di Erika Noschese
Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca rompe il silenzio sul caso Coscioni e si dice sereno rispetto all’inchiesta della Procura di Salerno che, per la morte di Umberto Maddolo, ha rinvenuto gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Enrico Coscioni, primario di cardiochirurgia del Ruggi di Aragona e presidente dell’Agenas interdetto dall’esercizio della professione medica per un anno, insieme alla sua équipe composta da Gerardo Del Negro e Pietro Toigo, entrambi interdetti dal giudice per nove mesi, Francesco Pirozzi e Aniello Puca, interdetti per 6 mesi. Nei giorni scorsi dinanzi al Gip Pietro Indennimeo sono ascoltati e hanno spiegato la loro posizione, chiedendo di essere reintegrati mentre ieri è stato il turno di Coscioni. Il presidente della giunta regionale della Campania ha provato a rassicurare gli utenti ribadendo che l’attività verrà garantita ai massimi livelli. L’ex sindaco di Salerno infatti non si dice affatto preoccupato rispetto alla tenuta della Torre Cardiologica, smantellata anni fa proprio per garantire a Coscioni un ruolo di spicco. «Aspettiamo un po’ l’evoluzione di questa vicenda giudiziaria e non avremo problemi perché credo che oggi (ieri per chi legge, ndr) ci siano colloqui da parte degli indagati, io sono molto sereno e fiducioso – ha detto il presidente Vincenzo De Luca – In ogni caso, i servizi saranno garantiti ai livelli più alti, nessun problema. Mi auguro sinceramente che questa vicenda si risolva rapidissimamente». Immancabile poi il riferimento alla battaglia che il presidente sta portando avanti contro il governo nazionale per ribadire la sua posizione per quanto riguarda l’autonomia differenziata: «Stiamo lanciando un allarme perché questo è un salto nel vuoto. Intanto, dal punto di vista della sanità è chiaro che autonomia differenziata significa che avremo una sanità forte e ricca nelle altre regioni e la morte della sanità nel Mezzogiorno d’Italia, mi pare evidente. Abbiamo spiegato anche che qui ad essere in discussione è l’unità d’Italia, non si scherza più almeno per quanto riguarda la sanità, come servizi universali, scuola pubblica – ha aggiunto – Se facciamo contratti integrativi per i medici, dunque oltre il contratto nazionale autorizziamo le regioni forti a fare anche contratti regionali avremo una fuga di personale dal sud al nord e bisogna combattere perché siamo arrivati davvero ad un punto limite». Intanto, durante la consueta diretta Facebook, il presidente ha parlato ancora dei fondi di Sviluppo e coesione: «Mancano due settimane ai 45 giorni assegnati dal Tar, siamo dovuti arrivare al Tribunale amministrativo per sentire affermare un principio di correttezza amministrativa ovvio, cioè che una procedura amministrativa non può durare all’infinito. Ci auguriamo che entro queste due settimane sia siglato l’accordo di coesione, altrimenti prenderemo altre decisioni, come è ovvio – ha detto – Domani mattina (oggi per chi legge, ndr) abbiamo una riunione con i sindaci per dare loro un’informazione aggiornata sulla situazione dei fondi Sviluppo e Coesione. Daremo un’informazione puntigliosissima e aggiornata su tutto quello che abbiamo fatto da due anni a questa parte, da quando l’interlocuzione con il ministro della Coesione avveniva quando il ministro era Mara Carfagna del governo Draghi», ha aggiunto De Luca. «La Regione Campania ha fatto tutto quello che era necessario fare. Abbiamo chiarito le stupidaggini che hanno raccontato sui livelli di spesa, siamo di gran lunga avanti a Regioni che hanno già firmato gli accordi di coesione. Il problema non è la capacità di spesa ma è un altro, abbiamo sviluppato un’interlocuzione con il Ministero della Coesione da un anno, ma non dipende dai colori dei governi. Quando c’era il governo Berlusconi il rapporto con le Regioni per l’utilizzo dei fondi europei era enormemente più fluido e rapido. Nell’attuale situazione rischiamo di perdere 3 anni di tempo senza aprire un cantiere. In ogni caso abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto, non c’è più una virgola da aggiungere», ha concluso il presidente.