. Non è solo un problema di immagine e credibilità». «L’incertezza – conclude Caldoro – l’assenza di una giunta nel pieno dei poteri, rappresenterebbe un danno gravissimo. Non si può per una sfida personale decidere di danneggiare milioni di nostri cittadini». Oggi, intanto, la Corte di Cassazione esaminerà, a sezioni unite, il ricorso presentato dal Movimento Difesa del Cittadino che mira a stabilire se la competenza a giudicare sulla legge Severino spetti al Tar (cui si erano rivolti il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e quello di Salerno Vincenzo De Luca) o al giudice ordinario. Il ricorso, presentato dal legale del Movimento Gianluigi Pellegrino, lo scorso 22 marzo fu giudicato ammissibile dalla Procura generale. In particolare, secondo il sostituto Procuratore Generale della Cassazione Luigi Salvato, il ricorso è da ritenersi ammissibile perché il Tar non ha giurisdizione sugli atti di sospensioni di amministratori locali legati alla legge Severino. La Procura generale ha chiesto alle sezioni unite di dichiarare che la giurisdizione in materia è del giudice ordinario. La vicenda trae spunto dalla sospensione, poi revocata dal Tar della Campania che lo reintegrò sollevando una questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale, del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Il verdetto della Cassazione interessa soprattutto il candidato governatore del Pd, Vincenzo De Luca, anche lui sospeso nei mesi scorsi dalle funzioni di sindaco di Salerno per effetto della legge Severino e poi reintegrato – con atto monocratico del presidente del tribunale amministrativo di Salerno – nelle funzioni, per poi rinunciare alla sospensiva all’atto della dichiarazione di decadenza (per la doppia carica mantenuta all’epoca del governo Letta) da sindaco di Salerno.