Voleva un regime carcerario più leggero del 41 bis e dopo il rigetto del Tribunale della Sorveglianza di Roma anche la Cassazione respinge il ricorso di Ferdinando Cesarano, il ras di Ponte Persica, recluso dal 10 giugno del 2000 e detenuto nel penitenziario di massima sicurezza di Parma dove sta scontando tre ergastoli. Anche per la Cassazione Nanduccio continua a essere un elemento pericoloso, un boss e un punto di riferimento per i suoi uomini, e dovesse essere ricollocato in regime ordinario, potrebbe riprendere contatti con affiliati che si trovano all’esterno del carcere. L’organizzazione, secondo gli inquirenti e le ultime inchieste, è sempre attiva, soprattutto sul fronte delle estorsioni e del riciclaggio dei capitali illeciti. Nella richiesta i legali facevano riferimento al fatto che Ferdinando Cesarano aveva compiuto importanti progressi sul piano rieducativo, con conseguente elisione della pregressa carica di pericolosità sociale; che le sanzioni disciplinari inflittegli in costanza di restrizione erano state, in molti casi, revocate; che i propri familiari sono estranei ad ambienti delinquenziali e dediti ad onesta attività lavorativa; che l’evasione della quale egli è stato protagonista è collocata in un contesto temporale tanto lontano da escludere che l’episodio possa essere, oggi, valorizzato al fine di attestare la sua persistente pericolosità sociale”. Ma per gli ermellini Cesarano resta un elemento pericolosissimo. E motivano. “Protagonista, nel 1998, di una clamorosa evasione dall’aula bunker del Tribunale di Salerno, Cesarano è detenuto da oltre un ventennio, nel corso del quale ha commesso ulteriori reati (i danneggiamenti aggravati risalenti, rispettivamente, al 2001 ed al 2008) ed è stato colpito da svariate sanzioni disciplinari. Sempre dichiaratosi estraneo agli addebiti ascrittigli, non ha dato segno di rielaborazione critica delle condotte illecite pregresse; per contro, ha avviato un proficuo percorso di studi, che, tuttavia, non vale a neutralizzare gli indici che hanno indotto il Ministro a disporre la contestata proroga biennale”. E ancora. “E’ intatto il rango criminale di Ferdinando Cesarano, quale punto di riferimento apicale di una compagine potente ed accreditata ed autore di gravissimi ed efferati delitti, e della persistente operatività del sodalizio. Tali fattori accreditano la prognosi sottesa alla proroga della sottoposizione dell’odierno ricorrente al regime detentivo differenziato, resa necessaria dal concreto pericolo che, altrimenti, egli riannodi i contatti con i sodali”.
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