di Marta Naddei
A rischio c’è la sua caratteristica principale: la “salernitanità”. Sono gli allevatori salernitani i primi a pagare lo scotto della privatizzazione della Centrale del Latte. Un brusco calo, di sei centesimi di euro al litro, sul costo che l’azienda corrisponderà loro per l’acquisto del latte. Una batosta inaspettata, questa, per i componenti della filiera produttiva della Centrale del latte di Salerno che, da questo momento in poi, si vedranno corrispondere per ogni litro di latte prodotto per la società 38,05 centesimi rispetto ai precedenti 43,75. Una riduzione di non poco conto, anche in considerazione del delicato momento economico attraversato dal tessuto produttivo salernitano. Insomma, sono bastati poco meno di dieci giorni per veder realizzato il primo degli incubi che nel corso dei mesi della “trattativa” per la cessione dell’azienda hanno infestato i sonni dei dipendenti e di tutti coloro che fanno parte della filiera produttiva legata alla Centrale. Tanto che pare proprio che gli allevatori salernitani potrebbero ben presto decidere di tirare i remi in barca e lasciare l’impegno con la Centrale, facendo perdere – di fatto – al latte salernitano la tanto amata definizione de “Il nostro” che, per anni, l’ha caratterizzata. «Con questi presupposti e un prezzo di mercato così basso, gli allevatori sono decisi ad uscire dal sistema – afferma in una nota il presidente della Coldiretti Salerno Vittorio Sangiorgio che pure aveva salutato con piacere la nuova proprietà – A quel punto, di “salernitano” nel latte della Centrale rimarrebbe ben poco. E’ uno smacco per il nostro settore agroalimentare e un rischio per i consumatori che sarebbero disposti a spendere anche qualche centesimo in più a busta pur di avere la certezza di bere latte di alta qualità. Con il latte, purtroppo, rischiamo di perdere questa “salernitanità” favorendo altri marchi a scapito dello storico brand Centrale di Salerno». Un costo così basso, dunque, inciderà sulle attività dei piccoli imprenditori salernitani che già devono far fronte ad elevati costi di produzione, come sottolinea il direttore della Coldiretti salernitana Salvatore Loffreda: «In provincia di Salerno sono più numerose le piccole aziende che ammortizzano meno taluni costi fissi rispetto alle grandi aziende della Lombardia. La voce che maggiormente incide sull’aumento del costo di produzione è sicuramente quella dell’alimentazione, ma si sono registrati importanti aumenti anche per le voci carburanti ed elettricità». Intanto, all’interno dell’azienda le operazioni di “conoscenza” con il nuovo patron vanno avanti. Per il prossimo 21 gennaio è stato fissato un incontro in Confindustria per discutere dell’organizzazione del lavoro e, in particolare, della turnistica degli operai. «Da parte nostra c’è massima disponibilità al dialogo su queste materie – ha detto il segretario confederale della Cisl con delega all’industria Giuseppe Baldassarre – ma ai nuovi proprietari abbiamo chiesto di conoscere le scelte strategiche che condurranno al nuovo piano industriale che servirà per far comprendere alle maestranze e a tutta la comunità salernitana le decisioni che verranno prese per l’azienda della provincia».