di Marta Naddei Non chiuderanno il 2014 a braccia conserte mentre il Comune perfeziona la vendita della loro azienda. I dipendenti della Centrale del Latte, tramite gli avvocati Licia Claps ed Oreste Agosto, ricorreranno in Consiglio di Stato contro la sentenza emessa dal Tar Salerno che, di fatto, ha spalancato le porte alla privatizzazione della municipalizzata del Comune di Salerno. Il ricorso, con richiesta di sospensiva dell’efficacia, avverso la sentenza verrà depositato già in settimana. Una decisione che, scrivono gli avvocati, «non non è assolutamente condivisibile e crea solo un danno alle casse comunali perché si tratta di una vendita sottostimata». Ma non è questo, di certo, l’unico pensiero che tormenta i 51 lavoratori della Centrale di Salerno: in particolare, come specificano Claps e Agosto, non c’è alcuna garanzia né per quanto concerne l’aspetto della salvaguardia del “know how” della società, né soprattutto vi è tutela dei livelli occupazionali (con una clausola ad orologeria che prevede il mantenimento delle maestranze per un limite massimo di tre anni). Da non sottovalutare nemmeno, appunto, la sottostima del sito produttivo, dovuta alla mancata contemplazione delle modifiche urbanistiche previste, con tanto di Pua per un non meglio specificato ampliamento industriale. E a tal proposito, gli avvocati Licia Claps e Oreste Agosto, richiamano all’attenzione la relazione di valutazione fatta dalla Kpmg Advisory, definendola lacunosa e soprattutto basata solo su informazioni fornite dal Comune di Salerno su dati accessibili al pubblico o ricevuti da terzi soggetti. Per tutto il resto, la Kpmg non si assume alcuna responsabilità di sorta. «Come mai il Comune ha incaricato la società per effettuare l’analisi di valorizzazione, se la stessa poi non ha verificato nulla e non si assume alcuna responsabilità?» – si chiedono i legali dei dipendenti, i quali sottolineano che si tratta di affermazioni che «oltre a destare sconcerto e perplessità, dimostrano che l’azione amministrativa è basata sul nulla!». Insomma, concludono, «i ricorrenti hanno avuto solo l’obiettivo di non far “morire” la Centrale del Latte di Salerno, atteso che avrebbero dovuto essere destinatari di un procedimento di vendita diretta atteso che hanno sempre voluto assicurare la “destinazione di pubblico interesse e di rilevanza sociale” dell’attività della Centrale».
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