di Andrea Pellegrino
Il magrissimo bottino di Vincenzo De Luca conta nella città di Salerno appena quattro sezioni a favore del sì. Sono quelle della scuola Tasso, di piazza Matteotti e di Fuorni. Per il resto, per la prima volta dopo un ventennio, il plebiscito è toccato alla parte opposta. Stavolta non hanno potuto nulla neppure i «ragazzi dei quartieri». Anche roccaforti come Ogliara (fortino di De Maio e Savastano), Rufoli, Giovi (regno di Eva Avossa), Sant’Eustachio e l’intera zona orientale, hanno tradito l’ex sindaco di Salerno. I salernitani, forse per la prima volta, hanno avuto l’opportunità di esprimere la propria preferenza liberamente, senza condizionamenti legati ad una possibile «tracciabilità» del voto. Non c’entrano preferenze o partiti: questa volta la “giocata” è stata secca. L’apparato deluchiano ha raccolto la sua forza massima, epurato da ogni condizionamento esterno. Apparato che ha smosso mari e monti cercando di coinvolgere tutti i settori imprenditoriali, commerciali e sanitari della città di Salerno che è patria, tra l’altro, del presidente nazionale di Confidustria Vincenzo Boccia. Una folla di ministri e deputati – tra gli altri la stessa Maria Elena Boschi ed in chiusura di campagna Luca Lotti – che ha passato in rassegna ogni angolo del territorio salernitano, accompagnati da Piero De Luca, alla guida dei comitati per il Sì e dall’intero entourage. Naturalmente c’è chi ha finto di muoversi o non si è mosso. Sicuramente si sono visti poco i consiglieri regionali salernitani di area democrat (Luca Cascone, Franco Picarone, Nello Fiore), che così come i colleghi napoletani non si sono spesi poi tanto al fianco del loro governatore. A Palazzo di Città, probabilmente, la situazione politicamente più drammatica. A sei mesi di distanza l’amministrazione comunale raccoglie i suoi cocci, nonostante l’impegno di Enzo Napoli che tenuto incontri anche nelle case, attivando un vero e proprio “porta a porta”. Si racconta, tra l’altro, dell’ultima azione disperata, quando è partito l’ordine verso tutti i consiglieri comunali, alle 19,30 di domenica sera di presidiare i seggi e convicere le persone a votare sì. Ma non è servito. Così come nulla ha potuto il mega apparato che contempla il presidente della Camera di Commercio, Andrea Prete, il presidente della provincia di Salerno, Giuseppe Canfora (sconfitto anche nella sua Sarno) e i vari manager di società miste, di aziende sanitarie e dell’ospedale “Ruggi”. Per la triade deluchiana, senza dubbio, la strada inizia a salire. La sconfitta a Salerno città ed in alcuni comuni strategici avrebbe rallentato alcuni progetti politici. Quanto alle conseguenze politiche, pare che qualcosa si muova a Palazzo di Città. Non tutti ieri mattina avevano la faccia scura. Alcuni sorridevano proprio. All’orizzonte si concretizza la costituzione di un gruppo misto in Consiglio comunale. Forse già dalla prossima seduta che dovrebbe esserci prima di Natale.
DE LUCA: ORA UMILITA’ Il commento del governatore, invece, arriva in tarda mattinata. Salta gli appuntamenti istituzionali e consegna il suo pensiero ad una nota stampa. «Gli elettori hanno respinto in modo netto la proposta referendaria. Ogni votazione è una lezione da comprendere, e su cui riflettere. A maggior ragione in questo caso, di fronte ad un risultato perentorio e generalizzato. Oggi, è il tempo dell’umiltà e della responsabilità, in una fase che si annuncia difficile per l’Italia. Intanto, va dato atto a Matteo Renzi di aver compiuto un gesto di grande dignità e coerenza, assumendosi tutte le responsabilità e rimettendo il suo mandato. Per il resto, un voto così uniforme e forte, non può non contenere motivazioni generali e anche fra loro contraddittorie.Il contenuto della riforma costituzionale ha suscitato dibattito ma è rimasto, a me pare, abbastanza sullo sfondo. Si è partiti con una sovrapposizione sui temi referendari di spinte tutte politiche rivolte contro il governo e la sua azione, oltre che contro il Presidente del Consiglio. Questo andamento non si è modificato nel corso di questi mesi. I risultati dell’azione di governo, nel campo sociale, dei diritti civili sono stati azzerati da punti di criticità emersi, che in questa fase hanno creato un clima di diffusa ostilità. Abbiamo riscontrato delusione e opposizione nel mondo della scuola, in relazione alla riforma delle Province, al nuovo codice degli appalti. È apparsa unilaterale e non chiara la riforma della Pubblica Amministrazione. La questione dell’immigrazione e il problema della sicurezza urbana hanno pesato fortemente. E nel Sud è emerso un malessere sociale, cui si dovrà rispondere con un vero e proprio piano per il lavoro a breve. Infine, ha pesato l’argomento della “difesa della Costituzione”, del tutto forzato ma rimasto comunque sempre sullo sfondo.In conclusione, vanno ringraziati quanti (il 40% degli elettori) hanno sostenuto il referendum, battendosi, in modo limpido, al di là degli orientamenti politici, per dare una spinta al rinnovamento del Paese. Questa esigenza di modernizzazione e semplificazione delle istituzioni, l’esigenza di superamento della palude burocratica che ferma e paralizza ogni slancio vitale, rimane in tutta la sua portata, soprattutto in relazione al mondo delle imprese.Come si vede, non ci sono risposte semplici o consolatorie rispetto ai grandi problemi che ci sono davanti. Occorre lucidità e freddezza. Occorre ricercare le strade per consolidare l’unità del Paese, superando logiche di provincialismo, e guardando sempre al contesto internazionale, nel cui ambito occorre non perdere credibilità. Siamo certi che la saggezza e l’equilibrio del Presidente della Repubblica Mattarella aiuteranno l’Italia ad affrontare e superare i grandi problemi e le incertezze, che questa fase politica pone davanti al Paese». Nel pomeriggio Vincenzo De Luca è da Lettieri per l’inaugurazione del centro commerciale “Le Cotoniere”. Qui si entra solo per invito. Ed anche i giornalisti sono scelti con cura dallo stesso Lettieri. In pratica il governatore è al sicuro. Sul referendum ai giornalisti (accreditati) dice: «Oggi siamo qui per inaugurare un centro commerciale». L’unica battuta è con Peppe Zitarosa, che incrociato alla manifestazione ha esclamato: «Preside’, non stare arrabbiato». E lui, dopo aver sorriso, ha risposto: «Sto bene, godo di ottima salute».