Nella vita politica ed amministrativa di una città, le cose si dividono in quelle “che si possono e si devono fare” ed in quelle che “si dovrebbero e si potrebbero fare” se l’indolenza degli amministratori e gli ostacoli e/o lacciuoli della burocrazia non lo impedissero. Nel centro storico alto di Salerno gravano alcuni edifici pregni di storia e ricordi, parlo dei due edifici penitenziari e dell’ex convento di Montevergine. Il primo ormai semidistrutto (come da foto allegate), il secondo ed il terzo in abbandono. Mentre per il primo sarebbe necessario il recupero almeno degli spazi edilizi, per gli altri due, superati i vincoli della sovraintendenza, potrebbero essere “ripresi ” e destinati a fruizione culturalmente adeguata. Tornando all’edificio “diroccato”, esso gravita in pieno centro storico alto, circondato da abitazioni e storici orti conventuali, rappresentando un monumento all’immobilismo amministrativo, in quanto praticamente irrecuperabile, ma strategicamente posizionato in un punto dove, i moderni residenti, avrebbero maggiormente necessità di parcheggiare le proprie autovetture e non lasciarle nei vicoli, larghi e piazze monumentali, emblema del moderno degrado sociale. Era stato avanzato progetto in tal senso, un “silos parcheggio” ubicato nel cuore del quartiere, asservibile ai residenti, e non trasformare le splendide piazze e viuzze in parcheggi dormitorio (già più volte documentato in epoca recente). La sera, quando ci si abbandona in un girovagare senza meta, salta subito all’occhio questo contrasto stridente tra i palazzi e le mura, di longobarda memoria, e le moderne city-cars. Dove una volta artigiani e piccoli commercianti riempivano di vita quei vicoli, ora regna il silenzio più assordante, interrotto da qualche musica di un pub in cerca di avventori, e di spazi occupati da tavolini semideserti, dove l’utopica movida ha lasciato il posto a ripetuti cartelli di “vendesi”. E questa è la realtà; gli sforzi dei privati cittadini di rivitalizzare questi luoghi (ristoratori, albergatori, semplici commercianti) o di nostalgici residenti legati alle proprie radici, si arenano davanti a difficoltà oggettive. Da dove cominciare? Dalla vivibilità; incentivare il ritorno nel quartiere, dotandolo di servizi, e quello prioritario è dove sostare l’auto. Ecco allora il ritorno ad un progetto strutturale, creare edifici parcheggio per i residenti e gli occasionali, svuotando le stradine, i vicoli, larghi e piazze da soste selvagge e senza scrupoli. Si avrebbe, al tempo stesso, una rivalutazione degli appartamenti e negozi, non più meri simulacri di un tempo passato, ma un volano di sviluppo turistico e residenziale, attirando investimenti di capitali privati. Purtroppo attualmente non sono questi gli interessi dei governanti, nonostante il decremento demografico, si costruisce in anonime periferie, belle ma asettiche, e non si recuperano palazzi e botteghe pregne di storia, ricordi e cultura. Allora a quando un progetto di rilancio del centro storico alto, con i suoi palazzi, i suoi monumenti; i fondi europei sono a disposizione (Pnrr), per tale scopo; d’altronde anche altre città turistiche hanno cominciato da zero. Bruno Colecchia
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