di Andrea Pellegrino
La resa dei conti in Regione Campania sarebbe ad un passo. I numeri del referendum parlano chiaro ed il dato in Campania per Matteo Renzi, nonostante gli sforzi elettorali, è stato uno dei peggiori. Il premier dimissionario ed il suo entourage da giorni pare che evitino il contatto con Vincenzo De Luca. Sembra che anche Luca Lotti (sponsor principale dell’ex sindaco di Salerno) abbia chiuso i contatti con tutta la famiglia De Luca. Martedì in aula consiliare approderà la mozione di sfiducia presentata dal centrodestra e sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle che ne aveva presentata una autonoma. Un nuovo segnale politico che arriva dalle opposizioni, seppur il problema sia tutto interno alla maggioranza. In rassegna dovranno passare tutti i consiglieri regionali che sostanzialmente non si sono impegnati in questa consultazione referendaria, nonostante l’esposizione in prima persona del governatore Vincenzo De Luca. C’è chi come Tommaso Casillo, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania – esponente del Pd – ha lottato per il no, ufficializzando il suo pensiero sul suo profilo Facebook. Anche il consigliere regionale Gianluca Daniele si è schierato apertamente per il no e c’è chi sostiene che possa essere l’aggancio di Luigi de Magistris in Regione Campania. C’è, poi, chi è stato in disparte attendendo gli eventi. Ma De Luca pare che parta prima dai suoi più stretti collaboratori. Dunque da Salerno città, dove gran parte dei consiglieri regionali si sono limitati all’ordinario. Ad eccezione di Enzo Maraio, consigliere regionale del Partito socialista, che ha battuto palmo a palmo con il suo partito l’intera provincia e più volte anche la città di Salerno, schierandosi in prima persona per il sì alla riforma Renzi. Così Cascone (fino a qualche settimana fa in lizza per l’assessorato regionale ai trasporti), Picarone e Fiore, sarebbero finiti sulla lista nera. Amabile, invece, si sarebbe visto in alcune manifestazioni promosse dal deputato Tino Iannuzzi. Ma di Nello Fiore, nello specifico, che ha riconquistato anche la presidenza dell’Asis, restando seduto sulla poltrona di consigliere regionale, non c’è stata alcuna notizia. E all’orecchio del presidente pare che queste informazioni siano arrivate. E non è un caso che i salernitani – quasi tutti – abbiano disertato l’ultimo vertice di maggioranza convocato martedì scorso. Ma l’ira di De Luca si sarebbe abbattuta anche sul cerchio magico salernitano. Insomma sui più stretti collaboratori che ruotano intorno alla triade deluchiana. Dalla Provincia di Salerno fino alle società municipalizzate. Tutti fortini presidiati da uomini di sua fiducia che Vincenzo De Luca aveva “venduto” come sicuri al premier Matteo Renzi durante le sue innumerevoli tappe campane. Anche durante l’ultimo incontro a Napoli, De Luca aveva rassicurato Renzi rispetto al risultato elettorale. In pratica, secondo i calcoli, la Campania avrebbe dovuto compensare la Puglia. Ed, invece, a Salerno sono crollate tutte le sue certezze. E se da un lato alcuni giovani consiglieri comunali si sono mossi per quel che potevano, i “senatori” sono stati in disparte, non condividendo, tra l’altro, già da inizio consiliatura la gestione Napoli – De Luca al Comune di Salerno. Anche alcune operazioni politiche concluse in qualche Comune della provincia di Salerno, si sarebbero rivelate come un’arma a doppio taglio. E’ il caso di Nocera Inferiore dove la nuova nomina del presidente del Patto dell’Agro e l’avvicinamento di Salvatore Arena (ex consigliere regionale Udeur) ai deluchiani, avrebbe indispettito lo zoccolo duro della sinistra nocerina. Caso singolare a Giffoni Valle Piana dove la rottura con Ugo Carpinelli non sarebbe stata compensata con l’impegno di Antonio Giuliano. Il tutto mentre sul Pd deluchiano soffiano venti di guerra da Roma. Al punto che Vincenzo De Luca starebbe studiando una exit strategy prima di essere scaricato ufficialmente da Matteo Renzi. Non si esclude che il governatore possa abbracciare quella parte del partito democratico pronta a costruire una nuova alternativa. Qualche ambasciatore pare sia stato già mandato in avanscoperta. Dal Nazareno, i renziani rivendicano, in particolare, il sostegno incondizionato (visti i dati referendari, non corrisposto) a Vincenzo De Luca, anche e soprattutto durante i momenti più difficili. A partire dal caso Bindi, fin dall’epoca della candidatura regionale a finire ai giorni nostri, con le ultime polemiche sollevate dal governatore che hanno offuscato l’immagine del partito democratico a livello nazionale. A far discutere di più, il famoso audio finito anche sulla scrivania della Procura della Repubblica di Napoli. Si tratta dell’incontro all’Hotel Ramada, durante il quale De Luca incita i sindaci a far di tutto per convincere gli elettori a votare sì. In particolare le battute rivolte a Franco Alfieri, oltre a far indispettire il sindaco di Agropoli (con De Luca ci sarebbe una certa freddezza) avrebbero provocato fiumi di polemiche. Democrat, che, tra l’altro, non avrebbero gradito neppure la norma De Luca, inserita con un blitz notturno, all’interno della legge di Stabilità. Norma che consentirebbe al governatore di assumere i poteri di commissario alla sanità. Ma a questo punto, cambiato il governo, la nomina di De Luca a commissario non sarebbe più cosa certa. Soprattutto se l’esecutivo nazionale dovesse essere presieduto da Pietro Grasso che sul caso Bindi non aveva avuto parole dolci su Vincenzo De Luca. Se dovesse, invece, prevalere la linea Franceschini a brindare sarebbero Alfonso Andria e Tino Iannuzzi.