di Erika Noschese
Da un lato i locali di proprietà di Rainone, mai accatastati per raggirare l’aspetto tasse dall’altro, e tocca dirlo, quelli di Chechile, venduti e accatastati a norma di legge e su cui, di conseguenza, c’è un importante pagamento di tasse annuali. Lo scenario non cambia, la gestione degli spazi sì e così in piazza della Libertà il Crescent vive sempre tra luci e ombre, regolarità e irregolarità. Dversi immobili accatastati con categoria F/1 in piazza della Libertà, che rispettano la norma imposta dalla legge anche un riscontro in termini economici per l’amministrazione comunale che sembra voler concedere ancora benefici alla famiglia Rainone, non disponendo un solo controllo da parte dell’ufficio Imu che, unitamente all’agenzia delle Entrate, dovrebbe avere la possibilità di imporre l’accatastamento, ampiamente scaduti i dodici mesi consentiti per la categoria F/3, transitoria. Chechile era proprietario del Jolly demolito per fare spazio al Crescent, finito a processo proprio nell’ambito della vicenda Crescent che ha coinvolto anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, unitamente a elosio Davide, Basile Matteo, Affanni Anna Maria, Villani Giovanni, Rainone Eugenio, AEva, Calabrese Gerardo, Cascone Luca, Conforti Luciano, De Maio Domenico, De Pascale Augusto, Guerra Ermanno, Fiore Aniello, Marai Vincenzo, Picarone Francesco, Gentile Nicola Massimo, De Roberto Bianca, Chechile Rocco, poi assolti. Una storia, quella che vive il Crescent, con tanti punti interrogativi.