Pina Ferro
Criminalità organizzata – imprenditoria – politica. E’ questo il sistema utilizzato dai sodalizi criminali per arrivare al controllo del territorio e dell’economia. Il fatto, non nuovo agli investigatori, si è riproposto con forza nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario ed è stato evidenziato nella relazione introduttiva.
Imprenditoria e camorra era un connubbio già esistente negli anni passati quanto il territorio salernitano era controllato da grossi nomi della malavita quali ad esempio Carmine Alfieri o Pasquale Galasso. Attualmente i sodalizi criminali presenti nel salernitano hanno nuovamente puntato l’attenzione su l’imprenditoria, il traffico di stupefacenti e soprattutto il controllo dell’economia. Cosa questa che può realizzarsi solo controllando gli appalti per la realizzazione di opere pubbliche. Per fare ciò servono “amici” imprenditori ed esponenti delle istituzioni. Non è certamente la prima volta che le forze di Polizia, e nello specifico la Dia sequestra opere pubbliche in odore di malavita, basti pensare a Porta Ovest, o beni ad imprenditori che avevano stretto patti con i vertici di sodalizi criminali.
Nello scorso mese di ottobre la Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo di cinque milioni di euro all’imprenditore Domenico Lamberti 70enne di Cava de Tirreni.
La confisca è stato disposto dalla Corte di Appello di Salerno, su proposta della Procura salernitana, nell’ambito del procedimento di prevenzione antimafia a carico di Lamberti, al quale è stato contestato l’illecito arricchimento avvenuto contestualmente al periodo di appartenenza alla “Nuova famiglia”. Il valore dei beni confiscati è di circa 5 milioni di euro: 5 unità immobiliari, 2 terreni e l’intero compendio aziendale di 6 società, operanti tra l’altro nel settore della vendita di prodotti petroliferi, nel cui attivo compaiono distributori di benzina e fabbricati. Nel 2009 a Lamberti era stata già inflitta la condanna definitiva dalla Cassazione a 5 anni e 6 mesi per associazione per delinquere di stampo mafioso. Nelle motivazioni della condanna, si legga, tra l’altro: «Imprenditore astuto e capace di rapportarsi alla pari con personaggi di notevole spessore criminale (Alfieri e Galasso), tanto che veniva ammesso a partecipare alle riunioni riservate che si tenevano presso la masseria di Carmine Alfieri