Sino a domani l’attore salernitano sarà co-protagonista dell’opera contemporanea “Falcone e Borsellino, ovvero il muro dei martiri” in scena al Teatro Tonino Pardo di Trapani
Di OLGA CHIEFFI
L’ Opera “Falcone e Borsellino, ovvero il muro dei martiri” chiuderà la 69ª Stagione Lirica dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, per il quarto anno sotto la direzione artistica di Giovanni De Santis affiancato dal M° Andrea Certa, responsabile della programmazione lirica dell’Ente. In cartellone, un’opera di forte impegno civile che andrà in scena sino al 20 novembre a Trapani, sul palco del Teatro “M° Tonino Pardo” del Conservatorio “A. Scontrino”, per la direzione musicale è affidata ad Elio Orciuolo che dirigerà l’Orchestra, noto a Salerno per l’infelice esecuzione di La Traviata alla testa dell’orchestra Ossca, all’arena archeologica di Fratte, insieme con il Coro dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, diretto da Fabio Modica, e con il Coro di Voci Bianche “Carpe Diem”, guidato da Roberta Caly e la regia di Maria Paola Viano. “Falcone e Borsellino, ovvero il muro dei martiri” è “un dramma in musica ispirato alla cronaca”, un’opera in un solo atto per commemorare e tramandare due tra i più eclatanti delitti di mafia che hanno sconvolto l’Italia e che ancora restano vividi nella memoria collettiva, nonostante siano trascorsi più di 25 anni da allora. Era, infatti, il 23 maggio del 1992 quando un timer a distanza fu azionato per provocare la strage di Capaci, facendo saltare in aria l’auto su cui viaggiavano Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo insieme con tre agenti di polizia, sull’autostrada tra Punta Raisi e Palermo. Ed erano trascorsi solo 57 giorni quando, il 19 luglio, un’altra esplosione, stavolta in città, a Palermo, in via D’Amelio, uccise il giudice Paolo Borsellino, che stava andando a trovare la madre, insieme ai cinque uomini della sua scorta. L’Opera, interamente prodotta dall’Ente Luglio Musicale Trapanese è frutto della collaborazione tra due autori siciliani, Antonio Fortunato, il compositore e Gaspare Miraglia, il librettista. L’opera vuole essere un omaggio ai due magistrati uccisi dalla mafia e a tutte le vittime della mafia, insieme ad un messaggio di rinnovamento e di rinascita attraverso la musica e la poesia.Tale messaggio, di riscatto tramite l’arte, è reso tangibile anche dall’essenziale elemento scenografico: un muro, edificato sulle macerie e sul quale scorrono i nomi dei tanti martiri di mafia, ideato da Antonella Conte, e realizzato con la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. Fortemente caratterizzante, la scelta della regista, Maria Paola Viano, di unire, nel prologo dell’Opera, l’enfasi poetica alla realtà, registrando le voci fuori campo non di attori ma di magistrati e avvocati attivi al Palazzo di Giustizia di Trapani. Protagonisti dell’Opera, il soprano Clara Polito nel ruolo di una Madre di vittima della mafia, il baritono Luca Bruno nei panni di un Padre, Francesco Palmieri, basso, che impersona la Mafia – in questo caso un vero e proprio personaggio – e, a dar vita alle voci di Falcone e Borsellino, gli attori Edoardo Siravo e l’attore salernitano Claudio Lardo. “Interpretare un personaggio realmente esistito è sempre una sfida” ha dichiarato Lardo in una pausa delle prove “perché mette l’attore a confronto con l’originale. In questo caso, mi sembra di avere la sensazione di essere uno strumento per ridargli vita, sia pure in quell’ora e mezza di spettacolo”. Lardo non è nuovo a lavori per i quali ha messo da parte il suo registro comico, che lo ha reso popolare e che comunque continua a caratterizzarlo nella gran parte delle sue interpretazioni. Infatti, è di appena due anni fa il suo spettacolo di narrazione – del quale è interprete e coautore – «Il pallone di pezza» nel quale si rievocava una strage di bambini compiuta a Buccino all’indomani della firma dell’armistizio, nel 1943; qui, Lardo riesce comunque a mantenere, nel racconto, un tono leggero. “Qui a Trapani, nonostante facciamo rivivere una storia tragica, alla fine è la speranza a prevalere sull’angoscia: il solo fatto che Falcone e Borsellino vengano raccontati con uno spettacolo corale, con un’orchestra reale che dà vita a una delle rare opere liriche contemporanee, a me pare un segnale inequivocabile che a vincere, almeno qui in Sicilia, non è stata la mafia”. Sul palcoscenico gli estremi i luoghi e i tempi della morte. Morte allora si svela, diviene guardare direttamente nel “proprio” volto, che donerà ai due martiri una nascita, una nuova era, la realizzazione di un sogno, l’eredità di chi è morto per servire uno “Stato così come dovrebbe essere” (G.Falcone).