CV ministri e Meloni. Cos’è che non torna? - Le Cronache Attualità
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CV ministri e Meloni. Cos’è che non torna?

CV ministri e Meloni. Cos’è che non torna?

Aldo Primicerio

 

CV sta per curriculum vitae et studiorum, corso della vita e degli studi. E’ un pò la storia di noi stessi, che compiliamo per riassumere dati personali, formazione e titoli di studio conseguiti, esperienze. Che alla fine riflettono obiettivi e competenze. E’ il vissuto di ognuno di noi, la foto del chi siamo. Ed anche di quello che sappiamo e possiamo fare, nella vita e nel lavoro.

E per i politici? Vale lo stesso anche per loro, ma, attenzione, con una rilevanza particolare. Perché il politico, nel candidarsi, deve confrontarsi con le aspettative dei cittadini e per questo essere trasparente, evitare omissioni o ambiguità. Il suo vissuto scolastico, professionale e di vita diventa quindi uno strumento di comunicazione con cui definisce la sua immagine pubblica e costruisce la fiducia dei cittadini.

 

E qui ci sono alcune cose che non tornano sul vissuto scolastico e formativo di alcuni ministri dell’attuale governo. Partiamo da Pichetto Fratin

Facciamo qualche esempio, partendo dall’ambiente e dal suo ministro Gilberto Pichetto Fratin. Persona simpatica e gentile (tranne nell’episodio in cui dà della “stronzetta” ad una giornalista). Ma anche un ministro ondivago ed irresoluto sulle scorie nucleari, sui biocarburanti, sulla transizione energetica. Per non parlare della sua inadeguatezza alla penultima COP, la Conferenza sui cambiamenti climatici, la 28 quella di Dubai. Il nostro ministro se ne è partito prima delle sue conclusioni. Atteso da impegni più importanti? Macché. Doveva partecipare a Ping Pong, un programma radio della Rai. Capirai…A sverniciare le sue gaffes è il Post, un quotidiano online. Che rimprovera al ministro la sua irrilevanza durante i negoziati che hanno portato all’accordo. Sui social network e sui giornali si è parlato del fatto che non conosce l’inglese, mancanza che ovviamente complica le relazioni durante le riunioni internazionali. Pagella Politica lo definisce il mno esperto dei suoi colleghi europei in materia ambientale. Infatti, 69 anni, è laureato in economia e fa il commercialista. Molte delle cririche convergono sulle sue lacune in questi 13 mesi da ministro: la scarsa capacità negoziale, la pessima conoscenza delle lingue, la tendenza a commettere gaffes o a fare dichiarazioni imbarazzanti. Il suo posto a Dubai lo ha preso un’esperta dirigente ed competente funzionario del Mase, la sigla dell’attuale Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Ma molti si chiedono: perché Pichetto Fratin all’Ambiente? Biodiversità ed ecosistemi li abbiamo di recente inseriti anche in Costituzione. Il fatto è che in Italia – scrive il naturalista Ferdinando Boero prof. di Zoologia e Botanica nell’Università di Napoli –  la politica dell’ambiente ne ha solo una percezione estetica, come paesaggio. Ed ecco perché si assiste oggi ad una tragica polarizzazione politica: se sei a favore della natura sei di sinistra, mentre se consideri la natura come invulnerabile alle nostre pressioni e ne auspichi lo sfruttamento, sei di destra: la natura deve “rendere”, altrimenti che ci sta a fare? Entrambe le posizioni, purtroppo, sono ideologiche e non sono basate su solida consapevolezza culturale. La natura è un po’ come la mamma, non è di destra o di sinistra, è universalmente dovunque.

 

E poi i ministri Giuli, Crosetto, Lollobrigida. Ed infine il presidente Meloni

Alessandro Giuli, ministro della Cultura. Tutti gli esami di filosofia, poi niente tesi e niente laurea. Ma ha promesso a se stesso che, a 48 anni, concluderà gli studi. Certo, non è un obbligo essere laureati per fare il ministro. Lo dice anche la Costituzione. Eppure il governo, tra i tanti spropositi anticostituzionali, suoi e dei suoi predecessori, può, anzi dovrebbe inserire l’obbligo di una laurea per chi ambisce ad un ruolo politico importante. La formazione universitaria, in generale, aiuta a sviluppare capacità critiche e analitiche, utili per valutare dati, interpretare scenari complessi e formulare proposte politiche efficaci. Comporta lo sviluppo di competenze comunicative, sia scritte che orali, fondamentali per la gestione della comunicazione politica e per interagire efficacemente con i cittadini e con i media. Può conferire maggiore credibilità e autorevolezza, specialmente in contesti dove la competenza tecnica e la conoscenza specialistica sono richieste

Quindi Guido Crosetto. Il gigante del team Meloni, laurea in economia, è un consulente aziendale. E’ immaginabile una sua competenza nelle relazioni internazionali? Una visione srategica delle alleanze e dei conflitti a livello globale? Una capacità di prendere decisioni rapide e ponderate in situazioni di emergenza o di crisi, e di gestire situazioni di crisi internazionali. Personalmente penso proprio di no. La difesa di una nazione ha bisogno più di competenze specifiche oltre che di una laurea. Nessun giudizio o critica personale per nessuno, per carità. Anche perché errori di questo genere ce ne sono a iosa oggi, ma anche ieri e l’altro ieri nella storia dei governi italiani.

E poi Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. Il “cognato d’Italia” (marito di di Arianna Meloni) ha una laurea in Giurisprudenza conseguita alla Niccolò Cusano, una università privata telematica. Anche qui le perplessità, nostre ma anche di molti ambienti politici e mediatici. Il Ministero esige una profonda conoscenza delle dinamiche produttive, dei mercati, delle filiere e delle normative che regolano il settore agricolo e agroalimentare, competenza specifica sulle tematiche forestali, sulla gestione sostenibile delle risorse naturali, sulla biodiversità e sulla tutela dell’ambiente, sulla sicurezza alimentare. Anche qui, come per altri ministri, nessuna competenza se non letta e mediata dall’esterno. E non ci soffermiamo sulle tante gaffes internazionali di Francesco (riforma caccia, allevamenti iperestensivi, carne sintetica, et alia)

Ed infine il nostro presidente Meloni. Anche nel suo CV, scrive Pagella Politica, c’è qualcosa che non torna. Nel curriculum pubblicato dalla Camera dei deputati lei dichiara di aver conseguito la maturità del liceo linguistico con 60/60. Il problema è che la scuola frequentata a Roma, l’Amerigo Vespucci non è mai stata una scuola linguistica, è un istituto professionale per i servizi alberghieri, inoltre all’epoca il liceo linguistico non esisteva come tale. Insomma pensiamoci un po’ su prima di scrivere inesatezze. In un altro Paese le opposizioni un presidente del consiglio l’avrebbero divorata. Il fatto che al professionale alberghiero si studiano le lingue non comporta l’acquisizione di una maturità linguistica. Ed infine copriamoci occhi, orecchie e bocca per non parlare di Salvini. Che meriterà una pagina a parte.

Per concludere, nessun giudizio tombale per nessuno. Ma il diritto di leggere carte e documenti, e di analizzare comportamenti e decisioni, quello sì. E di elevare la critica sulle inadeguetezze, anche. Come fanno i media anglosassoni nella vignetta che accompagna il nostro intervento. E tra i primati di questo governo Meloni ce ne è uno che forse sfugge ai più: la “cacciata” dei portavoce dei ministri. Ben quattro, Istruzione, Cultura, Imprese, Riforme. Un fatto singolare.Vuol dire che i ministri l’hanno sparata grossa e i portavoce non se la sono sentita di metterci la faccia? Non è da escludere. Mania di protagonismo dei ministri insofferenti agli intermediari? Può darsi. Una cosa è certa. Un ministro dovrebbe contare fino a tre prima di dire cosa sbagliate e di dover fare marcia indietro.