di Andrea Pellegrino
Non ricorda quasi nulla. Vincenzo De Luca interrogato nell’ambito dell’inchiesta Crescent il 17 maggio dello scorso anno dai pm Valenti ed Alfano confessa di non ricordare gran parte dei dettagli della “complessa vicenda tecnica di cui il sindaco – dice – prende solo atto di quegli atti emessi da altri uffici”. Zampino? «Non ricordo dove lo ho conosciuto». Villani? «Non ricordo in quale occasione lo ho conosciuto e non so se abbia avuto un ruolo specifico nella procedura». Ed ancora Criscuolo? «Ho avuto rapporti come un qualsiasi dirigente del Comune. Poi è stato trasferito ad altro ente su sua richiesta e non per particolari motivi di contrasto avuti con me». Dalle carte (pubblicate in anteprima dal blog di Angela Cappetta) emerge che De Luca non ricorda o non avrebbe avuto nessun tipo di rapporto speciale con i principali soggetti coinvolti nell’inchiesta Crescent. Insomma con l’ex Soprintendente di Salerno (Zampino), con il funzionario della Soprintendenza (Villani) e con il dirigente comunale (Criscuolo). I rapporti con Zampino. Anche quando i pm gli chiedono dell’Urban Center (che sarebbe dovuto sorgere nella torre T1 del Crescent sotto la direzione di Zampino – documentato da delibera di giunta), De Luca testualmente dichiara: «Per l’Urban Center abbiamo contattato alcune figure istituzionali o professionali per la nomina a responsabile; credo che qualche iniziativa sia stata avviata per il progetto e Zampino credo che abbia fatto un lavoro di coordinamento e di contatto». Quanto alla autorizzazione paesaggistica (annullata dal Consiglio di Stato) De Luca dice: «Non posso rispondere atteso il lungo tempo trascorso dai fatti, trattandosi di una procedura risalente a sette anni fa». Inoltre sostiene che «i dettagli spettano prettamente ai dirigenti dei vari uffici competenti e non al sindaco». Meglio il progetto di Bofill. «Partendo da un’idea di sviluppo della città – dice De Luca – il Comune prospettava una riqualificazione urbanistica partendo dall’esempio di Barcellona, sviluppatasi all’epoca delle Olimpiadi». E sulla riqualificazione di Santa Teresa spiega: «Il primo disegno fu elaborato da Bohigas ma non ebbe seguito perché chiudeva la prospettiva del mare e della costiera amalfitana, mentre l’incarico dato a Bofill aveva una risistemazione tale da avere una prospettiva aperta e più dignitosa per il lungomare di Salerno». I rapporti con i Rainone. Anche in questo caso la memoria del primo cittadino è abbastanza labile, soprattutto sulla vicenda dell’aggiudica dei diritti edificatori per la realizzazione della mezza luna. Addirittura De Luca non ricorda neppure di aver contattato i Rainone per stringere una collaborazione con la Salernitana calcio ai tempi di Lombardi. Così come non ricorda di aver conosciuto Dattilo e di essersi perso nella complicata vicenda del Jolly Hotel (che ha avuto più società da Chechile a Roversi a Dattilo). «Con i due Rainone (aggiudicatari dell’appalto per la costruzione del Crescent, ndr) – dice De Luca – ho un rapporto di semplice conoscenza. Non ricordo se mi sono rivolto ai medesimi per avere un rapporto di collaborazione con la Salernitana Calcio quando la gestione era di Lombardi per ricordo di aver fatto appello a diversi imprenditori». Quando all’accelerazione sulla fase della sdemanalizzazione, il sindaco sostiene: «La fretta era datata dal fatto che bisognava creare lavoro per la città di Salerno e dare una possibilità di sviluppo in un momento di grave crisi».