di Giovanna Naddeo
Partire dalla condivisione, dallo spezzare il pane, per superare paure e diffidenze. Partire da quel “grido dei poveri”, di cui parla Papa Francesco, “ogni giorno più forte, ogni giorno più sovrastato dal frastuono dei ricchi” per ricominciare a tendere la mano verso il prossimo. In occasione della “Seconda Giornata Mondiale della Povertà”, anche la Caritas Diocesana di Salerno ha aderito all’iniziativa lanciata dal Pontefice lo scorso anno, riunendo per qualche ore tutte le esperienze di Caritas parrocchiali, case d’accoglienza e centri d’ascolto del territorio. Nella mattinata di ieri, presso la palestra della caserma del reggimento “Guide” a Torrione, oltre duecento persone tra volontari, persone bisognose, richiedenti asilo e assistenti sociali si sono date appuntamento per trascorrere qualche ora insieme, per condividere un pasto caldo e scambiare qualche chiacchiera. La giornata si è aperta con la Santa Messa celebrata da Don Marco Russo, direttore della Caritas Diocesana. «Sin dall’inizio del suo Pontificato, il Papa ha dato la sua voce al grido dei poveri già con la scelta del nome Francesco», ha sottolineato Don Marco. «Dobbiamo partire dalla condivisione per superare paure e diffidenze. Questa giornata ne è un’ottima opportunità. Per questo motivo abbiamo coinvolto diverse realtà di assistenza e volontariato a livello locale». All’indomani dell’inaugurazione della casa d’accoglienza diurna di via Bastioni, l’occasione è propizia per lanciare un appello alla solidarietà. «Ci occorre un maggior numero di volontari. Attualmente siamo pochi”. Così alcuni volontari del dormitorio di Largo Barbuti. “Dopo un primo momento di accoglienza durante il quale raccogliamo le generalità di ognuno, successivamente li accogliamo nella struttura. La disponibilità è di 20 posti, 10 posti letto per uomini e altri 10 per le donne. Accogliamo cittadini italiani e non, gente rimasta senza lavoro, senza fissa dimora. Entrano alle 19 e fino alle 21 dialogano e cenano. Il giorno dopo, alle ore 7, devono lasciare la struttura. Necessitiamo di un maggior numero di volontari per gestire al meglio i momenti di ospitalità e accoglienza».