Cassese, lezione per le classi dirigenti - Le Cronache
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Cassese, lezione per le classi dirigenti

Cassese, lezione per le classi dirigenti

di Antonio Manzo
Alla provvidenzialmente vivida memoria di Sabino Cassese sarà tornata alla mente l’immagine di quando lui, in calzoni corti tra i corridoi dell’archivio di stato di Salerno, vedeva il papà Leopoldo ricevere, agli inizi degli anni Sessanta, il giovane storico Denis Mack Smith appena reduce dagli incontri a Napoli con Benedetto Croce. E Sabino Cassese certamente ricorderà quel buffo spilungone inglese, vestito in maniera dismessa per l’estate, frequentare gli archivi ma soprattutto osservare come, pazientemente, il papà accoglieva il giovane studioso con la disponibilità di un padre , di un maestro, di un fratello maggiore. Cosa c’entra un ricordo storico per recensire l’ultimo libro sulle “Strutture del potere”, frutto di una densa intervista della giornalista Alessandra Sardoni ? Come inserire la quotidiana evoluzione delle “Strutture di potere” nella storia umana di uno studioso che ha segnato il rapporto tra politica e cultura degli ultimi trent’anni? Chi si aspetta una intervista-saggio con il retroscenismo giornalistico in voga di questi tempi resterà deluso. Perchè la lezione di pedagogia civile di Cassese è ,sì, la ricca biografia di un uomo ma è soprattutto il viaggio di una élite intellettuale che ha attraversato o ha aiutato ad attraversare lo Stato. E’ anche l’inappuntabile lezione di realismo nostalgico sulla creazione delle classi dirigenti italiane. Leggendo il libro con la vita di un giovane uscito dalla Normale di Pisa che incrocia prima l’Eni di Enrico Mattei e poi via via, da gran studioso del diritto amministrativo, c’è il rimpianto per uno smarrito metodo di fucina delle classi dirigenti, con l’obiettivo del metodo e della produttività. C’è anche un testo che Sabino Cassese adotta nella sua lezione di pedagogia civile nell’esercizio del potere di una democrazia moderna. E’ “Ritratti del coraggio”di John Fitzgerald Kennedy e pubblicato in Italia nel 1960 con la prefazione di Luigi Einaudi. E’ un libro dove c’è una attualissima lezione per la politica gridata di oggi che preferisce agire secondo criteri di popolarità contro la virtù massima dell’uomo di Stato che dovrebbe disprezzarla tout court. Immaginarsi oggi quanto è inattuale questo qesto , nell’età della incompetenza che ha reso aliena la politica dalla ricerca di pensiero, purtroppo sorretto dal sondaggismo di maniera contro la rappresentanza democratica e l’interesse del buon governo delle Strutture di potere. Cassese non si dimostra solo un’anima bella, avulsa dalla vita pubblica e dal conflitto politico-sociale, e’solo un uomo dall’uso corretto del pensiero e della ragione che, in tempi di invasivo populismo, si è sottratto al sapere contestativo e qualunquistico dell’”uno che vale uno”. E’ un intellettuale che grazie al suo trampolino di lancio ha costruito una fitta rete di allievi, dai figli di Napolitano e Mattarella, fino ad un numero imprecisato di gran commis dello Stato con provenienza accademica. Ecco perché subentra la nostalgia della classe dirigente in un Paese che soffre di un’ inarrestabile credito di politica e cultura che compromette lo spread negativo nella vita quotidiana, sempre drammaticamente in rialzo. E il Paese davvero non lo merita, con lo sconnesso archivio del presente che Sabino Cassese giudica con l’acume genetico dello storico e la qualità di un grande intellettuale del Novecento.