Anche se tra “luci ed ombre” l’economia del Mezzogiorno dà oggi “interessanti” segnali di vitalità, ha “potenziali di crescita enormi” che non possono più essere sprecati, avverte Confindustria. Il leader degli industriali, Vincenzo Boccia, cancella la “questione meridionale” se vista come qualcosa a sè stante; vuole invece inquadrare i ritardi del Mezzogiorno nella “questione industriale” di tutto il Paese: serve la stessa cura anche se “con più intensità ed una accelerazione”, va cancellato l’errore di aver messo in campo “strumenti e idee diversi per ogni regione”. Così il messaggio forte è anche al Governo ed all’Europa; preoccupa la frenata nella già debole fase di uscita dalla crisi: ora agire per la crescita, “c’è un rallentamento che deriva dalla questione internazionale. Questo significa – avverte Boccia – che non abbiamo più alibi per non affrontare la questione italiana e la questione europea in chiave di politica per la crescita”, per “una economia solida”. Il clima di tensione sulle banche non sembra invece preoccupare il presidente di Confindustria che invita a distinguere “andamenti di Borsa, quindi il percepito, l’ansia dei mercati e anche la speculazione” da quella “che invece è la situazione reale”; “non mi sembra ci sia una instabilità strutturale”, dice. Ad aggiornare alla prima metà del 2016 la ‘fotografia’ sull’economia del Sud è il ‘check up Mezzogiorno” curato da Confindustria e dal centro studi Srm (gruppo Intesa Sanpaolo): “Torna lentamente alla crescita” con “segnali positivi” anche se “ancora insufficienti a colmare i divari”. Ora è “cruciale” rilanciare gli investimenti ed “ancora una volta è decisivo il ruolo dei fondi strutturali”. Per l’economia meridionale “è come quando ci si sveglia dopo una notte di tempesta, ci sono ancora nuvole. Ma Pil, occupazione, export, numero imprese: tutto è in crescita. Gli investimenti sono ancora fermi ed è là che dobbiamo dare una spinta”, dice il presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali, di Confindustria, Stefan Pan (Non è del Sud ma altoatesino, fa notare Boccia: un “simbolo” del nuovo approccio di Confindustria, dopo la recente riforma interna e con la nuova presidenza, anche su temi come la coesione territoriale). L’imprenditore calabrese Natale Mazzuca, presidente del Comitato per le politiche di coesione territoriale, sottolinea la “forza reattiva del sistema delle imprese meridionali”, invoca investimenti per le infrastrutture (“In un Paese moderno l’alta velocità non può fermarsi a Salerno”), testimonia che c’è un “recupero di fiducia” su cui far leva come “fattore fondamentale per la crescita. Oggi la cassetta degli attrezzi c’è ma bisogna saperla usare. Le risorse ci sono”. Dei dati sul Sud colpisce il segnale che arriva dal numero delle imprese attive nel terzo trimestre 2016: sono circa diecimila in più, +0,6%, ed è significativo perchè è la prima volta dal 2008 che il saldo è in crescita ma anche perchè a trainare sono imprese giovanili e start up innovative. Bene l’export, meglio del resto d’Italia (trainato dall’automotive). Ed è “in costante incremento” il turismo: nel 2015 gli stranieri sono stati 500mila in più ed hanno speso mezzo miliardo in più. +13% per gli introiti di musei, monumenti e aree archeologiche. Più arrivi in porti e aeroporti. Occupazione e produttività si muovono al Sud in linea con le dinamiche nazionali ma pesa il divario: è “drammatica” la disoccupazione giovanile al 53,9%; mentre il gap di produttività di 30 punti tra Italia e Germania sale a quota 48: un handicap di competitività altissimo. Mentre anche al Sud rallenta bruscamente l’effetto incentivi per le assunzioni stabili.
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