di Giovanna Naddeo
Violenza di genere e pari opportunità sotto la lente d’ingrandimento di studenti e docenti dell’Università di Salerno. Giunge all’ottava edizione “La violenza spiegata”, seminario di formazione promosso dall’Osservatorio interdipartimentale per gli studi di Genere e le Pari Opportunità (Ogepo) dell’Ateneo, in collaborazione con enti ed istituzioni del territorio regionale e nazionale. Fino a mercoledì, presso il campus di Fisciano, spazio a incontri e laboratori multidisciplinari, con l’obiettivo di indagare i mille volti della violenza. «Violenza intesa non solo come sopraffazione fisica e sessuale, ma anche economica, psicologica e simbolica, legata agli stereotipi e a tutti quei comportamenti che causano un danno di natura sia fisica che psicologica ed esistenziale». Così la professoressa Maria Rosaria Pellizzari, direttrice dell’Osservatorio.
Professoressa, anche quest’anno Unisa porta avanti il suo impegno di studio e analisi sulla violenza di genere. Quali gli obiettivi di questa nuova edizione di attività seminariali e laboratoriali?
«Puntiamo a diffondere una cultura della non discriminazione e della non violenza. Violenza intesa non solo come sopraffazione fisica e sessuale, ma anche economica, psicologica e simbolica, legata agli stereotipi e a tutti quei comportamenti che causano un danno di natura sia fisica che psicologica ed esistenziale. Anche quest’anno abbiamo coinvolto docenti di vari dipartimenti, i quali hanno scelto un argomento da trattare nell’ottica dello studio della violenza di genere, e anche quest’anno non sta mancando la grande partecipazione degli studenti. Una partecipazione attiva, matura e consapevole. Spesso sono loro a impugnare il microfono e testimoniare esperienze vissute in prima persona o di amici e parenti».
Spot pubblicitari, campagne di sensibilizzazione, docufilm: in questi anni si è davvero scritto e parlato molto sul fenomeno, su ogni canale di comunicazione. A suo giudizio, a che punto è l’Italia?
«Ritengo bisogni sfatare la voce secondo la quale le violenze siano in aumento. Registriamo un numero crescente di denunce perché c’è maggior conoscenza e consapevolezza del fenomeno. Le donne non sono più disposte a subire abusi, decidono di parlare e denunciare i loro aggressori. E’ un fenomeno culturale ancora oggi questione drammaticamente attuale, caratterizzato da una varietà di aspetti che si manifestano in momenti e luoghi diversi. Per questo motivo, occorre continuare a puntare sulla cultura per smuovere le coscienze e cambiare mentalità».
A tal proposito, si parla sempre di violenza sulle donne, eppure la cronaca ci parla anche di uomini maltrattati.
«Siamo di fronte a due fenomeni differenti. Gli uomini maltrattanti sono la maggioranza, e con piacere -ci tengo a sottolinearlo- noto sempre un maggior numero di studenti di sesso maschile partecipanti alle nostre iniziative, a proposito della necessità di smuovere le coscienze di cui sopra. Detto ciò, a mio avviso il nocciolo del problema sta nell’asimmetria nella coppia (sia etero che omosessuale), quell’asimmetria tra il soggetto debole e il soggetto forte che tende a predominare. Occorre un sano bilanciamento tra i due ruoli».
Tornando a Unisa, quanto può incidere l’università nella comprensione del fenomeno?
«Moltissimo. E’ qui, negli spazi del campus, che avviene quel necessario scambio di saperi, attraverso l’utilizzo di strumenti storiografici, giuridici, sociologici, artistici e letterari, in una prospettiva, appunto, interdisciplinare. E’ importante lavorare in rete, collocando il fenomeno sulla linea del tempo, in una prospettiva storica che guardi al passato, e non soltanto all’attimo, al momento puntuale, al presente».