“Capaccio, diritti al futuro”: Elly, se ci sei batti un colpo - Le Cronache Editoriale

di Erika Noschese

Il ministro Nordio deve dimettersi, l’allora presidente della Regione Liguria Giovanni Toti doveva rassegnare le dimissioni, l’ex ministro Sangiuliano altrettanto. Il Partito Democratico sembra vivere, oggi, per distruggere gli altri. Ad ogni passo, sgradito chiaramente alla compagine dem, lasciare incarichi e poltrone. Tutti tranne uno. Perché si sa, ogni regola ha le sue eccezioni e chi meglio del Pd può saperlo che sul caso Alfieri ha scelto di mantenere un profilo basso, anzi bassissimo. A poche ore dagli arresti del sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia, oggi sospeso da entrambe le cariche, Franco Alfieri, il comitato di garanzia del Pd, con a capo il commissario regionale Misiani e il coordinatore provinciale Enzo Luciano, ha comunicato la loro decisione di sospendere l’amministratore dal partito. Un atto dovuto ma più di tutto una scelta fatta “nell’interesse degli iscritti perché anche l’appartenenza a dei partiti potrebbe essere un pregiudizio in questa fase”, come ha poi tenuto a sottolineare il segretario provinciale Enzo Luciano. Ebbene, il problema non è tanto il partito a livello locale e provinciale che, fin dal primo momento dello scandalo Alfieri, ha scelto di mantenere una certa linea quanto la segreteria nazionale che oggi non perde occasione per chiedere le dimissioni di chiunque. Tutti ad eccezione di Franco Alfieri, chiaramente. Una scelta che stona non poco con il modus operandi di Elly Schlein che fin dagli inizi si è posta come il nuovo che avanza. Una scelta, la sua, che poco ha a che vedere con chi ha rappresentato il partito a livello nazionale fino ad oggi. Così, la vediamo con abiti casual, sul palco a cantare con J-Ax, rediviva madrina del gay pride, contraria al mondo deluchiano eppure fino ad oggi non ha mai, e dico mai, mostrato coerenza politica. Sarebbe stato opportuno, e lo è oggi più che mai, chiedere le dimissioni di Franco Alfieri da amministratore di un territorio martoriato, ridotto a mero scenario di un comprensorio mercenario. Ci chiediamo – e le chiediamo – quale sia la differenza tra Giovanni Toti e Franco Alfieri. Perché in massa esponenti del Pd si sono recati presso la sede della Regione Liguria per chiedere all’allora presidente di fare un passo indietro e oggi nessuno si recato sotto la sede di Palazzo Sant’Agostino e il Comune di Capaccio Paestum per fare altrettanto? Perché nessuno si affanna in tv a chiedere rispetto per il territorio e per gli elettori che, di fatto, sono stati umiliati, traditi, sbeffeggiati, facendo credere loro che il lavoro sul territorio è una conseguenza diretta del consenso ottenuto? Capaccio Paestum è macchiata nel profondo da mani che hanno agito in modo ignobile, favorendo parenti e…parenti. E forse, oggi, quel “Liguria, diritti al futuro”, dovrebbe diventare “Capaccio, diritti al futuro”. Ditelo alla Schlein, ditelo ai tanti esponenti che hanno gridato allo scandalo quando arrestarono Giovanni Toti ma che oggi fingono vada tutto bene. Ma soprattutto, ditelo a quella maggioranza che oggi mette in pratica l’accanimento terapeutico. Signori, è il momento: staccate la spina!

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