di Arturo Calabrese
La situazione di emergenza della sanità non si limita soltanto ai servizi non espletati o espletati in maniera non consona dagli ospedali. Negli ultimi tempi, si sta registrando anche una penuria di farmaci e medicinali, prodotti che mancano sia nelle farmacie per la vendita al pubblico e sia in quelle ospedaliere. Una situazione ratificata anche dall’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, che ha pubblicato il consueto elenco di farmaci che potrebbero mancare sul mercato. Tra essi, quelli più comuni come antibiotici, antipiretici, antidolorifici, ma anche insulina e altri farmaci salva vita. Sulla questione, interviene Angelo Itri, giovane farmacista cilentano oggi titolare di una storica farmacia sita a Laureana Cilento. «La mancanza continua e sempre maggiore di farmaci, anche importanti, si può riassumere in tre punti principali – spiega – la poca disponibilità per le fabbriche produttrici delle materie prime, la scarsa reperibilità dei prodotti per il confezionamento, quali blister, flaconcini e finanche le confezioni di cartoncino.
A tal proposito – aggiunge – voci di corridoio parlano di razionalizzazione della produzione per contenere i costi sia di produzione sia di trasporto. Ultimo aspetto – argomenta il professionista – è l’esportazione di quei farmaci che in Italia costano meno che in altri paesi, soprattutto europei. Prodotti che nella nostra nazione, nello specifico specialità mutuabili, devono essere proposti ad un prezzo stabilito in accordo con lo Stato e che in nazioni come la Francia possono arrivare a costare anche 10 volte tanto». Da non sottovalutare, è l’aspetto legato al periodo e ai malanni di stagione e cioè «l’acquisto da parte della popolazione di prodotti utili o indispensabili per la cura di patologie influenzali che ne fa incetta anche senza un reale bisogno, ma semplicemente per “tenerlo a casa”: antinfiammatori per il covid, l’influenza, il raffreddore o la tosse».
Il dottor Itri, entra poi nello specifico: «i medicinali che in questo momento sono introvabili o comunque estremamente contingentati sono soprattutto gli sciroppi per la tosse, antinfiammatori a base di ibuprofene (volendo entrare nello specifico ad oggi il Brufen e il fluimucil, il nurofen sciroppo per i bambini sono irreperibili). Oltre a questi ultimi, legati soprattutto alla cura del covid, risultano irreperibili anche alcuni prodotti per le crisi epilettiche, diverse molecole per il diabete e anche alcuni salvavita. Il governo, in concerto con Federfarma e AIFA, ha attuato un canale di comunicazione dove i farmacisti possono e devono (per obbligo morale e deontologico) comunicare quali sono i mancanti e quali depositi non li hanno forniti, in modo tale da avere un quadro preciso della situazione. Infatti tutta l’Italia, e anche diverse nazioni europee, soffrono del medesimo problema, ma la soluzione sembra ancora lontana. Il consiglio che mi sento di dare a chi avesse necessità – conclude – è di parlarne prima col farmacista, il quale può consigliare un equivalente con gli stessi principi oppure chiedere al medico o allo specialista quale potrebbe essere un valido sostituto, nel caso anche il generico risulti irreperibile». Una situazione, dunque, che deve essere monitorata e tenuta sotto controllo dalle autorità al fine di evitare che si arrivi ad un’effettiva razionalizzazione dei farmaci ma anche dei parafarmaci. L’emergenza diventa più critica allorquando a mancare sono i prodotti negli ospedali, cosa che già sta accadendo.