Andrea Pellegrino
La Provincia di Salerno ad un passo dal default. Lo squilibrio di bilancio resta elevatissimo ed il salvataggio romano non arriva. A fronte dei cinquantuno milioni di euro da ripianare da Roma, di milioni, ne giungeranno appena 5. Così, nel mentre si valuta la convocazione di un Consiglio provinciale monotematico, dagli uffici arriva lo stop al rilascio di attestazioni di copertura finanziaria. In pratica, a Palazzo Sant’Agostino fino a nuovo ordine – si potrà solo gestire e pagare l’ordinario. Ma non solo. I conti saranno – così come si legge nella relazione del dirigente Maria Fronda – inviati alla Corte dei Conti per le valutazioni del caso. Il bilancio era stato approvato con decreto lo scorso 1 settembre dal presidente Canfora con la contestuale richiesta al Ministero competente di ripiano dello squilibrio. Il decreto era passato, tra l’altro, nonostante il parere negativo del dirigente del settore che ha manifestato due violazioni: il mancato raggiungimento del principio del pareggio finanziario complessivo e quello del rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Dal Ministero, nei giorni scorsi, sarebbero arrivati la risposta e lo stanziamento di 5 milioni di euro. Una somma che determinerebbe, così, «una grave situazione di squilibrio strutturale, non compensabile, allo stato e a legislazione invariate, da maggiori entrate o minori spese». Tra l’altro, la Provincia di Salerno ha innalzato tutte le aliquote al massimo per quel riguarda i tributi provinciali. Basti pensare che dalla quota della Rca (assicurazione per le auto) la Provincia incassa ben 41 milioni di euro, con una aliquota che raggiunge il 16 per cento; solo per le trascrizioni auto, incassa, invece, 21 milioni. Cifre che però non servono a mettere in sicurezza i conti provinciali e i relativi servizi. Non bastano, infine, neppure le vendite di beni immobili (archivio di Stato compreso) per mettere in ordine i conti. All’orizzonte, dunque, si prefigura lo scenario più serio per la Provincia di Salerno che potrebbe trovarsi, ora più che mai, a dichiarare il dissesto.