Pina Ferro
Coltiva un terreno inizialmente arido e incolto per oltre vent’anni ma quando decide di riscattarlo si fanno avanti i legittimi proprietari e la vicenda finisce in tribunale. La storia ha inizio nel 1978, quando l’uomo inizia a possedere un terreno a Salerno: comincia a coltivare un terreno pieno di erbacce ed abbandonato, pianta alberi da frutta, verdura di stagione, lo migliora e lo abbellisce, insomma lo rende produttivo. Questa condotta va avanti per oltre 20 anni senza che mai nessuno reclami nulla. Quindi decide di adire il tribunale per ottenere l’ acquisto della proprietà del terreno utilizzando l’ istituto giuridico dell’usucapione. Cita in giudizio i proprietari originari che mai avevano battuto ciglia circa la sua condotta. Invece i proprietari originari si costituisco in giudizio, insieme ad una sfilza di eredi di uno dei proprietari deceduto nelle more. Tutti pronti a far guerra. Nessuno intende riconoscere il diritto di proprietà dell’uomo che aveva reso il terreno produttivo. Viene istruito il processo e dalle prove testimoniali raccolte viene fuori la testi sostenuta dal contadino. A questo punto il tribunale si procuncia ritenendo, invocando le sentenze della Suprema Corte di Cassazione, che il contadino ha provato i requisiti essenziali della usucapione:possesso pacifico e indisturbato per oltre 20 anni; anima possidenti, ovvero l’aver posseduto il terreno come fosse il proprio, curandolo e rendendolo produttivo per l’economia. Secondo la Corte di Cassazione a cui si è uniformata la giurisprudenza del tribunale di Salerno: “la coltivazione del fondo ad orto configura un’attività specifica ed importante, senza dubbio corrispondente all’esercizio del diritto di proprietà”.