di Arturo Calabrese
Fanno discutere le parole del consigliere di Vallo della Lucania Antonio Bruno, già esponente del Partito Democratico provinciale. L’ira del politico locale si scaglia contro chi continua a parlare di Sistema Cilento. Queste parole, che una parte dei cilentani usa da tempo, hanno fatto indispettire Bruno che decide di affidare ai social la sua frustrazione.
Secondo il consigliere, anche la Commissione Antimafia avrebbe esagerato nell’istituire il comitato di inchiesta sulla vicenda giudiziaria, una decisione che è stata presa anche per lavorare sull’omicidio di Angelo Vassallo.
Per Bruno, evidentemente, anche questa è un’esagerazione. Ma entriamo nello specifico: «Sistema Cilento? È ora di smetterla di usare questa espressione – dice – sono ormai mesi che il Cilento viene rappresentato sui media e sui social come un’area afflitta da malapolitica, facendo indistintamente di tutta l’erba un fascio e, mi sia consentito, facendo un uso improprio di vicende giudiziarie che sono ben lontane da un giudizio definitivo di colpevolezza dei soggetti coinvolti. Inutile ma doveroso richiamare la presunzione di non colpevolezza. Non è attraverso questi metodi che un territorio può maturare una riflessione politica sull’agire dei suoi amministratori.
L’autonomia della politica esige valutazioni che prescindono dalle risultanze del lavoro della magistratura, anche perché tali valutazioni investono la società, il senso civico dei cittadini e lo stesso compito che, in non pochi casi, i cittadini, in maniera distorta, pensano di attribuire, con il voto, agli amministratori.
L’etica pubblica – argomenta – è qualcosa che prescinde dalle indagini perché appartiene alla cultura istituzionale e ad un sistema di valori in cui ognuno è libero di credere o meno. Da cittadino e amministratore cilentano non ci sto a continuare a stare in silenzio dinanzi ai tanti moralizzatori della vita pubblica che continuano ad utilizzare l’espressione “sistema Cilento” per rappresentare negativamente un intero territorio».
I moralizzatori, quindi, sono anche i componenti della Commissione tra cui il senatore Antonio Iannone di Fratelli d’Italia e il deputato Pino Bicchielli di Noi Moderati che hanno spinto per l’istituzione: «Si è arrivati addirittura ad istituire un comitato d’indagine all’interno della commissione parlamentare antimafia utilizzando questa espressione – continua – chi non ha nulla da temere dovrebbe essere indignato per questa cosa. L’unico sistema al quale appartengo è quello democratico di stampo occidentale».
L’invettiva del consigliere Bruno termina, poi, con una citazione colta: «un sistema all’interno del quale, per dirla alla Falcone “la cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera del khomeinismo”». Insomma, una difesa nei confronti del presidente della Provincia Franco Alfieri in carcere dal 3 ottobre per corruzione e turbata libertà degli incanti ed oggi ai domiciliari. L’uscita di Bruno, però, non è la sola. Già altre volte si è schierato con l’arrestato.
Correva l’anno 2018, per fare un esempio, e sempre sui social il prode lo difese: «Trovo davvero inaccettabile per l’uomo, prima che per il politico, il logoramento quotidiano che sta subendo Franco Alfieri. Ma vi rendete conto che stanno distruggendo una persona con la vergognosa storia delle fritture? – scriveva – ma davvero vogliamo mettere all’indice Alfieri e non chi ha pronunciato quelle parole e altre ben più gravi sulla sanità?».
Più gravi, invece, sono state le sue dichiarazioni in merito alla denuncia dell’attivista per i disabili Christian Durso che aveva acceso i riflettori su alcune criticità in quel di vallo della Lucania legate all’inaccessibilità della città cilentana.
«Venite voi ad amministrare – aveva detto – e risolvete i problemi». Insomma, il suo negare l’esistenza del Sistema Cilento e il suo definire il comitato di inchiesta sull’uccisione di un sindaco cilentano una iperbole non sorprendono affatto, soprattutto alla luce di altre uscite precedenti.