Sbarca il ‘700 al massimo cittadino e anche la grafica di libretti e manifesti si rifà il look, con quel rosa caratteristico fine ottocento. Taglio del nastro l’11 maggio con un Die Zauberflote in italiano-napoletano, cui seguirà la Serva padrona di GiovanBattista Pergolesi e il Maestro di Cappella di Domenico Cimarosa, unitamente al Maestro e una cantante di Lauro Rossi, per chiudere la prima parte della stagione. In ottobre la Lucia di Lammermoor, l’omaggio a Rossini, con Il Barbiere di Siviglia e finale con Rigoletto
Di OLGA CHIEFFI
Conferenza di presentazione per la XX stagione del Teatro Verdi di Salerno mattutina ieri, nel Salone del Gonfalone di Palazzo di Città, affidata al regista Renzo Giacchieri e al segretario artistico Antonio Marzullo, ospiti del sindaco Vincenzo Napoli e, naturalmente, special guest il Governatore Vincenzo De Luca. Il governatore ha esordito con la sottolineatura dello sdegno per la trasmissione su Salerno firmata da Concita De Gregorio, nei confronti di una città che produce cultura, a partire proprio dal massimo cittadino. Tanto lavoro e speranza per tutti i giovani che studiano al conservatorio, nei diversi istituti artistici che insistono sul nostro territorio, queste le parole di De Luca, che da vent’anni ripete, ma che noi alla luce anche di queste ultime audizioni abbastanza “edulcorate” non ne tocchiamo con mano attuazione, né trasparenza, ma vi leggiamo a chiare lettere l’essenza di un “sistema”, vecchio e perfettamente funzionante e funzionale, che invade e dilaga in tutti i campi. De Luca ha, quindi, continuato affermando che Enzo Napoli è nato con la camicia poiché non è stato in trincea a strappare coi denti i primi quindici anni della programmazione del Verdi. Oggi, il comune di Salerno non spende un euro: il cartellone lirico è interamente finanziato dalla Regione Campania e dal Ministero dei Beni culturali e si esporta la professionalità del nostro teatro anche fuori a Ravello, a Caserta e in altri continenti. De Luca ha concluso il suo discorso con un elogio alla capacità dell’amministrazione di intrecciare questa splendida e intrigante stagione, punteggiata di prestigiosi ospiti con Luci d’artista. “Ho consumato tutte quante io le polemiche plebee legate a questo evento – ha tuonato – E’ importante per una città di mare toccare il boom turistico ed economico in inverno. Ora bisogna accelerare i lavori per avere il fronte di mare e continuare nella realizzazione di un’idea di città non trovata certo per strada, ma costruita con le idee e con la fatica, in cui questa meravigliosa stagione lirica s’incastona”. A Renzo Giacchieri è, quindi, toccato presentare il cartellone, in assenza di Daniel Oren, impegnato nella direzione del Nabucco alla Shanghai Opera House. L’inaugurazione del cartellone è stato fissato l’11 maggio, quando il regista Mariano Bauduin, cresciuto alla corte di Roberto De Simone, esordirà col suo allestimento, pensato per il nostro massimo e invocato da tempo del “Die Zauberflote” di Wolfgang Amadeus Mozart, ma in italiano con evocazione del napoletano di GiovanBattista Basile, mentre sul podio salirà il direttore e violinista estone Andres Mustonen. Un flauto simbolico demiurgo dell’ azione, sottratto alla frivolezza dell’ intrattenimento mondano, con il super-potere di raffigurare la solitudine e quell’attesa che attraverserà l’intero Ottocento, che saluterà Giovan Battista Parodi nel ruolo di Sarastro e il docente di canto del nostro Conservatorio Filippo Morace in quello di Papageno. Il 25 maggio il palcoscenico del teatro Verdi ospiterà due gemme incontrastate dell’opera napoletana, l’intermezzo di GiovanBattista Pergolesi “La serva padrona” e “Il Maestro di Cappella” di Domenico Cimarosa, una promessa e una scommessa per Salerno, secondo il segretario artistico Antonio Marzullo, proveniente dagli sfarzi di Un’estate da Re svoltasi a Caserta. Pillole di saggezza settecentesca per tutte le epoche e per tutte le età. Le due operine saluteranno ancora la drammaturgia e Regia, Mariano Bauduin con revisione e inserti, Ivano Caiazza, e vedrà Paolo Bordogna sul podio per dirigere il gioiello pergolesiano, mentre lo stesso Ivano Caiazza dirigerà la partitura di Cimarosa, con la salernitana Nunzia De Falco che debutterà nel ruolo di Serpina, in quello di canterina, per la seconda opera e in quello di cantante per la terza. Daniel Oren aleggerà a Salerno solo in autunno, il 5 ottobre per dirigere Gilda Fiume nel ruolo che l’ha vista conquistare il San Carlo, Lucia di Lammermoor, opera che vedrà la regia di Renzo Giacchieri. Celebre ruolo per soprano d’agilità, Gilda Fiume dovrà fornire una lezione di virtuosismo acrobatico, non trascurando la malinconia e l’insistente abbandono sugli accenti, che forniscono la biografia, i dati anagrafici di una vocalità altrimenti incorporea. Era nell’aria anche un altro titolo di Gaetano Donizetti, l’Elisir d’amore, ma….e lo vogliamo dire proprio con lo stesso tono ironico di Rosina, ricorrono 150 anni dalla scomparsa di Gioacchino Rossini e proprio il nostro massimo che vede ad ogni opera affacciarsi dal suo cielo, il genio di Pesaro, non poteva esimersi dal celebrarlo degnamente. Il 7 dicembre, quindi, irromperà sul palcoscenico del Verdi, Figaro, interpretato da Massimo Cavalletti, il protagonista de’ “Il Barbiere di Siviglia”, per la regia dell’appena trentenne Michele Sorrentino Mangini e la pari bacchetta del direttore romano Sesto Quatrini, a guidare l’eterna, irrefrenabile tensione al gioco della musica rossiniana, la stessa che riesce, malgrado tutto, a deviare la commedia di caratteri dell’originale letterario, sulla pista della vertigine sonora, coi suoi paradossali travestimenti, coi suoi concertati alonati di follia, coi suoi fonemi in libertà. Finale di Stagione il 28 dicembre con Rigoletto. Bacchetta salda tra le mani di Daniel Oren e regia di Riccardo Canessa. A indossare la gobba e ad adattarvi l’animo sarà il trentaduenne Enkhbat Amartvshin, mentre al suo fianco vi saranno Zuzanna Markovà e Antonio Poli. Con lo sbarco dell’opera settecentesca al Verdi, la grafica di programmi e biglietti si rifà il look, evocando il rosa della cipria, la biacca e il carminio, trucchi dell’epoca pensati per nascondere il marcio di quei tempi “La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati, dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fumi, puzzavano le piazze, puzzavano 1e chiese, c’era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l’apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra». (Patrick Suskind Il Profumo) Ieri, come oggi.