Centrodx-toghe. Riecco i rottami della storia - Le Cronache Ultimora
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Centrodx-toghe. Riecco i rottami della storia

Centrodx-toghe. Riecco i rottami della storia

di Aldo Primicerio

Tra gli interpreti del clima rovente di guerra, che l’Italia sta vivendo tra centrodestra e toghe, c’è anche Bruno Vespa. Nel suo “Cinque Minuti” sul caso dello spietato carceriere libico Almasri (non a casa il suo nome è Osama), è apparso scatenato come non mai in difesa dell’attuale governo.. Interrompendo più volte il confronto tra Bonelli dei Verdi e Sisto di Forza Italia, è sbottato dicendo a gran voce ai 5 mln di italiani “una cosa che loro non sanno, e cioè che in ogni Stato si fanno, per la sicurezza nazionale, delle cose sporchissime, anche trattando con i torturatori”. Un Vespa irriconoscibile rispetto alla bravura ed alla flemma usuale che conosciamo. Un Vespa, è solo il mio parere personale, da licenziare a periodo contrattuale terminato. La Rai è un servizio pubblico. Mi correggo, dovrebbe, perché spesso non lo è affatto. Un giornalista pubblico non si scalda verso una sola parte, non grida, non si schiera, non alza la voce. Un direttore di una rete pubblica nazionale dovrebbe chiamarlo e diffidarlo ad astenersi da una sorta di propaganda di regime. La Rai è di tutti, non di una sola parte, perché siamo tutti noi italiani a pagare i loro stipendi.

 

L’atto “non dovuto ma voluto” non è del Procuratore Lo Voi, ma sembra essere del Presidente Meloni

Davvero dobbiamo pensare che questa maggioranza di governo ce l’ha con questo o quel magistrato, con questa o quella toga rossa, con questo o quel giornalista?  Siamo troppo ingenui. Sono state proprio la ben nota moderazione e l’etica rigorosa, che tutti attribuiscono a Francesco Lo Voi, a spingere il Pm a richiamarsi alla Costituzione per indagare il capo del governo, insieme con i ministri della Giustizia e degli Interni, sulla facile e sbrigativa liberazione di Almasri. Il governo gli ha messo addirittura a disposizione un aereo di Stato per riportarlo in tutta fretta a Tripoli. Tanto, paghiamo noi cittadini. Come accade anche per gli sparuti gruppi di migranti dirottati in Albania, ai quali mettiamo a disposizione un caccia della Marina Militare. Spese per milioni. Tanto paghiamo noi cittadini. Anche per farli tornare indietro.

Dunque nel mirino del governo non questo o quel magistrato in particolare, ma la funzione di controllo e di freno che essi esercitano per dovere sugli arbìtri, sulle prepotenze, e non più, purtroppo sulla marea di abusi d’ufficio, che questo governo ha cancellato dai reati penali, solo in Italia unico Paese al mondo.  D’altronde lei lo ha ripetuto più volte, anche ai microfoni di un altro giornalista, Nicola Porro, bravo sì, ma aperto palafreniere del governo ne “La Ripartenza, Liberi di pensare”.  Lei parla di danno alla nazione. Ma in lingua italiana cosa significa tutto questo? Che lei mette il voto popolare al di sopra di tutto? Contro ed oltre il rispetto delle norme? Contro la divisione dei poteri e contro il rispetto dell’autonomia della giustizia? Insomma, diciamocelo senza infingimenti, questo governo di centrodx sembra voler polverizzare la Costituzione Italiana nata sulle ceneri del fascismo, e questo anche a costo di “fare pipì” sulla giustizia e sulla magistratura italiana. Tutto quello che accade –  spero lo intuiscano tutti – sembra quasi riportare in vita i rottami della storia. Ma spero di sbagliarmi.

 

Alcuni giudici politicizzati vogliono governare loro il Paese, senza passare per le elezioni

Il presidente del Consiglio ripete spesso che alcuni giudici, pochi, sono schierati. “Vogliono decidere le politiche industriali, ambientali, dell’immigrazione, come riformare la giustizia. Vogliono governare loro. Ma c’è un problema, se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa, se sbagliano loro nessuno può fare o dir niente. In nessun paese al mondo le cose funzionano così, i contrappesi servono a questo”, ha aggiunto. “Se alcuni giudici vogliono governare, si candidano e governano. L’unica cosa che non si può fare – ha continuato – è che loro governano e io vado alle elezioni. Noi abbiamo scelto di riscrivere un’altra storia, di rispetto dei ruoli e di credibilità. Forse per questo non siamo graditi”. “La magistratura – ha aggiunto Meloni – è una colonna portante della nostra Repubblica, ma nessun edificio poggia su una colonna sola”.

Il nostro Presidente del Consiglio è stato male informato. Lo Voi – che nel suo ambiente è considerato persona di alta levatura, rispettoso solo della legge – è iscritto da sempre a M.I., Magistratura Indipendente. E – se stiamo a Il Sole, Repubblica, Il Messaggero, Il Fatto, Domani – e volessimo parlare di schieramenti che in magistratura oggi non si portano più come alcuni decenni fa –  M.I. è l’ala moderata, diciamo anche conservatrice delle toghe, cioè starebbe a destra, dunque dalla parte dell’attuale governo e della Meloni. Altro che politici rossi, come ripete un altro grande politico informato, Matteo Salvini. Quindi, cari politici di destra, siete tutti fuori strada. Dovete documentarvi ed aggiornarvi.

 

Ed occorre anche documentarsi prima di scrivere di “poteri” che non esistono, perché ad esistere sono le funzioni

Il “potere” non è una parola citata nella Costituzione. Certo, i nostri padri costituenti non potevano farlo. Ma “potere”  non significa quello che qualcuno pensa e vuol far credere. Cioè possesso, dominio, influenza, padronanza, egemonia, sopravvento, arroganza. Chi lo pensa e lo scrive deve tornare alle medie, come per dire riprendere a studiare. Potere è un uso sostantivato di un verbo che nella nostra lingua significa capacità, possibilità oggettiva di agire, di fare. E nel linguaggio della politica e della nostra società, questa parola è comunemente usata per alludere al “potere legislativo”, che in una Repubblica Parlamentare come la nostra spetta al Parlamento e cioè ai rappresentanti eletti dai cittadini, al “potere esecutivo” che spetta al governo designato dal Parlamento, ed al “potere giudiziario”, che è il “potere” connesso all’esercizio della giurisdizione, cioè al rispetto delle leggi e delle condanne su chi compie atti illeciti contro le leggi, e quindi alla magistratura. Questo è, in italiano, il “potere”, verbo sostantivato che oggi viene usato correntemente per indicare un esercizio, e quindi, ma solo alla fine, una funzione. Nella vita pronunciamo tante parole che ci semplificano la vita. Ad esempio perché sprecare 5 parole, come Presidente del Consiglio dei Ministri, per indicare la Meloni, quando tutti usano una sola parola, premier. E fanno bene, anche se sbagliano. Perché lei non è un premier, cioè un primo ministro britannico eletto direttamente dal popolo.

Infine il riferimento costante della Meloni al popolo. “Sono indagata, e questo è un danno alla Nazione. Ma il sostegno degli italiani è solido. Finché voi siete con me, io non mollo”. E che diavolo significa? E’ un’invasione di campo se un giudice fa il suo dovere per accertare se nella fuga di un torturatore ci sono responsabilità,? Fossero anche di un “premier” o di un ministro? E cosa c’entra il popolo? Qui corre il sospetto che qualcumo sia pervaso da una forma di trumpismo. Dove il voto popolare (peraltro della sua metà, perché l’altra diserta le urne) conta più delle norme, più della Costituzione, più della divisione dei “poteri”, più dell’autonomia della giustizia. Ecco perché sembrano rivivere i “rottami della storia”. Da Giorgia, donna acuta, ci aspettiamo autocritica, riaggiustamento della rotta. Ed anche silenzio. Spesso più eloquente del parlare.

 

 

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