Conclusa Salerno Classica, l’Associazione Gestione Musica offre due concerti particolari oggi e domani a lume di candela con il Quartetto Vetter nella Sala San Tommaso in Cattedrale e col Sator Duo in Santa Maria de’ Lama
Di Olga Chieffi
Due Candle Concert, in Sala San Tommaso nel quadriportico del Duomo di Salerno, stasera, alle ore 20,30 e domani allo stesso orario nella Chiesa di Santa Maria de’ Lama, per la chiusura del progetto ideato dalla Associazione Gestione Musica, che ha visto l’ associazione concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, sedici concerti che hanno coinvolto oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. La magia di un concerto, l’atmosfera della luce vivida delle candele accese, un evento unico sbarca a Salerno, in queste serate di festa, dopo aver sperimentato un successo fenomenale in luoghi eccezionali a Londra, New York o Parigi. Gigi Lamberti e Francesco D’Arcangelo, alla testa di Gestione Musica, hanno affidato la prima delle due serate al Quartetto Vetter, composta da Raffaele Tiseo alla viola d’amore, Luigi Abate al violino, Alessandro Zerella alla viola e Silvano Maria Fusco al violoncello. Il Candlelight è un affresco musicale dove le note si mescolano e si armonizzano. Un momento che si muove senza mezze misure, senza dubbio grazie a una messa in scena che trascende i classici quadri estetici. Protagonista sarà la viola d’amore e il suo misterioso nome che pare derivi dalla decorazione a forma di testa di fanciullo bendato, cieco come l’amore, che spesso abbelliva il riccio. Secondo altri poteva essere un richiamo alla ricchezza e amabilità del suo suono, caratterizzato dalla presenza di sette corde di risonanza in metallo ritorto, sottostanti le sette principali in budello. La voce “umana” della viola d’amore incontrerà quella degli altri archi in brani quali la Chasse di Carl Stamitz che segna il passaggio tra stile galante e classicismo. Uno degli aspetti più notevoli dell’opera di Carl Stamitz è il suo carattere cosmopolita e, in un certo senso, rivoluzionario, perché partendo da una formazione musicale all’avanguardia per l’epoca come quella ricevuta proprio nel cuore della corte di Mannheim, seppe creare un suo linguaggio rinnovatore che apriva nuove strade nello sviluppo del genere sinfonico che fino ad allora Haydn aveva dominato in Esterháza. Entrambi gli aspetti sono indubbiamente ben percepibili nella trascrizione della Sinfonia “La Chasse”, superba opera di suoni delicati meravigliose costruzioni melodiche di profonda ispirazione galante. Prima perla del concerto l’esecuzione del Quartetto n. 1 in Re maggiore di Joseph von Eybler, compositore austriaco grande amico di Mozart, dal ricco e brillante stile concertante. All’inizio degli anni 1780 Eybler stabilì un regolare rapporto di scrittura di lettere con Joseph Haydn, un duraturo sostenitore delle opere del giovane compositore, oggi caduto nel dimenticatoio. A lui è dedicata questa opera 1, che mostra mostrano l’influenza di Haydn, soprattutto attraverso nell’ invenzione formale. Tuttavia, Eybler rivela ovunque un lirismo contagioso della melodia, che traspare anche dall’audacia delle sue armonie. L’Opus 1 n.1 in re maggiore si apre con una breve introduzione in Adagio che lascia il posto a un movimento sonata che sviluppa la materia cromatica del suo tema iniziale. Il Minuetto – Trio di fattura tradizionale presenta all’inizio una reminiscenza del secondo tema del primo movimento. Il lento movimento binario dimostra meravigliosamente il dono melodico di Eybler. L’ultimo movimento, un tema con variazioni, impiega le consuete tecniche di sviluppo, e raffinatezza di scrittura con la citazione del tema iniziale del primo movimento nella coda del Finale. Seguirà una versione particolare per Quartetto realizzata da Raffaele Tiseo della Variazioni su “Ah! Vous dirai-je, Maman” K. 265, di Wolfgang Amadeus Mozart, capolavoro tra i più ricchi di invenzione del genere della variazione. Semplicissima, e dunque ideale per essere variata, era, infatti, la canzone infantile “Ah, vous dirai-je Maman”, posta alla base delle Dodici variazioni in do maggiore K. 265. È questo uno dei quattro cicli di variazioni scritti nel 1778 nel corso dello sfortunato soggiorno parigino. Parigi era un grande centro del concertismo, che aveva sviluppato un particolare gradimento per il genere del tema con variazioni, considerato un giusto banco di prova per ogni virtuoso. Mozart scelse per le sue variazioni parigine dei temi tutti francesi e molto noti, come la romanza “Je suis Lindor” tratta dalle musiche di scena di Antoine-Laurent Baudron per Le Barbier de Séville di Beaumarchais (Variazioni K. 354), la canzone francese “La belle Françoise” (K. 353), l’arietta “Lison dormait” dal Singspiel Julie di Nicolas Dezède (K. 264) e appunto la canzone infantile “Ah, vous dirai-je Maman”, variazioni costruite su questo incantevole tema – che hanno fatto pensare, per il loro carattere tecnicistico, a una destinazione didattica – costituiscono una sorta di corollario dell’arte puramente tastieristica di Mozart, che ascolteremo dagli archi. Finale con il Quartetto n°10 di Heinrich Ludwig Vetter, dalla fresca invenzione e di non facile tessitura. Martedì 28 dicembre, candlelight cambia location, per trasferirsi nella Chiesa di Santa Maria de’ Lama, con il Sator duo del violinista Paolo Castellani e il chitarrista Francesco Di Giandomenico per la serata “La Muerte del Angel”, un omaggio ad Astor Piazzolla nel centenario della nascita.