di Carmine LANDI
BATTIPAGLIA. La start up non s’ha da fare.
Pessime notizie dalla Btp Tecno. Mercoledì scorso, infatti, i rappresentanti sindacali dell’azienda fallita si sono recati a Roma, in una sede distaccata del Ministero dello Sviluppo Economico, per chiedere lumi circa l’idea della start up. Un’impresa che dovrebbe muoversi nell’ambito dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche): questa è l’idea degli ex Btp Tecno.
Eppure, i segnali ministeriali non devono esser stati particolarmente incoraggianti: sembra, infatti, che molti tra gli operai dell’azienda di via Bosco I abbiano già riposto nel cassetto l’idea, per la quale andrebbe allestita una società – con tanto di capitale sociale – e andrebbe elaborato un business-plan da sottoporre all’attenzione di una finanziaria governativa che dovrebbe poi supportare il tutto investendo pure delle quote partecipative. Si tratterebbe, però, d’un vero e proprio terno al lotto.
E l’atmosfera in casa Btp non è di certo delle migliori: continua, infatti, il braccio di ferro sindacale tra Sergio Galluzzo (Fim Cisl) e Fiorenzo Veneri e Paola Trimarchi (Fiom Cgil), con il primo che, ieri mattina, al cospetto dei curatori fallimentari del tribunale di Genova, Bruno Bassi e Andrea Borziani, ha accusato nuovamente i fiommini per il modo in cui vengono portate avanti le attività d’inventario. La guerra fredda dei sindacati, dunque, non è di certo l’humus migliore per far sì che germogli una nuova avventura lavorativa.
E il no alla start up potrebbe avere esiti deleteri: mercoledì prossimo, infatti, le Rsu incontreranno Giampietro Castano al MiSE, ed è molto probabile che in quell’occasione si cominci a parlare di licenziamento collettivo, giacché, a questo punto, per la cassa integrazione – che comunque non è stata ancora erogata – mancano le garanzie di tutela dei blocchi occupazionali che la Fornero impone alle aziende fallite per poter accedere alla Cigs. La Btp tecno viaggia verso la mobilità.