di Andrea Pellegrino
La battaglia per il Crescent prosegue. A dieci anni dall’inizio si torna in Consiglio di Stato, con Italia Nostra che ha impugnato la sentenza di primo grado sul nuovo Pua di Santa Teresa. Ossia sul nuovo progetto approvato dalla Soprintendenza di Salerno che ha tagliato gli edifici pubblici dalla mezzaluna di Bofill, rendendolo così interamente privato. Si torna a Palazzo Spada con un articolato ricorso presentato dai legali di Italia Nostra, Oreste Agosto e Pierluigi Morena, che ripropongono anche la questione legata alla deviazione del torrente Fusandola, su cui si sono accesi i riflettori anche della Procura della Repubblica di Salerno. In particolare, i procedimenti penali in corso dimostrano che il torrente Fusandola, dopo la deviazione, è a rischio esondazioni. Si tratta dello stesso torrente tristemente protagonista dell’alluvione del 1954 che costò la vita ad oltre cento persone. Il nuovo Pua di Santa Teresa, per Italia Nostra, “non è attuabile” e il nuovo procedimento “è avvenuto senza alcune relazione paesaggistica, senza alcun progetto ma con mere fotocopie dell’originario Pua”. Inoltre, ci sarebbe un “abusivo utilizzo della superficie di mare, di arenile, della fascia fluviale del torrente Fusandola e di altre aree non sdemanializzate che sono ancora in testa al Demanio marittimo”. Il nuovo Piano urbanistico – che prevede l’eliminazione di tre edifici pubblici, l’abbassamento del Crescent di 50 cm, l’eliminazione della foce del Fusandola e la ridefinizione della linea di costa – “non è stato sottoposto all’attenzione della soprintendenza” ma il Comune ha rilasciato ben due autorizzazioni paesaggistiche senza alcuna nuova progettazione. Quanto alla deviazione del torrente, “il Genio Civile – sostengono i legali di Italia Nostra – non ha mai rilasciato la doverosa autorizzazione idraulica”. Autorizzazione che per il consulente tecnico della Procura non “poteva comunque essere rilasciata perché si tratta di attività vietate in modo assoluto sulle acque pubbliche” e che, inoltre, il torrente è vincolato e si trova su un’area alluvionale. Ancora, scrivono: “La spiaggia di Santa Teresa è stata cementificata per una superficie di oltre 7 mila metri quadrati, con perdita della naturale linea di costa”.
DANNI PER 400 MILIONI DI EURO. E’ la cifra preventiva e provvisoria che stimano i legali di Italia Nostra per i danni ambientali, morali ed esistenziali per la perdita di caratteri identitari della città di Salerno. Un danno che per gli ambientalisti è da “ripartire a carico di tutti gli enti ed i soggetti pubblici e privati che hanno concorso al danno ambientale e paesaggistico”. “Tali somme riconosciute saranno utilizzate dall’Associazione nazionale per fini pubblici per la mitigazione del rischio idrogeologico cui è esposta l’area di Santa Teresa, nonché per il recupero del centro storico e per la diffusione di una cultura della prevenzione del rischio idrogeologico e per la valorizzazione storico-culturale del territorio”.
DOMANI DIBATTITO A ROMA. Presso la sede capitolina di Italia Nostra si parlerà di “consumo di suolo e del dissesto idrogeologico”. Quindi del caso “Crescent di Salerno” e della battaglia partita nel 2009. “L’area in questione dista meno di 2 Km in linea d’aria dal mostro della Costiera amalfitana, noto come il Fuenti, abbattuto a seguito dell’azione politica che lo ha utilizzato a monito di futuri scempi ambientali”, scrivono. “Oggi – proseguono – anche la Procura di Salerno, dopo il maxi processo riguardante solo il procedimento paesaggistico e non quello dei reati ambientali, con una nuova inchiesta da sempre sollecitata da Italia Nostra Sezione di Salerno e dal Comitato, ha finalmente fatto emergere una serie di illegalità perpetrate per meri obiettivi urbanistico edilizi e l’aggravarsi del pericolo di alluvione a seguito della deviazione abusiva del tratto terminale e della relativa foce del torrente Fusandola”.