di Erika Noschese
Revisione del processo e grazia chiesta al Presidente della Repubblica. Queste le modalità che portano attualmente a sperare che Denise Schiavo possa essere prosciolta dalle accuse peggiori che una madre possa mai ricevere: omicidio preterintenzionale, secondo la Cassazione, di sua figlia Chiara, morta 45 giorni dopo la sua nascita. Denise, condannata a 10 anni di detenzione e già in carcere presso la casa circondariale di Bellizzi Irpino, ad Avellino, non si è vista risparmiata del dolore nemmeno dinanzi a una confessione importante come quella che, attualmente, ha consentito al suo legale – il salernitano Michele Sarno – di depositare istanza di revisione del processo e di richiedere la grazia al Presidente della Repubblica. I FATTI. 29 luglio 2014, nasce Chiara. I genitori, Francesco e Denise, potranno averla in casa soltanto poche settimane. Francesco, in lacrime durante le registrazioni messe in onda da “Le Iene”, racconta: “Tra complicazioni mediche e ricoveri, Chiara è rimasta a casa solo poche settimane. Una mattina di fine settembre non reagisce, le soffio un po’ sul volto e si riprende”. Viene portata a visita medica per ulteriori controlli, ma non si ravvisa nulla di preoccupante. Pochi giorni dopo peggiora: Francesco, compagno di Denise Schiavo, prende la bambina dalla culla ma Chiara non si sveglia. Il padre di Denise racconta: “Vidi lui (Francesco, ndr) che scendeva giù di corsa e gridava. Denise uscì da dietro il bancone (gestivano insieme un bar, ndr) e andò verso l’ospedale per salvare Chiara da quello che sembrava un grave blocco respiratorio. Con l’elicottero poi fu trasportata al Pausilipon di Napoli”. Proprio al Santobono si riscontrano fratture: dalla tac emerge un grave trauma cranico. Chiara resta intubata per tredici giorni, ma il 14 ottobre muore poiché il cuore, troppo debole, non riesce più a reggere. Francesco, quindi, racconta: “Abbiamo iniziato a fare delle ipotesi, travolti dal dolore. Durante il trasporto in elicottero è caduta mia figlia?”. E infatti l’avvocato Michele Sarno precisa: “La madre cerca di comprendere se ci siano delle responsabilità. Il fascicolo è aperto nei confronti dei sanitari, in un primo momento, non della mia assistita”. L’autopsia della Procura di Salerno fa luce sulle cause del decesso: trauma cranico con emorragia interna, con gravi fratture risalenti a due-tre settimane antecedenti il ricovero. Viene fuori una delle cause più drammatiche di decesso per i neonati: la sindrome del bimbo scosso. Il trauma crea un’emorragia, si registrano anche costole rotte, si ritengono quindi le lesioni legate all’azione di Denise Schiavo. Parte subito la segnalazione, Denise è accusata di omicidio volontario. Il pm paragona il caso a quello di Cogne, aggiungendo ulteriore peso con un simile parallelismo. “Viene incalzata – afferma l’avvocato Sarno – le si dice ‘Dica la verità! È stata lei a uccidere la bambina! Le ha fatto del male, lo deve dire!’. Immaginiamo per un istante una madre che si sente dire più volte ‘Tu sei colpevole’. Beh, allora sono stata io? Ma è l’interrogativo di una donna disperata che cerca di dare una giustificazione a quanto accaduto”. La donna, non sapendo di essere ascoltata, mentre dialoga con la madre dice: “No, no. Sono stata io ma non l’ho fatto apposta. L’ho buttata sul fasciatoio, quindi è stato questo. Per forza”. La donna arriva a ipotizzare il suicido, cambio di identità, la fuga in Brasile. Per gli inquirenti quelle frasi intercettate sono una confessione: dieci anni di processo, accusa di omicidio volontario. Con sentenza della Cassazione si passa da omicidio volontario a preterintenzionale. Nel frattempo, nasce Gerardo, un anno dopo la morte di Chiara. Denise, raggiunta telefonicamente, esclama: “L’altra sera volevo fare il Padre Nostro e non ricordavo le parole. 10 anni di processo, quasi 10 mesi che sto qua dentro, speravamo si sarebbero ravveduti ma niente, è andato tutto storto. Sto qua dentro e passo per colpevole quando non lo sono. Mio figlio deve avere la mancanza della madre, dopo 9 anni che l’ho cresciuto”. Da marzo 2024, infatti, Denise è in carcere. LA RIVELAZIONE TRAGICA. La madre di Denise, Gerarda Picciariello, 61 anni, si toglie la vita. “Gerardina si era smarrita – commenta a “Le Iene” il padre di Denise – 15 kg persi in 4 mesi. Il 9 agosto, Sharon passa vicino la ferrovia e nota qualcosa. Aveva visto la macchina della mamma, provava a chiamarla ma non rispondeva al telefono. A un passaggio a livello ha visto che era a terra perché il treno l’aveva travolta”. Gerardina lascia una lunga lettera da consegnare all’avvocato. “Sarebbe riemerso un ricordo che aveva accantonato – commenta Michele Sarno, legale di Denise Schiavo – leggendo il referto è stata colpita da un particolare”. Scrive nella lettera d’addio: “Un velo mi si è alzato dalla mente: mi rivedo con la bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina alloggiata nella Fiat Stilo a tre porte, eravamo alla fine di agosto, mi sopraggiunge un giramento di testa e il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Giuro, avevo rimosso quell’episodio”. Poi l’epilogo: “Ditemi, che altro potrei fare se non togliermi la vita? Vi chiedo di perdonarmi”. “Si è sentita doppiamente colpevole – commenta il legale – come nonna nei confronti della piccolina e come mamma”. Denise, sempre telefonicamente, commenta: “Non posso sperare più niente. La morte di mia mamma, la verità che non è emersa nemmeno così”. LA RICHIESTA DI GRAZIA. Mattarella ha concesso 55 grazia in casi di condanna straordinari, come potrebbe essere quello di Denise, che commenta: “Dobbiamo sperare nella lettera fatta a Mattarella per valutare bene la mia situazione. Devo trovare la forza per voi, il mio ricordo bello siete voi. È andata così, on è colpa mia”. Nel frattempo, l’avvocato Sarno si è mosso anche per la revisione processuale: “Abbiamo depositato istanza di revisione del processo. Riteniamo ci sia la prova principe della mancanza di responsabilità da parte di Denise”.





