di Erika Noschese
Guerra, pandemia ed effetti devastanti sulle condizioni di vita dei lavoratori e dei cittadini in generale: sono questi, in sintesi, i temi attenzionati nel corso del VI congresso della Cgil di Salerno tenutosi a Capaccio Paestum con il segretario generale Antonio Apadula riconfermato alla guida della Camera del Lavoro con il 97% delle preferenze. Particolare rilievo è stato dato dal segretario generale alle ricadute di questi eventi sul mondo del lavoro, prospettando possibili correttivi e le azioni da mettere in campo. Apadula ha infatti ribadito a gran voce che per la Cgil le priorità sono il lavoro da creare, da difendere e come speranza per il futuro. La prima giornata si è conclusa con l’intervento del segretario generale della Cgil Campania Nicola Ricci il quale ha sottolineato la necessità di avviare politiche industriali concrete per il territorio della Campania. A puntare l’attenzione sulla carenza di medici nei presidi ospedalieri il segretario generale della Fp Cgil di Salerno, Antonio Capezzuto: «In un mondo che cambia così rapidamente, la vera sfida è quella di far vivere un sindacato capace di leggere l’attuale, che guardi al futuro con grande prontezza e lungimiranza, capace di costruire strategie e che immagini alleanze e mobilitazioni su temi specifici, avendo però sempre salda la nostra identità politica. Oggi la vera emergenza della sanità salernitana è la carenza di medici – ha detto – E’ora di agire, è ora di aprire una serie riflessione sul DM 70 e sul DM 77. Ma senza le assunzioni, senza più personale, corriamo il rischio di creare cattedrali nel deserto, amplificando ancora di più la distanza tra territorio e diritto alle cure. Liste d’attesa, esaurimento dei tetti di spesa necessitano di una mobilitazione confederale. Va contrastata con forza la possibile chiusura dei punti nascita di Sapri, Polla e Vallo. Così si rischia di tagliare le gambe al futuro di quei territori. Perché partorire a centinaia di km da casa significa costringere le famiglie pian piano ad emigrare, ad abbandonare i territori natii, in un Paese dove la denatalità continua a crescere e sarà il problema che dovremo affrontare nei prossimi anni. Meno nascite, tra 20 anni significa meno forza lavoro. Su questi temi porteremo avanti una discussione confederale e iniziative sul territorio cosi come ci siamo mobilitati per portare a casa lo storico risultato di oltre 500 precari del Ruggi stabilizzati il 31 dicembre e degli oltre 500 che saranno stabilizzati all’Asl». E’ notizia dei giorni scorsi che la Conferenza delle Regioni ha preso atto delle richieste presentate da Palazzo Santa Lucia, cambiando così i criteri del riparto. A decorrere dal 2023, accanto alla pesatura della popolazione per l’età anagrafica, si terrà conto anche dei criteri puntualmente disattesi del tasso di mortalità e della deprivazione socio-economica.«Non possiamo non apprezzare il passo in avanti compiuto, ma valutiamo che dovrà aprirsi una mobilitazione affinché ai cittadini campani non venga sottratto un solo euro di finanziamento per garantire loro il diritto alla salute.
Non da ultimo in queste settimane riaffiora come ogni anno il problema della probabile chiusura dei punti nascita di Sapri, Polla e Vallo – ha aggiunto il numero uno della Fp Cgil – Un fatto che se dovesse verificarsi, avrebbe delle conseguenze devastanti per le zone a sud di Salerno. Così si rischia di tagliare le gambe al futuro di quei territori. Perché partorire a centinaia di km da casa significa costringere le famiglie pian piano ad emigrare, ad abbandonare i territori natii, in un Paese dove la denatalità continua a crescere e sarà il problema che dovremo affrontare nei prossimi anni. Meno nascite, tra 20 anni significa meno forza lavoro e già oggi nel 2023 le pensioni erogate hanno superato di 205.000 unità il numero di lavoratori occupati. Se questo numero continuerà ad aumentare, pagare le pensioni sarà sempre più difficile».