di Marta Naddei
Giovanni, Marta, Arianna, Manuela. Quattro nomi, quattro situazioni difficili, quattro storie di bambini le cui famiglie nutrivano la speranza di un miglioramento delle loro condizioni di salute, grazie all’applicazione delle cure del metodo Stamina. Dovranno dire addio a questa speranza, dopo che ieri anche il ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin ha bocciato la pratica del professor Davide Vannoni, definita addirittura pericolosa. Certo, queste famiglie non pensavano che Stamina potesse fare miracoli e guarire completamente i loro piccoli, ma almeno di far migliorare le loro vite. Miglioramenti, registrati in altri casi, che sarebbero testimoniati da cartelle cliniche, da video. Da fatti, insomma. Ora gridano tutta la loro rabbia, tutto il loro dolore, perché ai loro figli è stata strappata una opportunità. Una duplice batosta, in questo senso, per Giuseppe Procentese, papà di Giovanni che tra le mani stringe una sentenza favorevole all’acceso alle cure a Brescia datata 18 marzo e mai rispettata dagli Spedali Civili. «Un ministro “infame” e una commissione di mercenari hanno deciso che il metodo è poco chiaro e dunque pericoloso senza aver visionato nessuna delle 38 cartelle cliniche presenti agli Spedali di Brescia. Mi auguro per loro che abbiate quindi una valida ed “immediata” alternativa. Mio figlio è più vicino alla morte: mentre voi decidete noi dovremmo preparare i funerali? Vigliacchi: vivere o morire non potete deciderlo voi». Tanta rabbia anche nelle parole di Paola Sivoccia, la mamma di Marta Cupo. Una “leonessa” di 30 anni che lotta per i diritti della sua bambina: «Solo una che non ha figli poteva prendere questa decisione. Lei non sa cosa significa, la nostra realtà, la nostra quotidianità è ben diversa dalla sua. La Lorenzin lo sa che sono una mamma di appena 30 anni e ho già la schiena pezzi e i polsi da buttare? Lo sa che mia figlia vive un enorme disagio perché è imprigionata in un corpo che non è quello che vorrebbe? No, non lo sa: non sa niente di ciò che passiamo noi». Durissimo il commento di Eugenio Manzo, papà di Arianna, che di recente è stato in udienza per la sua bambina: «La Lorenzin è priva di cuore. Abbiamo avuto la conferma che chi ci governa pensa al proprio guadagno, a quello delle case farmaceutiche e non alla salute dei cittadini e menomale che parliamo di bambini. Siamo disgustati per come veniamo trattati da chi ci governa: come carne da macello». «Sono molto arrabbiata – commenta Mina Fierro, mamma di Manuela – Fa male, perché ci ha tolto l’unica cosa che possiamo fare per aiutare i nostri figli»