Cava, mandati sospetti. Blitz della Finanza - Le Cronache Ultimora
Ultimora Cava dè Tirreni

Cava, mandati sospetti. Blitz della Finanza

Cava, mandati sospetti. Blitz della Finanza

di Peppe Rinaldi

 

“Aspetta da molto? Non importa quanto si aspetta, ma chi si aspetta”. Come Marilyn Monroe disse a Tony Curtis in un antico quanto memorabile film (“A qualcuno piace caldo”), girato in un’epoca in cui depressione e «impegno civile» non erano così di moda, allo stesso modo qualcuno avrà pensato ieri mattina al Comune di Cava de’ Tirreni nel vedere le Fiamme Gialle alla porta municipale. Non conta – anzi sì ma per altre ragioni –  da quanto tempo stessero aspettando una divisa che facesse capolino, conta che la stessero aspettando e per un motivo specifico, non poteva non farsi viva, almeno non più. E così, a circa due mesi e mezzo da uno scandalo fattosi «in sé» notizia di reato per gravità e diffusione pubblica, alla fine, la Finanza bussò.

La porta è quella dell’Ufficio Ragioneria dell’ente, l’ordine di presentarsi e raccogliere/sequestrare/acquisire carte, documenti e quant’altro, l’ha dato loro il pubblico ministero Claudia Colucci, giovane magistrato in servizio alla procura della repubblica di Nocera Inferiore, ufficio guidato da una vecchia conoscenza del mondo giudiziario salernitano, il procuratore capo Antonio Centore. Sono arrivati, li aspettavano, sono entrati, hanno iniziato a chiedere «carte». Ma che significa carte? Da quel che Cronache è riuscita sin qui a sapere si tratta (si tratterebbe) proprio dei famosi mandati che stanno per terremotare l’ente che guida (guiderebbe) la bella cittadina a nord di Salerno, quella Cava de’ Tirreni che sembra non trovar pace da un bel pezzo. Cose che capitano.

In parole povere, stanno cominciando a rastrellare in forma ufficiale tutti quegli atti, documenti, mandati di pagamento, determine e delibere alla base del «gran casino Sorrentino», che fa pure rima.

Si ricorderà che qui è stata trattata abbastanza a fondo la questione, il cui tema era questo: sono spariti circa due milioni di euro dalla cassa comunale, se ne sono accorti per caso a novembre scorso grazie a un impiegato che non trovava più i soldi destinati ai buoni-libro che la Regione Campania manda agli enti locali, si scopre che i soldi sono tanti, tantissimi, troppi, quasi due milioni di euro in favore di società e ditte strambe e a volte sconosciute, il (presunto) responsabile viene individuato nella figura del dirigente dell’Area Finanze e Tributi, Francesco Sorrentino, noto a queste colonne, che sarà sottoposto a procedimento disciplinare una prima volta, con sospensione lavorativa di trenta giorni, ed una seconda volta, con proroga di altri trenta; in queste ore è (sarebbe) in corso una terza riunione della Commissione disciplinare dell’ente dove, pare, Sorrentino rischi il licenziamento. Insomma, la questione è ormai incandescente, specie per la penetrazione di lungo corso del dirigente nei gangli della vita politica e amministrativa: non va dimenticato che Sorrentino fu scelto come guida del Cfi, struttura che ora non c’entra nulla in questa storia se non per converso, dall’ex sindaco di centrodestra Marco Galdi, quindi, facendo due conti si intuirà molto altro.

Ma non è tutto, perché, come abbiamo raccontato un paio di giorni fa, il vero punto di tutta questa faccenda è stato l’ambiguità della scelta «politica» dell’amministrazione rispetto al caso: cioè, da una parte si metteva nero su bianco tutto, fino all’ultimo centesimo mancante in cassa con relativi dati tecnici, quindi anche con le generalità complete del presunto autore degli ammanchi; dall’altro lato ci si recava in procura a presentare una denuncia “contro ignoti” per il danaro scomparso, un modo come un altro per aizzare voci e controvoci sul perché e il per come ci si sia incamminati su un doppio, scivoloso binario. Infatti, è lecito attendersi che oltre a Sorrentino ci saranno altri morti e feriti sul campo, dipende solo da quell’attesa richiamata nell’incipit di questo articolo. Poi, certo, siamo sempre in Italia, dove tutto diventa possibile, creativo, «complesso» (si dice così?). C’è poi stato anche un intermezzo, un effetto collaterale, diciamo, di questa vicenda con l’inaugurazione di una piccola notte dei lunghi coltelli, durante la quale lo stesso Sorrentino è passato al contrattacco denunciando un suo collega dirigente comunale per accesso abusivo al sistema informatico, gravissimo reato che, se dimostrato, causerà non poche rogne al destinatario. Vedremo anche questo ma, tornando al fatto di ieri mattina, altro non è (ancora) dato di sapere: non sappiamo, cioè, se la visita della Guardia di Finanza ci sia stata per effetto di un decreto di perquisizione vero e proprio oppure per il classico ordine di esibizione di atti, tipica procedura base di questi casi. Ad ogni uon conto, par di capire che dal famoso Modello 44 (notizie di reato di soggetti da identificare) siamo passati al Modello 21, cioè con soggetti formalmente individuati e sottoposti ad indagine, il che non vuol dire un bel nulla, almeno in linea teorica. Su uno tra questi «soggetti individuatiı» potremmo scommettere sul nome, dei presumibili altri coinvolti o «coinvolgendi» niente trapela, almeno non ancora: pensare che Sorrentino possa aver fatto, sempre che sia stato effettivamente lui, tutto da solo, è impresa ardua, sebbene non del tutto improbabile. Invece, le domande sulla tattica utilizzata da Servalli & C., cioè dire una cosa diversa in due sedi ufficiali diverse per lo stesso fatto (e che fatto!), ecco, quelle domande restano intonse, legittimando più di un interrogativo. Che, forse, grazie al lavoro della dottoressa Colucci, si potrà finalmente soddisfare. Anche perché il cerino, paradossalmente, rischia di rimanere in mano proprio alla procura.