di Tommaso D’Angelo
Il sindaco Napoli prova ad uscire dall’angolo in cui lo ha messo il suo assessore alla trasparenza Tringali. Un regolamento scambiato per un disciplinare – basta vedere che contiene una sanzione pecuniaria per capirne la differenza – ha agitato le acque del Comune che sono di per sè già impantanate per via dell’inchiesta. Del resto proprio su queste colonne Michelangelo Russo citando leggi e regolamento aveva smontato il provvedimento della giunta comunale. Basta un ricorso al Tar per vedersi crollare tutto. L’udienza – e vi diamo una notizia – è prevista per il 7 dicembre. Il tentativo di Napoli è stato quello di incontrare il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, Ottavio Lucarelli, per una riunione con al fianco lo stesso Tringali. Dispiace che lo stesso Lucarelli non abbia inteso incontrare prima i referenti sul territorio, i direttori di giornali, di radio e tv perfarsi un quadro della situazione e magari conoscere i problemi che i giornalisti hanno con il Comune. E non solo. Invece si è preferito ascoltare solo una campana e partorire un comunicato che non dice nulla. Se non che in pratica, Tringali è stato già in parte sconfessato. Ma non si sa per cosa. Resta a mio giudizio non risolto il perno della discussione. La violazione del segreto professionale. Il giornalista è tenuto a proteggere le proprie fonti. E Tringali, ex magistrato, lo sa bene. La libertà di azione di azione di un giornalista non può essere limitata nè nei movimenti nè negli orari. Nè i giornalisti possono essere schedati come pretende Tringali. Un organo di informazione è libero di affidare un servizio giornalistico a un collaboratore, ad un pubblicista, ad un professionista. Sono scelte editoriali che non competono al Comune. Il provvedimento va ritirato perchè la toppa che si vorrebbe mettere è peggiore del buco. E dispiace che proprio il Presidente dei giornalisti non abbia rappresentato le doglianze della categoria salernitana. Il Napolicentrismo è finito da un pezzo proprio grazie a De Luca, sorprende che lo stesso Napoli non lo sappia ancora. E sorprende il silenzio della Procura e del suo massimo esponente Borrelli, certamente al corrente di quanto sta accadendo, che non è ancora intervenuto per rimettere a posto una situazione che come spiegava ancora Michelangelo Russo, anche lui un ex collega, potrebbe sfociare nell’abuso di ufficio. Non vogliamo credere che Borrelli stia fermo come atto di rispetto verso un ex collega. Altrimenti verrebbe il sospetto che Tringali è stato scelto proprio per questa funzione di argine alle iniziative della magistratura salernitana e non per le sue competenze. Come sorprende il silenzio del Prefetto di Salerno e dei suoi uffici, più volte sollecitati dai consiglieri comunali. Forse, qui un altro sospetto, che conviene a tutti avere organi di informazione che si limitano a pubblicare gli inutili comunicati stampa che inondano le redazioni. Però il prefetto una risposta la deve dare al Ministro Lamorgese, perchè prima o poi arriverà sul suo tavolo la richiesta di chiarimenti dello stesso Ministro, vista l’interrogazione del deputato di Forza Italia Gigi Casciello. Naturalmente dalla deputazione grillina si continua a non avere notizie. Eppure una volta sarebbe stato pane per i loro denti. Il regolamento camuffato da disciplinare doveva passare per il Consiglio comunale. E qui per evitare brutte sorprese si è evitato di farlo. Un pasticcio di cui Napoli avrebbe fatto volentieri a meno. Giordano, nel suo primo mandato, si trovò parte della stampa contro. Ma non chiuse mail Comune e mai si lamentò per le critiche. Penso che l’ottimo Napoli lo ricordi bene.