CASTEL SAN GIORGIO. Il Pd mette in mora il proprio sindaco Pasquale Sammartino. In un documento a firma di Andrea
Donato, in cui si scopre che l’ex sindaco è nel frattempo divenuto il coordinatore cittadino del Pd sangiorgese, i Democratici locali parlano di amministrazione litigiosa e che avrebbe tradito le aspettative di voltare pagina. La soluzione? Il Pd chiede una verifica della maggioranza per raddrizzare subito il tiro e incamminarsi sulla retta via.
Dietro le quinte la richiesta del Pd nasconde ben altro. La maggioranza è in forte fibrillazione da quando Fdi è divenuto il partito più forte sul territorio e quello che conta il maggior numero di consiglieri comunali dopo l’incontro tra Maria Sica e Carmela Alfieri con edmondo Cirielli e l’ingresso nel partito di Michele Salvati che è all’opposizione. Questa vicenda ha fatto andare su tutte le furie i Dem locali e da un post su Facebook dell’assessore alle politiche sociali, Maria Sica, sembra che sia stato chiesto di smentire l’adesione. Certo il Pd che si ritiene l’artefice principale della vittoria elettorale non può accettare di non avere il primato dei consiglieri eletti e in queste ore sembra sia scoppiata anche la grana del vicesindaco che probabilmente dovrà, per ragioni personali, essere costratte a lasciare l’incarico.
Si apre dunque una lotta per la successione ad uno dei posti strategici dell’intera amministrazione sammartino e il Pd non vuole assolutamente che su quella poltrona si sieda un esponente di Fdi anche a costo di far scendere in campo l’uomo più prestigioso del partito: Andrea Donato.
Come farà però il Pd a giustificare con tre consiglieri quattro poltrone, non si capisce bene. Sindaco, vicesindaco, presidente del Consiglio e un assessore. L’unico modo è alzare la posta e far intravedere una eventualità di crisi e di ricorso ancitipato alle urne. In questo modo tutti dovrebbero assecondare i voleri del Pd, ma sotto la cenere cova il fuoco e la prossima settimana a Castel San Giorgio si dovrà decidere il futuro di una amministrazione e di una maggioranza che è riuscita a liberare il paese dalla precedente giunta ma rischia di restare prigioniera di se stessa.
Gianfranco Pecoraro