Claudia Pecoraro: No ai referendum - Le Cronache
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Claudia Pecoraro: No ai referendum

Claudia Pecoraro: No ai referendum

di Erika Noschese

Resta ferma la posizione del Movimento 5 Stelle in merito al Referendum Giustizia. A chiarire la posizione Claudia Pecoraro, consigliera comunale di Salerno e avvocata da sempre impegnata nei centri anti violenza. “Abolire la misura cautelare per l’eventuale reiterazione del reato significa non tutelare più le donne vittima di violenza e i minori mentre in Italia aumenta il numero dei femminicidi di giorno in giorno”, ha spiegato la pentastellata. Consigliera, fra sette giorni il referendum Giustizia. Il Movimento 5 Stelle voterà no, quali sono le ragioni di questa scelta? “I nostri sono cinque no che si basano su quelli che sono i principi che hanno sempre ispirato il Movimento, fin dalla sua nascita: la legalità, la giustizia e l’assoluta indipendenza della magistratura. I cinque quesiti referendari, in realtà, non fanno altro che aprire ancora un altro vuoto di tutela e partecipazione del sistema”. Il referendum resta uno strumento di democrazia e partecipazione ma si teme il flop. In questi giorni si sprecano gli appelli alla partecipazione… “Assolutamente sì. In questi giorni sto sentendo tante persone che stanno individuando nell’astensionismo quella che è in realtà una modalità di dissenso politico; in questo caso, ascoltando l’orientamento e le ragioni di questa scelta emerge che le persone che stanno scegliendo questa linea in realtà sono persone orientate verso il no ai quesiti referendari. Rivolgo un appello ai cittadini e alle cittadine perché questo significa lasciare nelle mani di chi ha voluto i quesiti referendari, quindi Lega e Radicali, la scelta che poi ricadrà, in termini di sicurezza e di giustizia, su tutti quanti noi. I quesiti referendari andranno ad agire sul comparto giustizia, estremamente tecnico e il rischio che si sta correndo è quello di togliere dei mattoncini che – seppur perfettibili – toglierli asetticamente senza un’organica riforma di tutto il comparto giustizia e del funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura rischierebbe di creare un vuoto importante. È come togliere un mattone fondamentale per la tenuta del muro e farlo poi crollare; in questo momento noi abbiamo bisogno di un’opera di ristrutturazione, soprattutto per i primi tre quesiti che hanno come aspetto specifico proprio quello di agire sull’organo della magistratura, dal Csm, è già in larga parte assorbito dalla riforma Cartabia che ha già preso il sì alla Camera ed è in fase di valutazione al Senato, già incide su quei tre quesiti del Referendum rendendoli organici all’interno di un sistema strutturato”. Da avvocata lei conosce bene tutte le falle del sistema Giustizia, a partire proprio dei tempi eccessivamente lunghi di un processo che spesso va avanti per anni e anni ma anche la carenza di personale che mette a dura prova i tribunali della provincia… “Assolutamente sì. È di pochi giorni fa la decisione del presidente del tribunale di Nocera Inferiore di dimettersi proprio per la grave crisi dell’organico. Crisi che il foro sta rappresentando ormai da tanto tempo perché la crisi del comparto incide in termini di sicurezza del buon andamento della giustizia e certezza della pena. Da avvocata – e mi fa piacere che è stato ricordato il mio profilo perché non è un asettico aderire ad un no a questo referendum in quanto portavoce di un partito che si orienta verso il no – la mia è una scelta ragionata da operatrice del sistema, quindi interna al comparto giustizia e non possiamo pensare – e qui mi soffermo sul secondo quesito relativo alla misura cautelare – che eliminare l’esigenza di reiterazione del reato possa non incidere in termini di sicurezza sociale. Io lo vivo tutti i giorni da avvocata che lavora ogni giorno nei centri anti violenza e il pericolo di reiterazione del reato p l’esigenza cautelare che viene posta dalla magistratura come elemento per applicare la misura nei confronti di soggetti che si rendono colpevoli di reati di maltrattamento, violenza e abuso e sono in corso le indagini. Queste persone non troveranno più uno strumento che porterebbe alla messa in sicurezza delle persone offese, questo creerebbe un vuoto importante nella sfera delle persone offese. Mentre in Italia aumenta ogni giorno il numero dei femminicidi, non possiamo pensare di abolire un tassello che consente di mettere in sicurezza le donne vittima di violenza e i minori”. Legge Severino, perché no? “L’abolizione dell’automatismo della legge Severino provocherebbe una conseguenza importante, cioè la persona coinvolta non troverebbe più applicazione sicura in caso di condanna. Sembra una contraddizione in termini: chi ha proposto questo referendum l’ha fatto perché non ha fiducia nella magistratura ma se così fosse non avrebbe senso rendere la possibilità di applicare la misura nelle mani della stessa magistratura. Oggi abbiamo la non possibilità di mantenere l’incarico per i sindaci ma questo aprirebbe un vulnus nei confronti di tutto il sistema, creando un precedente in termini fallimentari, dal punto di vista della spendibilità d’immagine di chi ci rappresenta, quindi l’amministratore, il politico e quindi la persona che sceglie di mettersi in prima linea per la governance e deve non solo essere una persona perbene ma apparire come tale”.