di Pina Ferro
Secondo l’impianto accusatorio avrebbe sottratto dei beni sociali immediatamente prima che la Pecoplast andasse in fallimento. E, per questo l’imprenditore Rosario Pellegrino dovrà affrontare il processo con l’accusa di bancarotta fraudolenta. I beni distratti ammonterebbero a quasi 5 milioni di euro. Ieri, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Salerno, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Francesco Rotondi, ha rinviato a giudizio l’imprenditore salernitano difeso da Luciano Pepe. Pellegrino il prossimo dicembre comparirà dinanzi ai giudici della prima sezione penale. 0La Pecoplast, ubicata in via Pastore, a pochi passi dal cementificio di Salerno (zona a confine tra Salerno e Pontecagnano), era nata per produrre filtri per aria in termoplastica destinati alle vetture della Fiat. Il Tribunale civile l’ha dichiarata fallita il 22 luglio del 2015, ma secondo la Procura veniva ancora riportata, nel bilancio al 31 dicembre 2014, l’esistenza di immobilizzazioni materiali per 4 milioni e 952mila euro (al netto degli ammortamenti) che poi non sono state rinvenute in sede di inventario. In quello stesso documento contabile figuravano anche, in una nota integrativa, alcuni immobili dal valore complessivo di poco più di 187mila euro, dei quali tuttavia non è stata trovata traccia. Anzi, dalle visure immobiliari controllate dagli inquirenti emerge che la società fallita non sarebbe stata proprietaria di alcun immobile. Anomalie che per la procura vanno a concretizzare il reato di bancarotta fraudolenta. Accusa per la quale ora l’imprenditore salernitano dovrà affrontare il processo.