di Monica De Santis
Presentato ieri mattina il report della situazione delle carceri campane, presentato dal garante delle persone sottoposte a misure restrittive. Carenza di personale e di cure adeguate, in particolar modo sul versate psichico con gravi conseguenze, come i tentativi di suicidio e malesseri crescenti. La situazione che preoccupa maggiormente è quella legata ai minori. Nel 2020 solo nel salernitano sono stati 1396 quelli presi in carico, nel 2021, 861 minori… “La cosa grave è che lo scorso anno, in piena emergenza covid, in tutt’italia – ha detto il garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello – 13611 minori presi fermati, accompagnati dai genitori, portati in comunità, in provincia di Salerno abbiamo 5 comunità convenzionati, portati nei carceri minorili. Di questi 6500 erano campani, questo vuol dire che quasi il 47% dei minori che vive un disagio è campano. Con questi dati alla mano, si capisce subito che è fondamentale intervenire per evitare che questi ragazzi crescendo finiscano in gruppi criminali più pericolosi”. Nel corso dell’incontro di ieri però è emersa anche un altra problematica importante che arriva direttamente dall’interno delle carceri, dove i detenuti fanno rete fra di loro e con organizzazioni esterne.
A dirlo è il procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale… All’interno del carcere di Salerno, perchè ne ho conoscenza – dice – solo per questo aspetto, c’è un dato statistico in ordine alla consumazione dei reati all’interno della struttura carceraria che è molto preoccupante e in aumento. Su questo bisogna fare una riflessione più approfondita sulle cause di questo fenomeno. Anche perchè è sempre sotto traccia valutare le carceri come istituti a se. Le attività investigative stanno dimostrando che i detenuti stanno iniziando a fare rete fra di loro, nel senso che ci sono organizzazioni esterne che appoggiano la consumazione di reati all’interno del carcere. E quindi fare un’analisi settoriale, struttura per struttura, penso che non porti ad un risultato concreto che è quello di capire cosa c’è al di fuori del carcere in riferimento a questo fenomeno che non è solo salernitano ma di tutt’Italia”.