Capaccio. Appalto cimitero, condannati Ragni e Ciuccio - Le Cronache Provincia
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Capaccio. Appalto cimitero, condannati Ragni e Ciuccio

Capaccio. Appalto cimitero, condannati Ragni e Ciuccio

Appalti al cimitero di Capaccio Capoluogo: condannati due ex amministratori comunali. Si tratta di Nicola Ragni, 2 anni e 2 mesi e Roberto Ciuccio, 2 anni e 8mesi, all’epoca dei fatti rispettivamente vicesindaco e consigliere di maggioranza. La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda Sezione penale del Tribunale di Salerno, presieduta da Lucia Casale. Assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” l’architetto Rodolfo Sabelli, Relativamente ai capi d’imputazione in concorso con Sabelli, sono stati assolti “perché il fatto non sussiste” anche gli imprenditori casalesi padre e figlio Paolo Caterino e Giacomo Caterino, la moglie di quest’ultimo Rossella Marino e l’ingegnere Arturo Noviello di San Cipriano Picentino. Dichiarato prescritto, invece, il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio contestato a Giacomo Caterino e all’imprenditore ortofrutticolo paganese Gerardo Gaudiano.Sabelli, che ha rinunciato alla prescrizione, in qualità di responsabile del III Settore del Comune di Capaccio Paestum, fu sottoposto ad obbligo di dimora con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio e abuso d’ufficio (artt. 328 e 323 c.p.). Agli arresti domiciliari, invece, finì Ragni per il delitto di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater c.p.), così come Ciuccio, il quale però non fu sottoposto ad alcuna misura cautelare, così come tutti gli altri indagati. Accuse rispetto alle quali sia Ragni che Ciuccio si sono professati sempre innocenti: in attesa delle motivazioni della sentenza di primo grado, che saranno rese note entro 90 giorni, i rispettivi legali preannunciano già ricorso in Appello. Per Sabelli, il pm Marinella Guglielmotti aveva chiesto poco meno di 2 anni; per Ragni e Ciuccio, invece, la richiesta era stata di 5 anni. In fase di indagini preliminari, fu scagionato da ogni accusa l’ex consigliere comunale Leopoldo Marandino, coinvolto per un singolo episodio. Gli episodi contestati risalgono al 2015: le indagini, aventi ad oggetto i lavori di ampliamento del cimitero comunale di Capaccio Capoluogo, ebbero inizio negli ultimi mesi dell’anno 2014 a seguito di una interrogazione consiliare sui legali rappresentanti delle imprese dell’ATI cui fu affidato l’appalto. Dai riscontri effettuati dagli inquirenti, emerse che una società era attinta da interdittiva antimafia e un’altra sottoposta al sequestro di quote dopo che era finito in carcere con l’accusa di turbata di libertà degli incanti il socio Giacomo Caterino, imparentati con un esponente del clan dei Casalesi, poi divenuto collaboratore di giustizia. Dopo le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo provinciale di Salerno furono rinviate a giudizio 8 persone.