Clima, ambiente e i giovani. Non lottano più, certi che sfida è persa - Le Cronache
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Clima, ambiente e i giovani. Non lottano più, certi che sfida è persa

Clima, ambiente e i giovani. Non lottano più, certi che sfida è persa

di Aldo Primicerio

Speravamo che con l’avvento della Generazione Z – i giovani nati tra i fine anni’90 e i primi anni duemiladieci – il contrasto all’inquinamento ambientale ed al cambiamento climatico avrebbe subìto un brusco cambio di marcia. Specie dopo gli esempi di Greta Thunberg e di Friday for Future. Sembrava scontato ed auspicabile soprattutto per noi che siamo i più avanti negli anni, protesi a lasciare una società ed un pianeta avviati ad una inversione di tendenza. Invece non è così, purtroppo. Lo certifica l’ultimo rapporto Swg dopo un sondaggio Cawi su un campione di circa 1000 giovani ialiani maggiorenni. E’ interessante aggiungere che Cawi è un acronimo di Computer Assisted Web Interviewing, un tipo di sondaggio online con questionari postati su web, che s’incrociano con dati provenienti da interviste telefoniche o raccolte direttamente.

Scuola, parità di genere e climate change. Ma la sfida non si vincerà mai

Interrogati su quali cause vale la pena lottare, i giovani rispondono che scuola, parità di genere e climate change sono, nell’ordine, quelle prioritarie. Ma con l’ambiente in netto calo d’interesse. Nel 2021 al clima erano interessati 33 giovani su 100, l’anno scorso erano 41, ma quest’anno si sono quasi dimezzati, scendendo a 29 su 100. Oggi per i ragazzi tra i 18 ed i 30 anni sono più importanti la scuola, la sanità pubblica e la parità di genere. Insomma la preoccupazione per il clima e l’ambiente resta sì prioritaria e sempre alta, ma quest’anno accompagnata da un elemento che ci fa riflettere tutti: la crisi di fiducia di questi ragazzi. Quasi 8 su 10 di loro, specie quelli che vivono nelle medie-grandi città, sono d’accordo sull’aggravarsi della crisi ambientale nei luoghi in cui vivono. E sono anche in aumento rispetto ai quasi 7 del 2011 ed agli oltre 7 su 10 del 2021. Ma, 7 su 10 di questi giovani, specie quelli tra i 18 ed i 24 anni, concordano di essere rassegnati all’idea che la lotta al cambiamento climatico non si vincerà mai.

La deriva climatica. La classifica dei soggetti importanti a contrastarla

Ci sono soggetti che restano comunque importanti per contrastare la deriva climatica? I giovani escludono subito i singoli. I cittadini, i movimenti, le associazioni ambientaliste, i Comuni e gli enti locali non hanno peso di fronte a fenomeni imponenti. La metà degli interrogati guarda invece alla scienza ed agli scienziati, messi al primo posto come gli attori importanti del futuro contro il disastro ambientale. Ed a seguire l’Unione Europea, sempre ansimante alla ricerca di una identità politica che non ancora c’è, ma in grado di assumere, sulla difesa dell’ambiente, iniziative e decisioni che oggi nessun singolo Stato è in grado di fare, sopraffatti dalla pressione delle lobbies. L’ultimo esempio è la direttiva con nuove misure per vietare o limitare l’uso delle microplastiche intenzionalmente aggiunte dalle aziende industriali per la onservazione dei cibi, una delle maggiori sciagure per la biodiversità del pianeta. Ma a scienza ed Ue i giovani aggiungono anche le grandi imprese industriali. Un esempio è la Ferrero, il colosso dolciario di Alba, che ha affidato alla sua Fondazione Ferrero il compito di studiare e tutelare l’health aging, l’invecchiamento in salute dei suoi ex-dipendenti, e di tutti gli anziani in genere. Ed importante può essere anche l’impegno delle aziende fornitrici di energia, dei governi delle grandi nazioni riunite nel G7 e nell’Ocse, e delle Nazioni Unite. Insomma, la sfiducia domina, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.

Un fenomeno nuovo, il dissenso

Ma c’è un altro fattore importante nella lotta ai disastri ambientali, che poi congiurano contro il clima: il dissenso. Oggi assistiamo ad un fenomeno nuovo, quello degli imbrattamenti di luoghi e capolavori artistici simbolo. E qui bisogna dire che i ragazzi intervistati nel sondaggio hanno idee diverse da quelli che scelgono i clamorosi atti vandalici. La maggior parte di loro, più di 9 su 10, indica le marce ed i cortei pacifici come le migliori espressioni del dissenso. E sulla stessa misura anche gli scioperi dei lavoratori, l’occupazione pacifica e temporanea di suolo pubblico, come il blocco di strade ed autostrade. Ma attenzione, anche se più giù nella classifica, loro non escludono forme di protesta più estreme e singolari come i graffiti o street art sulle pareti di grandi edifici. E si va anche oltre, con scioperi della fame e della sete, occupazione di case, edifici e palazzi. Insomma, non basta più brandire cartelli e urlare slogan nei negafoni, come una volta ricordate?

Messinscena, una escalation

Oggi assistiamo ad una escalation di sensazionalità, a colpi di messinscena sempre più roboanti e stupefacenti. Solo per fare qualche esempio, citiamo le 1200 bamboline, con la bandiera ucraina e messaggi di pace, lasciate in piazze e strade di S.Pietroburgo e Mosca per aggirare il divieto di manifestare contro la guerra in Ucraina, sulla quale dissentono buona parte dei cittadini russi. E poi la lotta contro le buche stradali. A Manchester, nel Regno Unito, un cittadino dà il via ad una singolare protesta per attirare l’attenzione sul problema, dopo tante persone che erano volate giù da moto e bici. Armato di vernice spray “l’artista” inizia a dipingere falli intorno alle buche. La scelta di questo soggetto singolare porterà ad identificare l’uomo come “Wansky”, crasi di to wank (“masturbarsi”) e Bansky, artista di street art famoso in tutto il mondo. Immediata la risposta da parte dell’amministrazione locale che, dovendo rimuovere i disegni osceni, si adoperò anche per tappare le buche segnalate. E nella scala delle forme di dissenso, anche l’esposizione del corpo e le nudità accanto a statue celebri . Ultimo esempio quello di Vaclav Pisvejc, cittadino ceco, noto imbrattatore seriale, salito nudo sulla statua di Ercole e Caco in piazza della Signoria a Firenze, mentre si celebrava l’arrivo di Corri laVita. E tra i dissensi, anche il blocco di strade, gli attacchi informatici di hacker, sabotaggi ed altre forme di vandalismo però mirate ad attirare l’attenzione, forando la nostra abitudine di oggi all’indifferenza un po’ di fronte a tutto.

Insomma più il tempo passa e l’orizzonte si accorcia, più si alza l’asticella delle aspettative: dietro alla crisi di fiducia dei giovani verso la lotta al climate change si cela un senso di urgenza, per spezzare la rassegnazione.