Condanna dell’innocente è il fallimento dello Stato democratico - Le Cronache Ultimora
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Condanna dell’innocente è il fallimento dello Stato democratico

Condanna dell’innocente è  il fallimento dello Stato democratico

Antonio Manzo

La Fondazione Angelo Vassallo non sarà parte civile nel processo contro gli attuali indagati: il colonnello Fabio Cagnazzo, Lazzaro Cioffi, Giuseppe Cipriano accusati dell’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica. Gli indagati, a distanza di otto mesi dall’arresto, furono scarcerati con sentenza della Cassazione. Il Tribunale del Riesame dovette annullare l’ordinanza con cui erano stati disposti gli arresti per Cagnazzo, per l’imprenditore Giuseppe Cipriano e per l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, che però rimase in carcere in quanto stava scontando un residuo di pena per altre condanne. La Cassazione annullò l’ordinanza depotenziando fortemente l’ipotesi accusatoria. Ieri è stata celebrata l’udienza davanti al gup del Tribunale di Salerno (vedi i servizi a pag. 2,3 e 5). Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti i quattro indagati, ricoprendo vari ruoli, ma non quello di esecutori materiali, avrebbero preso parte all’organizzazione dell’omicidio di Vassallo, anche attraverso sopralluoghi, e poi al depistaggio delle indagini, un ruolo in cui sarebbe stato coinvolto in particolare Cagnazzo. Per loro la Cassazione ha già pronunciato la insufficienza degli indizi per i quali la Procura aveva anche chiesto gli arresti. La clamorosa decisione della esclusione della Fondazione Angelo Vassallo dalla parte civile, al netto di qualsiasi valutazione emotiva, è stata adottata dal giudice dell’udienza preliminare. Per motivi tecnici. Dicono i rappresentanti della Fondazione, “Noi accogliamo con serenità questa decisione” sostengono i fratelli Dario e Massimo Vassallo. L’associazione è stata fondata dopo l’omicidio del sindaco di Pollica e non ha diritto ad essere rappresentata. Diversamente dall’accettazione di parte civile del Partito Democratico, avvenuta ieri a quindici anni dal fatto, e dell’ex imputato per l’omicidio, poi scagionato in istruttoria Umberto Damiani. Decisione, questa, del gup che si è scontrata con la richiesta della Procura di non ammettere l’ex imputato poi prosciolto in istruttoria. “Oggi è una giornata storica non solo per il Cilento, per Pollica e per la Campania, ma per l’intera Italia. Oggi un intero Paese si è costituito parte civile. Abbiamo dato una lezione di legalità. Il giudice ha condotto l’udienza con equilibrio e rispetto, e il procedimento sta procedendo con giusta rapidità: il 14 novembre ci ritroveremo nuovamente qui per l’ultima fase iniziale, in vista del dibattimento previsto per gennaio 2026. In quelle 80.000 pagine di atti c’è un mondo, fatto di verità nascoste e di persone che pensavamo amiche e che invece si sono rivelate altro” Riguardo agli imputati, la Fondazione ha ribadito il massimo rispetto per il principio di innocenza, ma richiama con fermezza alla responsabilità e al decoro” Da un lato la decisone del giudice di non ammettere la Fondazione tra le parti civili,, e dall’altro stronca anche il tentativo di trasformare il “caso Vassallo” da 15 anni senza motivi, esecutori e mandanti in un processo mediatico-giudiziario. “Quando l’opinione pubblica appare divisa su un qualche clamoroso caso giudiziario – divisa in “innocentisti” è “colpevolisti” – in effetti la divisione non avviene sulla conoscenza degli elementi processuali a carico dell’imputato o a suo favore, ma per impressioni di simpatia o antipatia. Come uno scommettere su una partita di calcio o su una corsa di cavalli». Così disse Leonardo Sciascia in un articolo pubblicato su El País, nel 1987. Diversamente, se fosse solo un fatto di costume, sarebbe uno dei tanti malcostumi, deplorevole ma non tale da diventare centrale per una politica della giustizia che voglia ripristinare il giusto processo. E in ben 15 anni l’inchiesta Vassallo, a partire dalla Procura Antimafia di Salerno, tutto ha fatto tranne che l’apripista di un giusto processo. Tenendo presente che il male estremo da evitare non è il processo lungo, la giustizia che arriva in ritardo (che pure sono un male), il vero e proprio cancro della giustizia è l’errore giudiziario, cioè la condanna dell’innocente, anche di un solo innocente. La condanna dell’innocente è il fallimento dello Stato democratico. Ed è proprio la condanna dell’innocente a poter essere influenzata dall’opinione pubblica e soprattutto dalla pressione mediatica. E la giusta aspirazione ad avere una verità sull’omicidio Vassallo non può coincidere con un casuale e frettoloso “Giustizia è fatta” dopo una inchiesta che ha fatto contare tre falle investigative.